La storia dell’action game in terza persona e quella di Ninja Gaiden, ai tempi della prima Xbox, sono andate a braccetto che era una meraviglia. Non solo perché Ryu Hayabusa era un figo stratosferico capace di fare cose allucinanti con la propria katana: gran parte del merito del franchise creato da quel folle di Tomonobu Itagaki risiedeva in quel suo gameplay pazzesco, che mescolava uno stylish-action in salsa ninjutsu ad un coefficiente di difficoltà che, signora mia, di cose del genere non se ne vedevano da un pezzo. Certo, direte voi, oggi ci sono Miyazaki e una sfilza infinita di Souls e soulslike: ma se già le origini di Ninja Gaiden su NES rappresentano il male cosmico (nonché probabilmente il gioco più difficile di sempre) per nutrite frange di retrogamer, le versioni Black – e poi Sigma – apparse nel 2004 difficilmente temevano rivali. La conta degli improperi, dei pad scagliati contro il muro (nonostante, prima del wireless/BT, fosse tutto più difficile) e dei trapassi del povero Ryu divergono a cifre folli già nei primi scenari, quando il concetto di “prendere confidenza con le meccaniche” si traduce impietosamente in “prendere calci nelle gengive per mezz’ora”. Poi si arriva al primo boss, si prende il resto delle mazzate e via, che la strada del ninja è lunga e in salita. A distanza di eoni da questi terribili ricordi, Ninja Gaiden torna sul palcoscenico con la Ninja Gaiden Master Collection, raccolta rimasterizzata delle versioni Sigma dei primi due capitoli – gli amanti della Black, ahimè, si dovranno attaccare alla katana – e del terzo, da sempre discusso, Razor’s Edge. Una raccolta che strizza l’occhio ai vecchietti dell’action più spietato, che sfruttando un nome altisonante nel panorama gaming cerca di farsi strada tra i più giovani – sai mai che esca un nuovo capitolo – e che, tra un alto e un basso, riesce pure ragionevolmente nel proprio intento.
My name is Hayabusa, Ryu Hayabusa
L’aspetto meno convincente, oggi come allora, dell’intera saga “moderna” di Ninja Gaiden è la storia. Che fossero altri tempi è un dato di fatto, ma se da un lato Itagaki s’è fatto un gran mazzo per creare un action complesso e profondo una volta stretto il pad tra le mani, sul versante narrativo ci siamo invece fermati al gradino sotto al “minimo sindacale”. Volendo generalizzare il trittico di storie dell’intera collection, ve la possiamo riassumere in questo modo: “Hey, sta esplodendo un casino pazzesco in cui dei cattivissimi, con un esercito di Ninja e robot, vogliono distruggere il mondo. Vai Ryu, salvaci tu!”. Non vorremmo autocelebrare le nostre doti di sintesi, ma noterete da subito come l’intera narrativa dei tre capitoli di Ninja Gaiden Master Collection sia un qualcosa di pretestuoso atta a giustificare – superficialmente – gli spostamenti di Ryu nelle varie aree e ok, dare al giocatore un obiettivo. Poi ok, lo ribadiamo, erano i primi duemila, si puntava molto più sulla spettacolarizzazione che sulla sostanza narrativa: quindi entrate in scena che Batman levate, coreografie velocissime e serrate per mollare due colpi di katana (ok, bello, ma anche meno) e compagne di avventura con curve illegali e vestitini francobolleschi su cui è inutile anche solo fare battute. Diciamo che, in soldoni, su questo versante Ninja Gaiden tutto è tranne che un campione invecchiato bene: lo si accetta per “quello che è stato” più che per quello che è oggi, con un evidente anacronismo nell’ordito narrativo che, una volta contestualizzato, riuscirà a strapparvi qualche sorriso senza mai farvi sentire davvero l’erede del celebre ninja urbano.
