Altro anno, altra stagione per tutti i videogiochi sportivi di punta. Dagli EA SPORTS FC al Tour de France 2025, ogni disciplina di rilievo a livello globale gode di una versione più o meno rinnovata – se non altro, sicuramente lo è nel database di sportivi. Ciò vale anche per NBA 2K26, edizione più recente del simulatore di basket che, su base annuale, non smette di avere un corposo numero di giocatori ben volenterosi di palleggiare e immergersi nella dimensione pop della pallacanestro.
In questa occasione, sulla carta le novità sembrano essere parecchie e anche molto interessanti, dall’ampliamento dei roster e delle modalità di gioco grazie alla WNBA, al miglioramento del gameplay grazie alla tecnologia ProPLAY. Sono abbastanza per togliere quell’effetto “more of the same” che gran parte dei giocatori riconosce? Scopritelo nella recensione di NBA 2K26.
Le novità chiave di NBA 2K26 in breve
Come già anticipato, la novità maggiormente di rilievo è il potenziamento del gameplay con ProPLAY. Si tratta di un sistema che sfrutta modelli di machine-learning di ultima generazione per assicurare un feeling autentico e dinamico durante ogni partita, il tutto traducendo in-game i filmati di archivio della NBA. Ciò non solo velocizza questo passaggio, ma lo migliora nettamente riducendo gli errori umani nell’esecuzione della stessa mansione.
Una dimensione importante la ottiene la WNBA, sia nella modalità singleplayer The W sullo stile della carriera classica; sia nel multiplayer nel MyTeam, dove quest’anno è possibile creare roster molto più diversificati e competitivi, includendovi anche stelle come Angel Reese e Caitlin Clark.
Cambia poi la Città, lo spazio condiviso tra i giocatori in multiplayer durante la propria carriera. In NBA 2K26 arrivano le Crew per giocare a livelli differenti e sbloccare ricompense esclusive. Ci sono nuovi parchi stagionali e un layout rivisitato per l’intero ambiente, lasciando libero spazio a oggetti di customizzazione e scenari di gioco PvP e PvE dal 2v2 al 5v5.
Il gameplay di NBA 2K26: solido e immersivo
Venendo al gameplay, pur essendo solo il secondo anno in cui Visual Concepts si affida al ProPLAY i risultati sono evidenti. I movimenti sono più realistici, naturali, e riflettono al meglio la fisicità e le abilità dei giocatori. Sotto questo punto di vista, quindi, NBA 2K26 fa un passo nella direzione giusta, grazie anche alle migliorie applicate all’intelligenza artificiale. Ogni partita vede continui cambi di posizione e tattica da parte delle squadre, creando un flusso di gioco molto piacevole. Solo in alcune circostanze la palla si muove in modi anomali e pilotati, causando errori nei passaggi, nei tiri e nel palleggio.
Altra novità che rende il gameplay maggiormente intuitivo e accessibile è il tempismo del tiro, che torna a una formula vista tempo addietro. Basta premere l’apposito pulsante, o usare il Pro Stick, per mostrare un semplice aiuto visivo: se molli il tiro al momento giusto, ovvero quando il cursore raggiunge la parte verde dell’indicatore, è un canestro assicurato. Un cambiamento apprezzato, ma da aggiustare. Infatti, in molte occasioni l’indicatore cambia in base a come si evolve lo stato di copertura o il movimento del nostro alter ego sul campo, causando errori imprevisti ed effettivamente immeritati. I controlli, per il resto, hanno un livello di profondità accettabile tra comandi Pro Stick e gestione del tempismo del tiro. Non mancano tutorial basilari, intermedi e avanzati, ben pensati su NBA 2K26 e molto utili per chi è alle prime armi.
Il tutto avviene in arene più o meno piccole (soprattutto nella modalità La Mia Carriera) e dalle atmosfere simili, ma differenti e molto immersive. La presentazione di NBA 2K26 è molto potente e arricchisce non poco l’esperienza di gioco, avvicinandola sempre di più allo stile televisivo e realistico che la serie cerca di raggiungere anno dopo anno migliorando gli edifici, gli effetti del pubblico e il comparto grafico che, in breve, resta molto valido ma vittima di imperfezioni in espressioni facciali, alcune animazioni e glitch nelle cutscene.
