Quando Oxenfree è giunto nelle mani dei curiosi giocatori nel 2016 nessuno si aspettava un’esperienza così ammaliante, intrecciata ma semplice allo stesso tempo. Alex e i suoi amici hanno dovuto affrontare con tatto, timore e una certa trepidazione gli spettri della USS Kanaloa, sospesi in un vuoto al di fuori del tempo e dello spazio, alla ricerca di un vascello per riottenere la vita che gli è stata rubata. Complice la creazione di uno degli ARG (Alternate Reality Game, ovvero gioco che combina elementi digitali-virtuali con il mondo reale) più entusiasmanti mai visti, Oxenfree ha guadagnato molta popolarità nel corso degli anni, risultando tutt’oggi un must play da recuperare il prima possibile.
L’atteso sequel è finalmente arrivato, ma è degno della fama del capitolo originale? Scopritelo nella recensione di Oxenfree II: Lost Signals, disponibile anche su PS4 e PS5 oltre che su PC e Nintendo Switch.
Oltre Stranger Things
Lo chiariamo subito: se vi siete dimenticati le vicende del primo capitolo, o non lo avete giocato ma il sequel vi tenta, dovete recuperarlo per comprendere a pieno Oxenfree II: Lost Signals, che comunque sin dalle prime battute si contraddistingue dall’avventura d’esordio di Night School Studio. Dall’approccio quasi documentaristico incrociato ad elementi dominanti ispirati ad opere teen comedy e coming-of-age, Oxenfree ha intavolato una storia inconsueta, precedendo quello che poi è stato Stranger Things, uscito circa cinque mesi dopo in streaming.
Come la serie TV targata Netflix, l’opera prima del team californiano fa abbracciare il giocatore e il soprannaturale, che si manifesta tra trasmissioni radiofoniche, interferenze e portali tra linee temporali differenti. E una volta lanciati alla scoperta dell’impossibile è difficile uscirne, poiché il desiderio di trovare risposte diventa necessità, si trasforma in una ragnatela che intrappola e svela la via di fuga solo dopo ore trascorse a dimenarsi.
La stessa dinamica si manifesta in Oxenfree II: Lost Signals (peraltro sviluppato sotto Netflix) i cui connotati sono però visibilmente più maturi. Da un gruppo di adolescenti si passa agli occhi di due giovani adulti, la protagonista Riley Poverly e il collega Jacob Summers. Se in passato si è trattato di un simpatico viaggio in un’isola spettrale, in questo frangente si vive un’esperienza lavorativa apparentemente normale, in una notte che diventa infine l’occasione per riscoprirsi e ridefinirsi, determinando il futuro di sé e dei propri cari, affrontando un misterioso culto e nemici di vecchia data. Proprio come chi ha vissuto le vicende nei panni di Alex ormai sette anni fa, Oxenfree cresce nelle dinamiche, nella composizione e nei temi, raggiungendo uno stato più compiuto ed equilibrato, senza scadere in banalità.
Da teen comedy ad avventura più matura
Per quanto il criptico tema del rapporto tra vita e morte e della trascendenza di spazio e tempo possano apparire triti e ritriti tra opere più o meno scialbe, Oxenfree II: Lost Signals sviluppa gli avvenimenti di Camena – la città che si esplora nei panni di Riley, con il supporto di Jacob – con i tempi giusti e un’evidente serietà, lasciando al passato la leggerezza di una ragazzata poi trasformatasi in incubo. Il sequel si fonda su una narrazione più articolata dal punto di vista tecnico, ma fluida e tremendamente naturale. Se già il capitolo originale riprendeva elementi dalle opere Telltale, dalla struttura ramificata dove ogni dialogo ha un determinato impatto sulle persone che circondano il personaggio protagonista, il secondo diventa ancora più profondo.
Il dialogo si struttura tra momenti di confidenza e sfogo con compagni ed antagonisti dal vivo, segnali radio da intercettare e l’inedito walkie-talkie pensato per parlare a distanza con alcuni contatti di Camena, scoprendo i misteri del paese e del mare che lo circonda. Il cuore di Oxenfree II sta proprio qui, in un sistema che cresce nella complessità e diventa pienamente soddisfacente. Ogni parola, anche quella più insignificante, sembra avere un impatto nel rapporto tra i personaggi e fa esplorare una ramificazione diversa dell’accaduto. Ciascuna conversazione va oltre i momenti di caricamento tra un ambiente e l’altro e non fa perdere alcuna informazione al giocatore. Se quest’ultimo vuole prendersi del tempo per pensare alla risposta e ascoltare chi sta parlando in un determinato momento può farlo, e il confronto prenderà pieghe differenti sulla base del tempismo.
