Ad un primo sguardo è impossibile rimanere indifferenti a Narita Boy. Il gioco sviluppato dal team Studio Koba e distribuito da Team 17 è vero e proprio omaggio agli anni 80, dai quali attinge a piene mani prendendo ispirazione per ogni singolo elemento. L’avventura si svolge all’interno di un monitor a tubo catodico in un mondo virtuale fantascientifico e il protagonista è normale ragazzo che diventa improvvisamente un samurai con tantissime abilità caricabili, ovviamente, dal sempre amato floppy. Questa è solo una piccola parte, perché le citazioni e i riferimenti ai capisaldi di quel decennio sono presenti nei più piccoli dettagli e in ogni istante nel gioco. Per saperne di più, qui di seguito la nostra recensione.
TRON
Accostare Narita Boy a Tron è inevitabile: lo stile ( con alcuni elementi di Ready Player One), i personaggi, le ambientazione e trasversalmente anche la trama. Il protagonista del gioco è un ragazzo qualunque che viene improvvisamente risucchiato dal suo computer, diventando così il Narita Boy, l’eroe che ha il compito di riportare l’equilibrio nel Digital Kingdom e della Trichroma, stravolto da LUI, misterioso villain. Tutto, infatti, si regge su tre raggi di luce colorata, forze che agiscono sulla vita degli essere umani e che corrispondono a tre differenti popolazioni da salvare da una terribile entità chiamata nel gioco Him e sul terribile esercito Stallon. Le premesse sono in puro stile vintage, il linea con il gioco e si basano sostanzialmente del classico eroe che entra in un mondo incantato e deve sconfiggere il cattivo di turno, ma la vera parte interessante delle trama è sicuramente il legame che si crea man mano nel gioco, tra il nostro inconsapevole eroe e il Creatore del mondo. Il Digital Kingdom non è altro che una simulazione creata da un leggendario programmatore la cui storia ci viene raccontata attraverso 12 flashback che corrispondono ai livelli e i capitoli di Narita Boy. L’obiettivo, quindi, del gioco è farsi strada tra i ricordi e le motivazioni che hanno spinto il creatore a dare vita al Digital World, per arrivare al villan finale.
AL BOSS FINALE
Narita Boy strutturalmente è lineare, con piacevoli intermezzi esplorativi e che mescola, platform e action bidimensionali e combattimento in tempo reale e sviluppo del personaggio tipici del genere metroidvania. Il gameplay si alterna, in maniera piuttosto fluida, tra combattimenti in tempo reale e le sezioni platform. Avremo inizialmente solo il salto e e pochi attacchi base, ma ben presto nel gioco si aggiungeranno un breve colpo a distanza, e un paio di attacchi che consumano una risorsa che si ricarica a tempo, Il primo, un colpo di mazza, che risultare essere nel corso del gioco scomodo da usare; il secondo, invece, è un laser capace di infliggere ingenti danni, sarà fondamentale per cavarsela quando saremo invasi da orde di nemici. In Narita Boy, quello che abbiamo appena descritto rappresenta solo una piccola parte del gameplay e delle meccaniche del gioco, uno degli elementi positivi del titolo è sicuramente il completo sviluppo del personaggio che che termina solo all’arrivo del boss finale e una collezione di poteri e armi perfettamente in linea con un sistema di combattimento vario. La punta di diamante è ovviamente la Techno-Sword, la spada della Trichroma che ci da accesso a tutti i poteri un bel po’ di mosse, comprese tre evocazioni legate ai tre colori che rappresentano le tre forze in equilibrio del Digital World.
L’asticella della difficoltà non si alza mai, non arriva ai livelli che ci si aspetterebbe dal genere e dalla tipologia del gioco, ma sarà un errore sottovalutarne l’aspetto punitivo: arriveranno all’improvviso momenti in cui dovremo essere preparati e mettere in campo tutto il nostro armamentario. Dovremo conoscere bene il nostro equipaggiamento e imparare ad adattarci velocemente ai differenti nemici che ci si presenteranno davanti. I Stallon non saranno tutti uguali, alcuni saranno immuni agli attacchi normali, o saranno corazzati e dovremo trovare un punto debole. Ci troveremo di fronte, insomma, a una buona varietà di nemici. Una buona varietà si, ma non aspettiamoci elementi RPG particolarmente profondi e approfonditi, potremo scegliere un diverso approccio di combattimento e modificare di conseguenza i poteri più adatti. Va detto, però, a onor del vero che una volta capito e imparato le sequenze dei nemici il livello di facilità aumenta esponenzialmente, e in più Narita Boy non vuole essere un titolo punitivo. Morire nel gioco non è difficile, ma quando arriveremo un combattimento con poca salute, questa si rigenera quando viene caricato un salvataggio e di salvataggi -ovviamente automatici- ce ne sono tanti, troppi. Per il tipo di sviluppo del personaggio e la grande quantità di armi e abilità disponibili, ci saremo aspettati sequenze di gioco più impegnative specialmente nelle fasi finali del gioco.
TRIPUDIO DEGLI ANNI 80
L’elemento che salta subito agli occhi di Narita Boy è ovviamente l’aspetto artistico e grafico. Il gioco è un vero e proprio tripudio degli anni 80 con dettagli e e citazioni presenti in tutto il gioco, quasi in modo maniacale. Il gioco in pixel-art è caratterizzato da una grande quantità di personaggi e ambientazione tutti realizzati a mano, ma un plauso speciale agli artisti che si sono occupati delle animazioni del gioco, davvero splendide. La colonna sonora è bellissima e si adatta perfettamente da ogni scenario e ad ogni momento di gioco. Studio Koba ha confezionato un prodotto molto curato sotto il profilo stilistico, che pur non essendo particolarmente originale in termini di meccaniche.
La recensione in breve
Narita Boy è un vero tripudio degli anni 80. A livello artistico è splendido, a livello di gameplay è interessante pur non aggiungendo nulla di nuovo e innovativo. Studio Koba ha confezionato un prodotto molto curato dalla durata di 12 ore che scorreranno piacevolmente e forse troppo velocemente.
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Voto Game-Experience