Palworld, l’attesissimo “clone” di Pokémon con fucili, pistole e una buona dose di politicamente scorretto è finalmente disponibile per PC e Xbox. Il gioco è già trend topic su ogni social network e ha già raggiunto il traguardo delle 7 milioni di copie vendute nonché degli 1.8 milioni di giocatori connessi.
Un gioco in grado di attirare le attenzioni di tantissimi giocatori, ma anche di dividere opinione pubblica e critica. Abbiamo raccolto alcune impressioni a caldo dai redattori di Game-eXperience per scoprire cosa ne pensano di Palworld e dei suoi coloratissimi ma spietati protagonisti.
Carino sì, alternativa a Pokémon no (Matteo Marchetti)
Nei giorni immediatamente antecedenti e successivi alla release del chiacchieratissimo Palworld c’è stato un susseguirsi di notizie circa l’incazzatura dei fan più hardcore del franchise Pokémon generata dal presunto plagio spudorato compiuto da Pocket Pair nei confronti del design delle creature ideate da Game Freak.
Mi ritengo un fan di primissima data dei mostriciattoli tascabili di casa Nintendo piuttosto deluso, come facilmente deducibile anche dai giudizi attribuiti ai recenti Scarlatto e Violetto e relativi DLC, dal pessimo andazzo della serie da una decina d’anni a questa parte. Personalmente, ritengo di essere anch’io contrariato in qualche modo da Palworld, ma per motivi diametralmente opposti rispetto a quanto sostenuto dalla fanbase Pokémon.
Ebbene, avrei sperato che Palworld fosse un’ottima alternativa al sempreverde, almeno in termini di vendite, franchise con protagonisti Pikachu & co. Eppure, le similitudini con i JRPG sviluppati da Game Freak si limitano alla sola presenza dei Pal il cui design, tra l’altro, risulta essere più ispirato rispetto a quanto visto nelle ultime generazione dei cosiddetti cugini “autentici”.
Quando però punti l’intera campagna promozionale sulle similitudini con Pokémon è difficile esimersi dai paragoni. Coloro che cercavano in Palworld una valida alternativa ai mostriciattoli di Game Freak potrebbero rimanere delusi: il gioco di Pocket Pair è infatti un survival game con elementi crafting, forse penalizzato dal suo essere davvero troppo derivativo. Palworld assomiglia infatti maggiormente a titoli come Ark, Minecraft e ancora Fortnite, piuttosto che alla serie di giochi sviluppati da Game Freak.
Come da copione, alla stupidità dei fan meno obbiettivi dei Pokémon risponde anche la stupidità di coloro che hanno già incoronato Palworld come colui che manderà in pensione Game Freak, non tenendo conto né dei pochi punti in comune fra i due titoli, né tantomeno delle vendite che il franchise giapponese, ahinoi, continuerà a macinare nonostante Palworld.
Al netto di qualche difetto dovuto alla poca esperienza del team di Pocket Pair, ritengo comunque Palworld un titolo tutto sommato gradevole, in grado di intrattenere perlopiù in cooperativa, meno soddisfacente invece se affrontato in solitaria per via di un sistema di progressione tedioso soprattutto nelle prime fasi di gioco. Non c’è dubbio comunque che creare il proprio lager di Pal sia assolutamente esilarante. Per tutto il resto, invece, c’è Cassette Beasts.
Per me che odio i surival (Raffaele Fasano)
Chi mi conosce sa che ci sono generi che non riesco ad amare, e fra questi uno dei capostipiti è sicuramente il survival (ho buttato alle ortiche Ark dopo esattamente 5 minuti dalla prima run). Palworld tuttavia ha un pregio fondamentale: è diverso.
E’ diverso dai soliti survival “alla coreana” dove, per giocare, è richiesto rinunciare a una vita al di fuori della tua stanza\studio, servono tantissime ore e, oltre ciò, è richiesto grindare come se non ci fosse un domani. Questa nuova formula offre la possibilità di affrontare un genere simile senza dover sacrificare la vita agli altari del gaming, permettendo al giocatore di scoprire un mondo comunque colorato e accattivante, con una esplorazione piacevole e dove i punti d’interesse sono variegati e sempre interessanti.
Dopo molte ore di gioco posso assolutamente affermare che Palworld è un titolo che merita di sicuro una chance, sia per i motivi già citati, sia perché mostra come un gioco “coi mostriciattoli” possa ancora essere interessante stravolgendo un genere fin troppo stantio. Palworld ci insegna che un titolo per essere godibile non deve avere per forza una grafica fotorealistica ma un gameplay solido e divertente in grado di offrire sfide alla portata di tutti e di raccogliere attorno a sé una fanbase solida e fedele.