Oxenfree II: Lost Signals è un film da noi definito in ogni suo istante, anche sulla base della nostra curiosità. Visitare e interagire con determinati luoghi e oggetti ha le sue conseguenze. A volte si trovano oggetti essenziali per conoscere il passato di Camena e non solo; in altre occasioni si conoscono personaggi distanti con i quali chiacchierare per trovare risposte a molteplici quesiti.
L’eredità di Oxenfree
Il pericolo dei fantasmi racchiusi in una rete di frequenze radiofoniche si fa sentire in ogni istante, ma inizialmente travolge il giocatore molto meno rispetto ad Oxenfree. Lost Signals è un crescendo apparentemente interminabile, dove nemmeno i pochi ed elementari enigmi riescono a frenare l’eccitazione e curiosità per i minuti seguenti. Funzionali alla narrazione, i rompicapi da risolvere che scindono dalla dimensione radiofonica sembrano in alcuni casi piazzati in luoghi strategici senza un vero senso. Non spezzano il ritmo in quanto facili e veloci da risolvere, ma introducono elementi aggiuntivi non strettamente necessari, per colmare un vuoto riempibile con altre già esistenti.
Oxenfree II: Lost Signals non eredita la lunghezza dal predecessore. Al contrario, raddoppia il tempo necessario per vivere l’avventura con la giusta velocità, senza risultare stancante. Per vivere tutti i finali e percorsi possibili servono molte ore di gioco, incrementando la rigiocabilità quasi a dismisura. Grazie all’eccellente doppiaggio in inglese (non preoccupatevi, ci sono i sottotitoli in italiano e altre 29 lingue) e al comparto grafico che contraddistingue il cavallo di battaglia di Night School Studio, però, anche la ri-esplorazione di Camena alla ricerca di risposte non si traduce in noia, ripetitività e carenza di fascino.
La sicurezza con cui il team si è approcciato al sequel forte dell’esperienza raccolta nel 2016 è ben visibile e lodevole. Le sfumature della storia, la cura delle conversazioni, la malinconia dei personaggi e la definizione degli ambienti. Da questi punti di partenza, già ottimi in Oxenfree, il sequel riparte e raggiunge un nuovo standard dove gli unici problemi riguardano alcune animazioni e interazioni discutibili tra input e movimenti dei personaggi, che potrebbero compromettere l’immersione per alcuni giocatori.
La costanza di Oxenfree
Al netto di questi minimi difetti, Oxenfree II: Lost Signals è la manifestazione di una costanza esemplare da parte di Night School Studio, che non ha perso il focus nonostante l’acquisizione da parte di Netflix dietro le quinte. Ciò che ha reso il suo debutto indimenticabile viene riproposto egregiamente alla community di appassionati e a coloro che incontreranno per la prima volta gli anomali spettri di un’isola remota, senza crollare in un pericoloso “già visto” che a lungo andare sfinisce.
Una formula evoluta, essenziale, con personaggi nei quali ci si può ritrovare e dialoghi familiari. Non serve altro ad Oxenfree per riconfermarsi un successo e distinguersi sul mercato, anche grazie al nuovo ARG legato alla storia del secondo capitolo. Non si tratta di un videogioco e basta, bensì di un evento tanto virtuale quanto reale, capace di appassionare come pochi altri progetti. E speriamo che rimanga tale anche con eventuali sequel ulteriori.
La recensione in breve
Oxenfree II: Lost Signals non delude: come il primo capitolo, rapisce il giocatore e lo lascia in balia delle onde che circondavano Edwards Island e, oggi, circondano Camena, tra fantasmi del passato e nuove vittime del paranormale. La formula vincente non cambia e non invecchia. Anzi, la fluidità dei dialoghi aumenta e dà spazio a interazioni ancora più naturali e coinvolgenti. Ancora una volta Night School Studio realizza un’esperienza appassionante, ricca e che invoglia a raggiungere i titoli di coda in una singola sessione. Chi ha adorato Oxenfree (da recuperare per comprendere a pieno il sequel diretto) si sentirà di nuovo a casa con Oxenfree II: Lost Signals, il cui vibe alla Stranger Things è innegabile, ma decisamente apprezzabile.
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Voto Game-Experience