“Voglio tornare negli anni ‘90” cantavano i Paps’n’Skar nell’omonimo brano prodotto da Dj Matrix nel gennaio 2013. E sebbene la dance sia qualcosa che appassiona chi vi scrive, vi assicuriamo che non è quello il motivo per cui abbiamo citato questa canzone. La metafora è infatti più articolata, e si riferisce al fatto che quella specifica frase l’abbiamo sentita nell’ultimo decennio più e più volte abbinata alla ricerca di una scena picchiaduro che fosse centrale nel mercato e che dominasse le vendite dei cd o che producesse corposi introiti nei cabinati di sale giochi e bar. Se pensiamo a questo 2023 e guardiamo al 2024, gli appassionati avranno di che sorridere, dato che la scena picchiaduro non sarà quella trainante del mercato ma l’eccellenza dei titoli di genere, usciti in questo anno, è sicuramente di livello assoluto, e l’ultima fatica NetherRealm Studios non è da meno.
Siamo dunque pronti a dirvi il nostro giudizio sul titolo nella recensione di Mortal Kombat 1.
Storia e modalità: Un multiverso di tornei mortali
La saga dedicata al torneo più mortale di tutti ha da sempre proposto una volontà di romanzare, più di altri titoli, il background dei vari personaggi. Negli anni però quello che abbiamo potuto vedere è che l’immensità di un cast così variegato rendeva difficile poter dare coerenza alla storia. L’esigenza di accontentare i fan con la presenza di quello o quell’altro personaggio si scontrava con le esigenze degli sceneggiatori di far morire uno o più personaggi nel capitolo di pertinenza. La scelta apportata con la fine di Mortal Kombat 11, sembrava predisporre le basi per un soft reboot della saga che garantisse più libertà anche alla narrativa. Sebbene il nome del gioco e le meccaniche di gameplay possono anche portare a pensare che ciò sia stato fatto, a livello narrativo Mortal Kombat 1 è a tutti gli effetti un seguito del precedente e l’escamotage utilizzato è stato sì sapiente ma anche piuttosto fallimentare nel raggiungimento del suo obiettivo.
Badate bene, non si tratta di una brutta storia, bensì di un racconto contorto che finisce per contorcersi su sé stesso, rendendo piuttosto surreali e banali alcune scelte. Il segreto di pulcinella è infatti il trovarsi davanti all’espediente trito e ritrito del multiverso. Varianti e versioni di personaggi appartenenti a linee temporali diverse si incontrano creando distruzione e morte fino alla risoluzione tempestiva del pericolo attraverso le gesta eroiche di un personaggio aiutato da un alleato proveniente da un’altra dimensione. Insomma, la trama degli ultimi 10 film Marvel, del recente film record di premi Oscar e tre quarti della narrativa di intrattenimento targata 2022-2023. Il problema però non è l’originalità, quanto il fatto che a livello di mordente poche volte la storia di Mortal Kombat 1 ci ha saputo tenere incollati allo schermo e anzi, in alcune occasioni avremmo preferito si accorciasse il tempo di narrazione degli eventi.
Al netto di ciò, la trama di Mortal Kombat si interseca a doppio filo con la componente single player del gioco che offre diversi contenuti al giocatore. Parliamo oltre alla campagna, delle modalità Invasioni e le Torri. Se le seconde, sono note e rappresentano un contenuto in continuità con il passato, le prime meritano attenzione. La formula delle Invasioni è infatti un modo per garantire un supporto costante single player al gioco nel tempo, non tagliando fuori dal mondo i giocatori non competitivi. Una volta finita la campagna infatti avrete accesso narrativo al contesto delle invasioni (che sono una modalità a sé stante e comunque accessibile ai giocatori dall’inizio).