Veniamo alla ciccia del pacchetto. Tre titoli, dicevamo: Ninja Gaiden 1 e 2, versioni Sigma, e Razor’s Edge in questa Ninja Gaiden Master Collection, ciascuno completo di tutti (o quasi) i DLC usciti, modalità aggiuntive, difficoltà sbloccate e costumi alternativi – sia per Ryu sia, ovviamente, per le vestitissime amiche. Per chiunque conosca la storia del franchise, le versioni dei titoli rimasterizzate in questa sede sono quelle cronologicamente uscite per ultime: questo giustifica ampiamente Razor’s Edge, che originariamente si chiamava Ninja Gaiden 3 e, privo del celebre designer, faceva così pena da costringere il team a “rifarne” una nuova edizione con nome più figo – che, per dovere di cronaca, rimane l’episodio peggiore del trittico. Giustificato il secondo capitolo, che nella variante Sigma subì un paio di migliore e di bilanciamenti volti a renderlo più giocabile (ma non più facile); un pizzico di amaro in bocca invece per il primo capitolo, che nell’edizione Black (la prima, per intendersi) raggiunse forse il picco di perfezione in termini di action game in terza persona. Non che Ninja Gaiden Sigma faccia schifo eh – anzi, rimane effettivamente il più bello del pacchetto: ma trattandosi di un’operazione rivolta per lo più ai fan storici del franchise, una critica del genere tra le pareti degli sviluppatori era molto più che prevedibile. Ah sì, la versione deluxe della collection offre pure un artbook digitale e la colonna sonora (che è comunque notevole) dell’intera trilogia. Buttale via…
Ne ferisce più la lingua che la katana…
Il nodo gordiano di questa Ninja Gaiden Master Collection si compone dunque di due aspetti principali: quanto l’ammodernamento grafico sia al passo coi tempi, specie con una PS5 o una Series X che ci fissano perplesse in salotto, e quanto il gameplay – sempre sia lodato – di questo franchise, che ormai ha un paio di generazioni sul groppone, riesca ad essere ancora un pochino “fresh” o appagante per il giocatore medio. Partiamo proprio da quest’ultimo aspetto, quello forse più complesso da enucleare – ovviamente per motivi affettivi, visto che chi vi scrive ha probabilmente la stessa età di Hayabusa e ha messo la cartucciona originale del NES in bella mostra in salotto. Per quanto Razor’s Edge sia difficile da digerire in certi (o parecchi) passaggi rispetto alla magnificenza del capostipite “moderno”, ridurre il gameplay di qualsivoglia Ninja Gaiden 3D a del semplice button mashing beh, è l’errore più “da pivello” che potrete mai fare – un po’ come pensare che il primo Ninja Gaiden su NES sia un platformino divertente con un simpatico ninja per protagonista. Un po’ come accade per molti esponenti moderni dello stylish action, anche nei panni di Ryu Hayabusa sarà necessario sapere cosa si sta facendo: il numero di combo a nostra disposizione sale vertiginosamente – e contando che avrete più armi a disposizione, oltre che la possibilità di potenziare alcune skill, lo spazio delle possibilità diverge che è una meraviglia. Ma senza tirare in ballo la statistica, la prima cosa che dovrete imparare meglio del vostro nome è il dualismo parata contrattacco: dominate questa tecnica, e non senza moltissime bestemmie arriverete lontano. Datela per scontata, e non avrete mezza speranza manco contro il primo boss. Il gameplay dell’intero trittico, in sostanza, si basa su questo: il capostipite, che non ha ancora vent’anni ma poco ci manca, pur essendo quello più profondo e appagante mostra chiaramente i segni del tempo – e sì, giocato oggi profuma un po’ come quei libri ingialliti che si trovano in biblioteca: affascinante e magnetico, ma se sei allergico alla polvere sei un po’ fottuto. Il terzo episodio, per assurdo, è quello che gira meglio: non vi ripeterò che tra NG 1 e NG 3 ci sta un abisso per un miliardo di motivi validi, ma nell’ottica del “rigiochiamoli tutti” Razor’s Edge si lascia giocare bene. Poi oh, se vi aspettate Devil May Cry 5 in salsa ninja forse avete un problema di aspettative…
Sul versante tecnologico, non l’avremmo mai detto, per Ninja Gaiden Master Collection la situazione è superiore alle aspettative. Non che ci aspettassimo pixel grossi come meloni nella versione PS4 (giocata, ovviamente, in compatibilità su PS5), per carità: ma i 60 frame a cui scorrono i tre episodi, la pulizia visiva complessiva e l’innalzamento della risoluzione generale giovano non poco al look and feel di questa collection. Poi ovvio, potremmo tirar notte elencando una serie di difetti legati per lo più al materiale originale: modellazione approssimativa dei nemici secondari, elevato riutilizzo degli asset, animazioni ottime per Ryu ma decisamente più basilari (oltre che stra-ripetute) per gli altri… difetti “intrinseci” che ok, ci aspettavamo sin dall’inizio – del resto stiamo parlando di una remastered, mica di tre remake fatti di sana pianta – ma che, una volta entrati in Hayabusa-mode e compreso il perimetro di questa raccolta, tutto sommato rompono le scatole davvero il minimo. Che poi lo sapete, se volete essere dei veri ninja mica potete fermarvi all’apparenza…
Versioni disponibili: PS4, Xbox One, Nintendo Switch, Steam
Versione testata: PS4 in retrocompatibilità su PS5
La recensione in breve
Ninja Gaiden Master Collection è una di quelle raccolte che mirano più al cuore che al cervello dei giocatori – nonostante, una volta indossati i panni di Ryu, sarà proprio quest’ultimo a subirne le conseguenze peggiori. Un trittico di titoli ragionevolmente di culto per gli amanti dell’action old school, inesorabilmente invecchiati (e non sempre benissimo) ma non per questo incapaci di offrire un livello di sfida altissimo, a tratti sadico e punitivo come pochi altri. Pensate a questa collection come ad una musica che esce da un vecchio grammofono: sporca e un po’ gracchiante, ma non per questo priva di fascino o di quell’appeal che, inesorabilmente, vi fa avvicinare spinti dalla curiosità. Forte, vero? Ecco, se non siamo riusciti a mettervi un po’ di curiosità per questa Master Collection nemmeno dopo aver paragonato Ryu Hayabusa ad un grammofono rimasterizzato in HD, beh, sappiate che la strada del Ninja non fa per voi…
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Voto Game-Experience