Nelle scorse settimane è stata avviata una class action volta a bloccare l’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft, con il giudice distrettuale Jacqueline Scott Corley che ha però deciso di fermare il tutto, affermando che anche se il colosso a cui dobbiamo Xbox non dice sempre “la piena verità” non ci sono comunque le basi legali per proseguire con la causa.
Questo perché, secondo il giudice che ha emesso la sentenza riguardo alla causa organizzata da semplici utenti, non ci sono gli estremi per pensare ad un danneggiamento della concorrenza quasi totale in seguito all’acquisizione di Activision Blizzard, anche qualora Microsoft non dovesse mantenere tutte le promesse fatte agli enti antitrust.
Corley ha affermato quanto segue:
“La denuncia in questione non sostiene in modo plausibile che la fusione vada a creare una ragionevole probabilità di effetti anticoncorrenziali in qualsiasi mercato rilevante. I querelanti sostengono che Microsoft potrebbe ottenere la capacità di rendere esclusivi i giochi di Activision e affermano che Microsoft avrebbe un incentivo a farlo, ma non fanno alcuna affermazione concreta a sostegno dell’affermazione conclusiva sull’incentivo.
Difatti perché Microsoft dovrebbe rendere Call of Duty esclusivo per le sue piattaforme, con conseguente diminuzione delle vendite di giochi? Cosa c’è nel mercato delle console o dei giochi per PC e nella posizione di Microsoft in quei mercati che rende plausibile una ragionevole probabilità che Microsoft adotti tali misure?”.
Il giudice ha inoltre smentito anche l’ipotesi che la gigantesca fusione possa far sì che l’azienda di Xbox ottenga il monopolio sul mercato, aumentando di conseguenza i prezzi dei giochi ed influendo in modo negativo sull’innovazione e sulla creatività, precisando che almeno per il momento non ci sono elementi che suggeriscono con forza che possa verificarsi questo scenario.
Il giudice Corley ha inoltre affermato che “non sono plausibili” nemmeno le accuse lanciate dai querelanti e riguardanti l’esclusività per Xbox dei giochi di Bethesda, come Redfall e Starfield, affermando che non è assolutamente detto che accada lo stesso anche con Activision Blizzard. Aggiungiamo che queste perplessità sono state espresse anche da Sony nelle scorse settimane.
“Sebbene le accuse supportino l’ipotesi che Microsoft sia disposta a non rispettare le sue promesse pubbliche, perché dovrebbe fare lo stesso per Call of Duty? La denuncia non riporta fatti che supportino una plausibile deduzione che sia ragionevolmente probabile che lo faccia. È possibile che Microsoft renda il catalogo di giochi di Activision totalmente o parzialmente esclusivo? Sì. I querelanti hanno indicato fatti che rendono plausibile la probabilità che Microsoft lo faccia? Senza un ulteriore contesto fattuale, assolutamente no.”
Adesso i querelanti avranno 20 giorni di tempo per proporre un nuovo caso per “riattivare” la class action, altrimenti verrà tutto archiviato per sempre.
Specifichiamo infine che, grazie ai recenti accordi stretti da Microsoft con altre aziende, l‘acquisizione di Activision Blizzard pare sempre più probabile.
Judge dismisses so-called gamers' lawsuit. "The Complaint does not plausibly allege the merger creates a reasonable probability of anticompetitive effects in any relevant market."https://t.co/Gu7v696MUZ
They have 20 days for a new try.
— Florian Mueller (@FOSSpatents) March 21, 2023