A chi non piace la “famiglia”? Probabilmente solo con questa domanda sarebbe possibile scatenare una diatriba molto ampia sull’argomento. Esistono famiglie ottime, normali e pessime ovviamente. Ma c’è una famiglia allargata, un nucleo assai più ampio che ci accomuna tutti ed è quella che normalmente chiamiamo “umanità”; famiglia che molto spesso dimentichiamo. Il piccolo team indipendente (è composto da due persone) Pirita Studio sembra voler mettere al centro un feeling di questo tipo nel titolo d’esordio Mutropolis, avventura grafica punta-e-clicca nel senso più classico del termine che oggi andiamo ad esaminare. Molto arriva dai giochi firmati LucasArts, alcune idee originali completano il quadro ed uno stile grafico assai particolare tenta di far emergere il titolo dalla massa dei giochi indie prodotti e rilasciati ormai a cadenza quasi giornaliera. Basterà?
RITORNO SULLA TERRA
Tempismo quasi perfetto, va detto, per parlare di questo gioco. E’ notizia recente infatti l’atterraggio della sonda Perseverance su Marte, nuova missione di ricerca che ci permetterà di scoprire segreti sul passato del Pianeta Rosso. Immaginate la stessa cosa, lo stesso “concept” ma associato ad una spedizione di ricerca composta da umani senzienti. Unica differenza sostanziale: l’obiettivo della missione è la Terra, poiché Marte é de facto la nuova casa della razza umana. Nel futuro infatti, almeno secondo gli autori di Mutropolis, la nostra civiltà vivrà su Marte e la Terra sarà un luogo abbandonato senza più traccia di vita o attività umana. Spinti dalla curiosità, sentimento antico quanto l’intelletto umano, gli scienziati ed archeologi marziani premono per rendere reale una missione di ricerca scientifica sulla Terra, nostra antica culla ormai abbandonata. Nei panni del protagonista Henry Dijon, giovane archeologo pervaso dalla curiosità verso il passato dell’umanità, dovremo esplorare un pianeta “deserto” solo nel senso più umano del termine. La Terra è ancora ricca di vita e di intriganti misteri da scoprire.
Un incipit interessante senza dubbio, un approccio inusuale al concept “futuristico” che permette di aprire molte strade narrative. Proprio sul punto della narrazione, sicuramente fondamentale in un gioco d’avventura, Mutropolis funziona molto bene pur con qualche piccola mancanza che fa storcere il naso. Ottima ambientazione, ottime idee, un paio di personaggi comprimari davvero ben scritti ma, purtroppo, la principale problematica è relativa proprio al protagonista. Henry non convince più di tanto, risultando il più delle volte insipido e meno interessante di quanto sarebbe logico aspettarsi. Fortunatamente il resto della trama ed un buon numero di personaggi secondari riescono ad appagare la fame di chi cerca una storia intrigante, supportata da comprimari di buona qualità. Da questo punto di vista (spoiler-free) il gioco fa il suo lavoro in modo più che decoroso.
IL PREZZO DELLA RICERCA
Lato gameplay, Mutropolis mostra pregi e difetti classici delle avventure grafiche di riferimento, titoli storici che certamente sono nel bagaglio culturale dei developers.I pregi sono senza dubbio l’interessante susseguirsi di eventi, alcuni minigiochi apprezzabili che spezzano il ritmo di gioco ed in generale il feeling “accessibile” che si può annusare in ogni anfratto del disabitato pianeta Terra. Dall’altro lato però ci si scontra a volte con i proverbiali momenti di stallo, attimi (spesso più lunghi di un attimo, appunto) che si districano nel classico “usare tutto con tutto e con tutti” e “parlare di tutto con tutti” per capire dove accidenti abbiamo perso per strada quel “pezzo” che manca per far proseguire la storia. Un difetto talmente noto e classico di questo genere che sorprende, nel 2021, trovare ancora in un titolo che si rifà ad opere decisamente più storiche e note. Risulta difficile comprendere perché gli sviluppatori di giochi di questo genere ancora non ripongano la dovuta attenzione per far si che questo difetto (perché, al netto dei “sommelier” dei titoli targati Tim Schafer, è UN DIFETTO) non si presenti ancora.
Sul lato tecnico è necessaria una premessa: il peculiare stile grafico scelto dagli sviluppatori si presta a valutazioni estremamente soggettive. Personalmente, pur apprezzando la scelta vibrante dello stile “acquerello”, non sono un grande fan di personaggi dai tratti essenziali e dalle forme “a stecco” che sembra invece molto in voga recentemente. Restando su ciò che posso dire di essere in grado di giudicare in modo oggettivo, le scelte di colore messe in campo sono decisamente buone e contribuiscono a donare al giocatore sensazioni piacevoli. Di buon livello il comparto sonoro, che presenta un doppiaggio integrale in lingua inglese ben recitato: certamente un’aggiunta gradevole che aiuterà il giocatore a seguire gli eventi narrati in modo più diretto. In definitiva Mutropolis si rivela come un’avventura grafica molto classica, ma anche ben realizzata da un team che ha le idee chiare su cose vuole fare. Pur con qualche difetto, l’esperienza resta saldamente su binari più che buoni.
La recensione in breve
Saldamente ancorato ai binari classici che hanno definito il genere dell'avventura grafica punta-e-clicca, Mutropolis non vuole inventare nulla di particolare e, in gran parte, fa benissimo. Nonostante un protagonista un po' insipido ed uno stile grafico che si presta molto a gusti personali, il gioco scorre bene e dimostra una certa abilità da parte dei developers nel voler ricreare un feeling classico pur con alcune punte di inventiva. Un gioco che appassionerà di certo chi sente la mancanza dei titoli targati Sierra e LucasArts dei tempi andati.
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Voto Game-Experience