Un singleplayer piacevole…
Le modalità per singolo giocatore di NBA 2K26 traggono il meglio da tutte le variazioni di quest’anno, seppur senza mostrare grandi cambiamenti. MyLeague e MyGM sono profonde al punto giusto e ampiamente personalizzabili. Non mancano poi le Ere per godersi qualche momento di nostalgia giocando nel passato, e il classico PlayNow per giocare al volo con gli amici o con le proprie squadre preferite, senza troppe pretese.
Più complessa è la modalità MyCareer, dove si crea il proprio personaggio con cui poi giocare nel multigiocatore. La storia scritta da 2K è banale e, in alcuni punti, cringe e irrispettosa. Fa il suo lavoro però nel valorizzare la progressione nella pallacanestro, raccontando rapidamente piccoli retroscena non solo dell’NBA ma anche del panorama europeo, dando a quest’ultimo un certo valore nella definizione delle ultime generazioni di campioni NBA, figli delle scuole differenti del Vecchio Continente. Serve però una maggiore onestà nella rappresentazione dello sport in toto, riducendone l’effetto mediatico-scenico cercando anche di ottenere le licenze dell’Eurolega in modo da aggiungere altre squadre e dare più sapore all’esperienza ludica.
Tra un po’ di alti e diversi bassi, NBA 2K26 resta tutto sommato interessante e bello da giocare, specie se ci si vuole immergere anche nella dimensione gestionale delle squadre. Peccato che, in fin dei conti, sia un more of the same con qualche ritocco e aggiunta – e meno male che quest’anno ci sono davvero.
…e un multiplayer corrotto
La vera nota dolente giunge nella sezione più toccata del titolo: il multigiocatore. La sua qualità dipende innanzitutto dai soldi spesi in NBA 2K26. Più costosa è l’edizione da voi scelta, più monete VC potete avere e, dunque, più rapidamente potete potenziare il vostro personaggio o acquistare pacchetti da sbustare in MyTeam, alla ricerca del team perfetto da comporre. Nel migliore dei casi, ovvero sganciando 150 euro, non riuscirete comunque a raggiungere le condizioni ideali per sfidare i giocatori più forti o le squadre più complete.
Ne emerge quindi una esperienza completamente sbilanciata. Per riuscire ad essere competitivi ci sono solo due strade: giocare per diversi mesi ininterrottamente al fine di arrivare alle valutazioni massime, o spendere cifre esorbitanti per riuscire a giocare decentemente. Già a pochi giorni dal lancio, il matchmaking vede team di player alle prime armi sfidarsi contro una composizione dalla valutazione massima. Si crea così un ambiente insalubre e sbilanciato.
A peggiorare il tutto sono fattori come problemi di disconnessione abbastanza frequenti – pur con rete 2.5Gb senza interruzioni alcun problema tecnico -, input lag – che sbilancia ulteriormente gli 1v1 con giocatori più forti – e una community abbastanza tossica. Per non parlare dei menù di gioco che trovano rivali solo nei giochi gacha free-to-play.
Negli anni ci si è abituati allo status del mercato con le microtransazioni e, alla fine della fiera, per quanto fastidiose possano essere non devono per forza svanire. Tuttavia, andrebbero introdotte misure ad hoc per bilanciare davvero l’esperienza tecnicamente e ludicamente. Altrimenti, questa serie targata 2K continuerà a perdere smalto.
La recensione in breve
NBA 2K26 è indubbiamente IL simulatore di basket. Esteticamente continua ad avere il suo impatto, i contenuti del pacchetto ludico aumentano e il gameplay è solido, specialmente nel singleplayer. La dimensione multiplayer, su cui il titolo si focalizza particolarmente, andrebbe invece rivista da cima a fondo sistemando il matchmaking, risolvendo problemi di disconnessione e input lag. Soprattutto, però, bilanciando l’esperienza come si deve e risolvendo il nodo sempre più spesso delle microtransazioni.
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Voto Game-eXperience