Inoltre, volete mettere il piacere di poter, finalmente, terminare un animaletto così da raccogliere risorse per poi sfruttarlo facendogli fare il lavoro al posto tuo nella base? Lo so, sono sadico, ma se penso a un certo gioco di origine nipponica non posso pensare a quanto sia ammantato di perbenismo e quanto necessiterebbe, oggi come ieri, di una svecchiata. Spero che Palword sia un’occasione per certi lidi di ripensare alle proprie idee in merito.
Monster Taming: un genere dimenticato (Luca Porro)
Abbiamo avuto bisogno di Palworld per svegliarci dal torpore in cui dormivamo. Un sonno durato anni, un sonno che ci ha obnubilato la mente. Eppure è strano dato che da decenni, The Pokémon Company è sulla vetta degli introiti come uno dei franchise più forti al mondo per vendite.
Una delle ragioni per cui Pokèmon ha vinto sul mercato è perché l’uomo ha un istinto quasi primordiale che lo attira verso la collezione di qualsiasi cosa. Ad alcuni piace collezionare macchine, ad altri armi, ad alcuni perfino insetti. Una delle ragioni per cui Pokèmon ha avuto successo è perchè nel 1996 rielaborò la formula del genere Monster Taming, unendola a dinamiche GDR semplificate e utilizzando un design accattivante delle creature da collezionare. Bingo.
Rielaborare, non inventare. Perchè i giochi Pokèmon non hanno inventato il genere, nato nel 1987 con la serie Megami Tensei. Ed è questo che ci siamo dimenticati: che è esistito un prima Pokèmon. Palword ha colpito lì, nel cuore nevralgico del pubblico, risvegliando il ricordo che il genere Monster Taming non è solo il sottogenere dei Pokèmon-like e che dunque si può fare di più.
Stimolante, intuitivo, stratificato e divertente. Palworld non è solo un contenitore di mostriciattoli dallo stile molto ispirato a quelli creati da Satoshi Tajiri. Palworld è un survival game a tutti gli effetti che porta il giocatore a spingere la fantasia all’inverosimile con pochissimi limiti. Il gameplay sandbox è un mix di già visto, ma innova nella sua applicazione. Crea dinamiche che il pubblico aveva messo a tacere per dei limiti strutturali (come utilizzare altre creature a proprio vantaggio) che il “gioco” per natura non deve avere.
Per chi vi scrive questo paragrafo, la vera forza di Palworld è quella di risvegliare il senso del gioco senza regole che tutti noi, nel bene o nel male abbiamo provato la prima volta che abbiamo acceso uno schermo e fatto partire un PC o una console.
Quando la mediocrità fa successo è perché il solito ha stufato (Kevin Ferrari)
Partiamo dal fatto che il titolo è volutamente accattivante perché non reputo Palworld un gioco mediocre, anzi, penso che il gioco di Pocket Pair brilli tra i suoi mille difetti. Non è un gioco perfetto e non è neanche un degno rivale di Pokémon, se non fosse per una cosa: il genere del Monster Taming è attualmente “monopolizzato” da Pokemon. Questo potere ha portato The Pokémon Company ad assestarsi in un modello di business funzionale per il TCG… al contrario dei videogiochi.
I titoli targati Pokemon soffrono di uno sviluppo vecchio, mai attuale e con vari elementi mai adeguatamente curati, soprattutto se si parla del comparto tecnico. Pokemon Scarlatto e Violetto sono l’esempio lampante di come Game Freak e The Pokémon Company stiano prendendo una direzione sbagliata all’interno del settore, portando sugli scaffali dei giochi qualitativamente insufficienti.
In tutta onestà, molte persone continuano a comprare Pokémon nonostante i vari difetti principalmente perché collezionare mostri è bello e divertente, soprattutto se Pokemon. Il loro irresistibile design (almeno nelle prime generazioni) è in grado di far innamorare grandi e piccini, fino a far diventare la serie un must have per tutti i possessori di console Nintendo.
Questi elementi, uniti al monopolio del genere, portano Pokémon a essere l’unico vincitore nelle vendite. Ma che succede quando arriva un contendente totalmente fuori dalle righe che propone i propri “Pokémon”? Beh, se si osservano le recenti notizie circa le vendite e i pareri dei giocatori medi di Palworld avrete la risposta. Questo evento dimostra come i videogiocatori vogliono altro dal genere. Vogliono altro da Pokemon.
Io non sono un grande fan del brand, ma ammetto che ha un suo grande fascino. Se il prossimo gioco fosse più maturo dal punto di vista narrativo e non una catastrofe tecnica come gli ultimi, sono sicuro che quel Pokémon potrebbe diventare uno dei miei giochi preferiti. Penso però che questo non accadrà in un futuro prossimo, ma solo nell’evenienza in cui il TGC crolli e il videogioco divenisse così l’ultima ancora di salvezza per il brand. Nel frattempo, divertiamoci con Palworld tutti assieme.