Qui attraverso l’utilizzo dei vostri personaggi preferiti affronterete diverse mappe sviluppate come un tabellone da board game in cui muovendovi sulle caselle affronterete battaglie, minigiochi e sbloccherete ricompense (prettamente estetiche). Questa modalità è però suddivisa in Stagioni, che un po’ come nei GaaS scandisce il supporto nel tempo del gioco. Ogni stagione avrà una tematica, un super boss e degli elementi estetici come skin o colori dedicati. I vari store sono poi molto generosi in termini di ricompense con moneta in-game, e la presenza della moneta ricevuta con soldi reali non è per niente invasiva.
Un gameplay spettacolare
Il nocciolo dell’esperienza è – e rimane – il gameplay, fondamenta granitica del competitivo, oltre che l’elemento di più interesse per i fan di lunga data. Se siete avvezzi alle dinamiche di Mortal Kombat, e avete seguito la sua ventennale storia, sapete come i fan della serie abbiano apprezzato il nono capitolo della serie. Nonostante le sue follie, MK9 era visto dai fan come divertimento puro e, in questo, Mortal Kombat 1 condivide la stessa filosofia. L’ultima fatica di NetherRealm è infatti un concentrato di spettacolarità e divertimento che spesso osa sopra le righe nelle possibilità offerte al suo cast di personaggi andando a riproporre al centro dell’azione le combo, le mosse speciali e le dinamiche aeree (quasi totalmente scomparse con Mortal Kombat 11).
Il passo deciso verso l’innovazione è invece rappresentato dall’introduzione dei personaggi Kameo. Un vero e proprio parterre di eroi utilizzabili come assist negli incontri. Un solo personaggio per giocatore può essere utilizzato, ma dalla loro, questi assist hanno la possibilità di sfoderare tipologie di mosse, uniche e create ad hoc. L’idea di base è quella di creare delle sinergie, andando a colmare le lacune del personaggio principale con le mosse di uno dei personaggio Kameo. Tutto molto bello e divertente, peccato che, sebbene l’equilibrio generale dei personaggi sia tutto sommato tangibile, si tratta di un equilibrio basato sul non bilanciamento. La realtà infatti propone un cast totalmente fuori di testa nel bilanciamento, senza però inserire qualche personaggio più polarizzante a livello di meta. Ognuno è infatti “rotto” a modo suo, con la possibilità di condizionare il match con una o due combo.
A livello di ritmo siamo su livelli sensibilmente più alti rispetto al precedente capitolo, sebbene il sistema di inserimento delle combo sia quello classico che permette un tempismo anche non serrato a patto che vi sia estrema precisione. Tornano anche i Fatal Blow, ancora utilizzabili una volta sola. Anche il netcode rimane sostanzialmente invariato nella sua stabilità, con la possibilità per i giocatori di divertirsi in classificata senza particolari problemi. Discorso diverso per le possibilità offerte in termini di accessibilità dell‘online che rimane ancora privo di tutta una serie di impostazioni personalizzabili presenti ad esempio in blasonati rivali di genere (Street Fighter ndr.)
Un livello grafico ammaliante
Chiosa finale sul livello tecnico del gioco, che risplende più che mai. Non solo i modelli poligonali sono sorprendenti ma anche il lavoro fatto con l’illuminazione e la palette grafica risulta impressionante in più di una occasione. I filmati nella campagna, l’assenza di soluzione di continuità nella transizione tra selezione del personaggio e gameplay, per non parlare degli scenari di gioco: uno più bello dell’altro. Sebbene siamo incappati in qualche bug “di percorso” – soprattutto nei menù e nella modalità Invasioni – il titolo ha più volte brillato sia a livello di animazioni facciali che a livello artistico.
La recensione in breve
Mortal Kombat 1 è un grande ritorno alla spettacolarizzazione dei combattimenti. Scenico, pomposo e divertente. Le combo tornano al centro dell’azione e i combattimenti sono uno spasso da affrontare per appassionati e non. Resta da valutare la modalità Invasioni nel tempo assieme ai Kombat Pack. Peccato invece per la narrativa, unico neo di una esperienza che testerà la vostra forza nella maniera più spettacolare possibile.
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Voto Game-Experience