Naughty Dog è da sempre considerata una delle aziende più amate dell’intero settore videoludico e probabilmente, la più affermata di sempre in casa Sony.
Come spesso accade però, non tutto è oro quello che luccica.
A riportare alcuni aneddoti di casa ND quest’oggi è il giornalista americano Jason Schreirer, che in un lungo articolo pubblicato sul blog “Kotaku” ha rivelato diverse informazioni “sensibili” dell’azienda ad oggi ancora nascoste.
Jason ha di fatto criticato il così detto “crunch”, ovvero la pratica di comune utilizzo all’interno delle software house videoludiche che spinge i propri dipendenti a turni di lavoro massacranti fino a 12 ore per rispettare le date prestabilite. Questa pratica a detta di Schreirer è molto utilizzata in Naughty Dog.
Il giornalista si è poi soffermato sul quarto capitolo di Uncharted, uno dei franchise più redditizi di ND. Jason ha rivelato a riguardo come il 70% dei designer di Uncharted 4 abbia lasciato Naughty Dog al termine dello sviluppo. Tutto questo potrebbe essere legato alle condizioni “difficili” e stressanti cui i dipendenti ND sono sottoposti ogni giorno.
Anche per lo sviluppo di The Last of Us Part II la situazione non è stata differente. Il giornalista ha infatti ammesso come paradossalmente un possibile nuovo rinvio del titolo costringerebbe gli sviluppatori del gioco a nuovi turni di crunch, invece di permettergli con più calma la naturale conclusione dello sviluppo. In questa news del nostro Alberto Rossi potete trovare maggiori informazioni a riguardo.
Non solo Jason Schreirer, anche un ex animatore di Naughty Dog lamenta le condizioni di lavoro all’interno dell’azienda.
Jonathan Cooper – ex animatore di ND – in questi giorni ha infatti contribuito ad alimentare le polemiche che vedono il colosso americano al centro di un vero e proprio dibattito.
Cooper ha difatti confermato quanto detto da Jason Schreirer, definendo quasi “uno sfruttamento” le condizioni di lavoro all’interno di ND.
Queste le parole pesantissime condivise sul web dal’ex animatore di Naughty Dog:
“Quando alla fine dell’anno scorso ho lasciato Naughty Dog, i dirigenti mi hanno minacciato di trattenermi l’ultimo stipendio fino a quando non avrei firmato alcune pratiche che mi vietassero di divulgare pubblicamente le condizioni di lavoro aziendali. Alla fine però hanno ceduto. Quando gli ho fatto notare che tutto questo era decisamente illegale, l’azienda mi ha liquidato.”
E ancora:
“Per una demo mostrata lo scorso settembre, gli sviluppatori del lato gameplay si sono “fatti a pezzi” più di quanto abbia mai visto. Ci sono volute settimane in seguito per il loro completo recupero. Un mio carissimo amico è stato addirittura ricoverato per il troppo lavoro. Mancava ancora un anno e mezzo alla conclusione del progetto, come lui in seguito ci sono stati altri casi simili.”
Infine:
“Il motivo per cui ho lasciato Naughty Dog è perchè io voglio lavorare soltanto con il meglio. Naughty Dog al momento non lo è di certo. La loro reputazione a Los Angeles è così grave e compromessa che ad oggi faticano davvero nel trovare animatori con esperienza. Per questo hanno optato per gli animatori dei film”.
Insomma, Jonathan Cooper non le manda di certo a dire a ND, sparando a zero sulle pratiche interne aziendali e portando nuovamente alla luce un problema concreto del settore che sembra non voler mai essere preso seriamente dalle aziende. Come Naughty Dog infatti, molte altre Software house del settore si trovano nelle stesse condizioni di lavoro. Rockstar Games – tra le altre – si trova spesso sotto i riflettori per le condizioni di lavoro dei propri dipendenti.
Cosa ne pensate di tutto questo? Ritenete che bisogna cambiare qualcosa all’interno del settore videoludico? Fatecelo sapere nei commenti!
Vi ricordiamo infine che The Last of Us Part II è atteso sul mercato per il prossimo 29 maggio 2020, in esclusiva PlayStation 4.
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