Forse non ve ne siete accorti, ma è il 35° anniversario della nascita di una delle più importanti serie videoludiche della storia, se non direttamente la più importante in assoluto. Sto parlando ovviamente di Super Mario, icona del videogioco per eccellenza e talmente famoso da essere conosciuto da generazioni distanti tra loro e da profani dei videogames. Un’occasione del genere non capita tutti i giorni e la grande N, ben conscia del potere del brand Super Mario, ha lanciato nell’etere un Nintendo Direct dedicato a questo evento con alcune novità da mostrare al pubblico sempre più affamato dopo un 2020 certamente non esaltante. E sì, chiaramente parleremo di Super Mario 3D All-Stars.
Con Mario, si sa, non si sbaglia mai quando si parla di platea “nintendara”. Eppure è successo qualcosa, un evento particolarmente spiacevole che ha fatto da contrasto con un altro evento decisamente positivo e per certi versi persino esaltante. Un Nintendo Direct “agrodolce” se vogliamo, che ben si presta ad una discussione il più possibile neutra e da criticare in senso costruttivo. Andiamo con ordine: il 35° anniversario della serie Super Mario si presta ad un ritorno al passato, magari condito con qualche innovazione più saporita. Si parla di riedizioni di Super Mario 3D World e va bene: alla fine su Wii U quanto aveva venduto? Ormai abbiamo capito che quasi tutto ciò che di lontanamente bello c’era su Wii U ce lo ritroveremo su Switch. Poi arriva la console Game & Watch con dentro i primi due giochi della serie (intendo i primi due VERI giochi della serie, non Doki Doki Panic travestito da Mario) e va bene: le mini-console-whatever hanno portato parecchi soldi in tasca alla grande N. Poi arriva il momento dello scontro tra due mondi. Quello innovatore, sperimentale, squisitamente creativo di Nintendo e quello incomprensibile, fastidioso, quasi inaspettato.
Parlo dell’operazione Super Mario 3D All-Stars e della “release digitale esclusiva temporanea”. Sinceramente, durante la diretta, non sapevo nemmeno io come commentare quello che stavo vedendo, soprattutto a causa dei commenti entusiastici che iniziavano a piovere in rete. Davvero vi piace questa roba? Davvero siete felici per Nintendo che riesuma tre dei suoi migliori giochi senza un minimo sforzo in termini di aggiornamento (Super Mario 64 è praticamente una ROM ficcata dentro senza quasi lavoro dietro) e poi li vende a prezzo pieno in tempo limitato con il chiaro intento di creare scarsità e far combattere i nintendari tra loro? Mi chiedevo che senso avesse quello che stavo guardando. Ed ai vari fresconi che commentavano “Super Mario All Stars ai tempi era la stessa cosa più o meno ma non vi lamentavate” rispondo: vi sbagliate di grosso. Si trattava (e si tratta) di un’operazione completamente diversa sia in termini di sforzo da parte del developer sia in termini puramente commerciali. Ai tempi non c’era internet, i supporti erano analogici, la replicabilità di qualcosa era molto difficile e soprattutto il lavoro di restyle è stato enorme su tutti i titoli inclusi del pack. Qui si parla di tre giochi presi, riadattati alla buona per entrare e funzionare su Switch con il minor sforzo possibile e venduti con una policy quantomeno discutibile.
Poi, all’improvviso, arriva la carezza dopo la bastonata in faccia: Mario Kart Live: Home Circuit viene mostrato al pubblico per la prima volta e dall’arrabbiatura mista a delusione passo alla felicità ed esaltazione. Un’idea incredibilmente divertente, innovativa e classica al tempo stesso, qualcosa che ribalta il tavolo e apre la strada a nuove esperienze. Una cosa da “Nintendo Difference” come alcuni direbbero. Mescolare le tradizionali automobili radiocomandate con Realtà Aumentata e connessione su Switch per creare tracciati sempre nuovi in base alla disposizione di specifici checkpoints. Geniale, semplicemente geniale. Ed oltretutto mostra un utilizzo allo stesso tempo innovativo e tradizionale di uno dei più fortunati spin-off della storia videoludica.
Come possono coesistere queste due facce? Come possono coesistere Super Mario 3D All-Stars in versione digitale esclusiva temporanea e Mario Kart Live: Home Circuit? Molti potrebbero semplicemente dire “Nintendo è un’azienda e come tutte le aziende deve guadagnare nei modi che ritiene opportuni”. Altri potrebbero dire “Nintendo è venduta, mette sul tavolo queste operazioni che servono solo a sfruttare un brand con il minimo sforzo”. Altri ancora potrebbero dire “A me non importa, io amo Nintendo ed amo vedere che non lascia indietro alcuni giochi storici ma li ripropone”. E la cosa divertente è che, a conti fatti, queste tre ipotetiche persone avrebbero tutte in parte ragione. Il problema è, come spesso accade, l’idealizzazione di qualcosa o qualcuno. Quando leggo “mamma Nintendo” o “mamma-qualunque altra azienda del settore” ho un rigurgito acido: non sono mamme di nessuno, sono aziende che devono tirare a campare e non è assolutamente facile oggigiorno.
Nintendo ispira simpatia per la sua storia, per il fatto che è l’unica azienda che de facto vive di videogiochi a differenza degli altri principali competitor (Sony e Microsoft). Nintendo è innovazione, è coraggio e qualità. Ma Nintendo è anche business, cause legali (giustissime) contro chi spera di guadagnare fama con l’ennesimo fan-game che sputa sul copyright, azienda. Mi sento personalmente indignato da operazioni alla Super Mario 3D All-Stars, ed al tempo stesso mi sento felice nel sapere che presto potrò usare il mio salotto come pista in Mario Kar Live: Home Circuit. Forse è semplicemente ora che iniziamo tutti a capire che a volte, più spesso di quanto crediamo, alcune cose vanno fatte e basta. A prescindere da quello che riteniamo essere giusto a livello personale.