Anno nuovo e nuova edizione di MLB The Show 23, il titolo di questa nostra recensione (giocato su console PS5). San Diego Studios (in seguito SDS) ci riporta sul diamante con una iterazione che ha come argomento di punta la storia del baseball americano. Con uno stile documentaristico andremo a rivivere i momenti più belli, e allo stesso tempo anche quelli più bui di questa spregevole forma di apartheid sportivo. 9 incontri della famosa Negro League, competizione che vedeva impiegati solo atleti “di colore” e che è riuscita a regalare a questo sport campioni del calibro di Satchel Paige, Oscar Charleston e John Henry “Pop” Lloyd, giusto per citarne solo alcuni.
Sul fronte novità, il primo ad emergere è sicuramente il gameplay, che ha subito degli interventi di restyle importanti ma non eccessivamente invasivi. L’obiettivo è sempre quello di migliorare l’aspetto simulativo senza spaventare troppo chi per primo si affaccia timidamente sul diamante virtuale. Tra le modalità non assistiamo a delle introduzioni “di sostanza”, né tantomeno a delle modifiche alle modalità ormai già presenti da qualche edizione a questa parte. La Diamond Dynasty è ormai divenuta il FUT del baseball made in SDS, con lo spettro delle micro transazioni che tendono ad inficiare troppo la costruzione della squadra. Un’altra nota di perplessità giunge dal comparto grafico, che quest’anno si ripresenta al pari dello scorso anno. I segni dell’età, purtroppo, non sono più facilmente occultabili. La dimensione artistica, comunque, è sempre di primissimo rilievo, ma la nuova generazione di console offre un parco tecnologico tale da essere sfruttato.
Senza procedere oltre con le premesse, vi lasciamo alla nostra recensione di MLB The Show 23, giocato su console PS5.
La storia scende in campo
La vera novità di questa edizione 2023 del titolo simulativo dedicato alla Major League di baseball è rappresentato dall’introduzione di una finestra storica su questo sport. Un vero e proprio tuffo nel passato che ha contribuito alla nascita di quella che oggi conosciamo come MLB, e che prima non concedeva l’ingresso a “non bianchi”. Vi era un tempo – tra la fine del ‘800 e sino al 1966 – dove gli atleti “di colore” erano impegnati in una competizione chiamata Negro League,
Vi era un tempo dove non era concepibile che bianchi e neri avessero pari diritti e opportunità, motivo che ha spinto i secondi a costruire dei campionati paralleli dove poter comunque dimostrare il proprio valore sul campo. La situazione si è protratta fino ai primi anni 60, anche se il primo segnale importante arrivo il 15 aprile del 1947, quando Jackie Robinson scese in campo con la maglia dei Brooklyn Dodgers giocando la sua prima partita in MLB.
Quello fu l’inizio di un lungo percorso che ha portato all’unificazione delle due leghe. In questa modalità andremo a rivivere 9 momenti iconici raccontati con la voce di Bob Kendrick, Presidente del Negro League Baseball Museum. L’atmosfera è quella di un documentario, con tanto di filmati storici autentici a testimoniare i fatti sportivi di quegli anni. Il mood assomiglia a quello di Drive to Survive il documentario Netflix che raccontava la storia dei piloti e delle corse su quattro e due ruote, con un ritmo incalzante e coinvolgente. Non andremo, ovviamente, a giocare tutti gli inning delle partite ma solo alcuni momenti chiave di incontri che hanno scritto la storia della Negro League. Gli sviluppatori, con estrema furbizia, invitano ed invogliano i giocatori offrendo la condivisione dei punti esperienza accumulati con le varie modalità disponibili, oltre al fatto che si potranno sbloccare delle carte di giocatori con un overall sopra i 90, da utilizzare nella modalità competitiva Diamond Dynasty.
Le novità e i grandi assenti
Il gioco, al netto di questa storica modalità, ne presenta altre quattro che possiamo definire immancabili. Si parte dalla Regina del franchise simulativo sviluppato da SDS, la celebre Diamond Dynasty. Quest’ultima offre la possibilità di costruire un team di giocatori provenienti da varie squadre ed epoche storiche e metterli in campo con uno schema di gioco a noi più congeniale. Lo scopo è quello di competere con altri giocatori (ma se preferite anche contro l’AI), con il fattore sfida sempre pronto a stimolare quelle emozioni adrenaliniche. La presenza delle fastidiose microtransazioni lascia sempre quella punta di amaro in bocca, che inficia negativamente nell’esperienza generale di gioco.
Il fattore divertimento trova un percorso positivo anche nella modalità Carriera, dove da perfetti signori nessuno iniziamo la nostra ascesa verso l’olimpo della Major League Baseball. Una progressione che ricorda un po’ il modello di un classico RPG, con il nostro potenziale che migliora partita dopo partita e premiando le prestazioni positive. Per quanto sicuramente coinvolgente non offre delle novità importanti da menzionare in sede di recensione, fotografando un preoccupante immobilismo che alimenta le preoccupazioni degli amanti di questa modalità.
Restando in tema di “immobilismo” dobbiamo tristemente rilevare che l’engine grafico utilizzato da MLB The Show 23 è lo stesso della passata stagione, e vale a dire il medesimo delle versioni su console non next-gen. Il design dei vari giocatori la mimica facciale e le texture in genere non si dimostrano all’altezza degli standard attuali, è quella speranza di un miglioramento sotto questo fronte svanisce.
Le nuove animazioni in fase di gioco arrivano come una boccata d’aria fresca, anche se ormai i segni del tempo sono più visibili che mai, motivo per cui un intervento di restauro grafico diviene di vitale importanza. Novità importanti arrivano anche sul fronte accessibilità, rendendo la curva di apprendimento per i neofiti assolutamente agevole. Lo scoglio grosso da superare è quello di un’assenza di localizzazione in italiano che, se la sommiamo al carico di nozioni di chi vi ci arriva per la prima volta, inizia a diventare uno scoglio non indifferente da superare. Superata questa barriera, il feeling con le rinnovate dinamiche di lanciatore e battitore viene agevolato dalle nuove calibrazioni e interpretazioni di questi due ruoli. Le due fasi, quelle di lancio quella della battuta, vengono riproposte come dei piccoli mini game entro cui dimostrare tempismo e riflessi. La posta in palio è sempre il successo nella Diamond Dynasty, oltre a veder crescere i numerini dei punti esperienza.
L’aspetto che forse emerge di più in questa edizione 2023 è proprio quella passione e quell’amore che San Diego Studios riserva per quello che possiamo definire il suo titolo di punta. La cura dei dettagli c’è sempre, e il giorno partita – a livello coreografico – è veramente gradevole. Doveroso segnalare l’introduzione di un nuovo orizzonte sonoro che interessa sia il pubblico che i rumori di campo. Se si dispone di un impianto audio idoneo all’isolamento acustico, come ad esempio le cuffie compatibili con gli standard DTS o audio 3D, il fattore a immersione arriva in maniera più speditiva.
La recensione in breve
San Diego Studio ci riporta sul diamante con un edizione che punta moltissimo sul fattore storia, ed è quello che serviva per riaccendere il fuoco della passione verso questa loro interpretazione del baseball. L'engine grafico necessità di un importante intervento di restauro, e sulla stessa stregua anche le modalità di gioco "veterane". Bene il fronte delle dinamiche simulative in fase di gioco, benissimo il fronte degli effetti sonori sul campo.
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Voto Game-Experience