Danganronpa è forse uno dei franchise, provenienti dalla terra del Sol Levante, più sottovalutati degli ultimi anni in occidente. Non è infatti consueto trovare citato Kazutaka Kodaka tra i nomi di spicco del settore a livello autoriale, sebbene negli anni si sia dimostrato più volte geniale nelle sue opere. Parliamo infatti di un creativo importante che più volte ha citato David Lynch, Tarantino e i fratelli Cohen come fonti delle sue ispirazioni.
Master Detective Archives: Rain Code è, se vogliamo, un sequel spirituale della serie Danganronpa, condividendone molti aspetti. La nuova opera di Kodaka, approda su Nintendo Switch in esclusiva e noi siamo pronti a raccontarvi se le alte aspettative sul titolo siano state rispettate, grazie alla recensione di Master Detective Archives: Rain Code.
Delitti e misteri in salsa anime
Narrativamente parlando, la direzione intrapresa da Kodaka è quella, già vista, di un’avventura in stile visual novel farcita però di numerosi intermezzi action e svariati momenti di investigazione. Come questi influenzeranno il gameplay lo vedremo a breve. A livello narrativo invece, le vicende in stile anime vi metteranno nei panni del private detective Yuma Kokohead.
Il giovane investigatore si risveglierà in uno stanzino in preda all’amnesia. Da qui in poi una serie di misteri e delitti, vi porteranno a scoprire di più sull’Organizzazione Mondiale dei Detective e non solo. Superpoteri, personaggi folli, black humor e riferimenti sessuali saranno all’ordine del giorno. Lo stile di Kodaka, irriverente e senza peli sulla lingua, permea ancora una volta l’opera. Questa volta però, è il citazionismo alla serie Persona (il mondo onirico non è stato messo a caso no?) che colpisce in maniera prepotente. Anche il tutorial, davvero ben strutturato, ruota attorno a una citazione grandissimo classico della letteratura noir/giallo: Assassinio sull’Orient Express. In questo caso però, il treno teatro dell’omicidio sarà l’Amaterasu Express.
Sei capitoli dunque vi attendono in Master Detective Archives: Rain Code. Non tantissimi è vero, ma comunque in grado di tenervi impegnati per tantissime ore soprattutto se sarete minuziosi nel cercare ogni indizio e nello sviluppate Yuma a pieno.
Kanai Ward, luogo in cui si svolgeranno le vicende è un finto open world, comunque in grado di tenervi impegnati in una soddisfacente esplorazione del mondo di gioco. Siamo davanti a una città dai molteplici aspetti, una metropoli intrisa di malumore, rassegnazione, pessimismo e anche violenza. Il malessere generale si percepisce a ogni sguardo, sebbene le luci, i colori e le attività annebbiano la vista del giocatore come una coltre allucinogena creata per occultare il marcio della città. Menzione d’onore al character design di Shinigami, lo spiritello che vi accompagnerà. Non solo risulterà costantemente sopra le righe in maniera spassosa, ma rappresenterà anche la più ficcante fonte del dissacrante humor Kodakiano di cui tutti abbiamo bisogno. Discorso diverso per alcuni altri comprimari, che avrebbero meritato magari altrettanta cura in ogni dettaglio. Attenzione poi al finale, clamorosamente a sorpresa: uno dei colpi di scena più folli dell’ultimo periodo videoludico.
Investigazione sovrannaturale
Tutta la componente “action” del gioco si riversa nel Labirinto del Mistero, un luogo onirico nel quale potremo concludere e risolvere i casi. Se volete, immaginatelo come un enorme tribunale sovrannaturale da esplorare e nel quale emettere la sentenza definitiva sul delitto. Qui dentro troveremo svariati minigiochi, capaci di inframmezzare la narrazione in stile visual novel, sfruttando le abilità acquisite dal giocatore, permettendogli di accumulare punti detective. Insomma, esplorare Kanai Ward salendo di livello servirà per arrivare preparati alle sfide del Labirinto.
Deduzione, prove, testimoni e infine un bel “j’accuse!”. Master Detective Archives: Rain Code ci ha davvero sorpreso con un mix calcolato di momenti frenetici e altri più ragionati. Il ritmo è un punto a favore dell’opera. Il giocatore non si sente per niente appesantito in quanto le fasi nel Labirinto supportano benissimo la narrazione molto sostenuta tra dialoghi e scene di intermezzo.
Questo folle e unico gameplay è anche farcito di numerose apparizioni cameo da parte di altri Master Detective conosciuti durante l’avventura. Questi “colleghi” del protagonista, hanno tutti un potere unico grazie al quale sarà loro possibile risolvere i casi. In questi momenti la follia del gioco raggiungerà vette inesplorate, portando in campo scene che mai avremmo pensato di vedere in una produzione del genere. Indubbio dunque come la varietà di questi momenti servano per mantenere alta l’attenzione del giocatore, e vi assicuriamo che tale obiettivo è ampiamente raggiunto. Bello da vedere ma anche da giocare insomma, Master Detective Archives: Rain Code sfrutta benissimo un’insieme di turni, QTE, deduzioni, puzzle ambientali e anche platforming per stimolare i riflessi dei giocatori.
Nella folle mente di Kodaka
Il fatto che Master Detective Archives: Rain Code non sia una visual novel classica potrà non soddisfare gli appassionati più accaniti del genere, ma questo bizzarro ibrido che richiama molto le opere Atlus a noi ha convinto parecchio. Certo non è un prodotto privo di difetti. Parliamo appunto di un titolo che soffre di secondarie un po’ poco profonde, di alcuni minigiochi un po’ ripetitivi e di una colonna sonora non troppo ispirata. Quello che però è sorprendente e come a livello di caratterizzazione, di stile e di personalità il gioco si imponga nel genere di riferimento. Se proprio dobbiamo trovare un vero neo alla produzione, questo risiede nella poca tensione. A differenza della serie Danganrompa, in Master Detective Archives: Rain Code viene meno l’affetto e il legame del giocatore verso alcuni personaggi, tra cui le vittime. Questo fattore smorza la tensione costante che dovrebbe esserci in un’opera che si lega a doppio filo alle sensazioni classiche di gialli e thriller.
Un elemento di non poco conto è poi la voglia di non rimanere legato a “censure culturali” nella narrazione. Master Detective Archives: Rain Code non ha paura di fare umorismo spinto, di parlare di temi scottanti e di criticare in maniera sapiente la società di riferimento. Se attirati dalle follie della cultura giapponese, degli anime e delle opere Atlus sicuramente questo è il gioco per voi. Ma se cercate un gioco per l’estate con cui intrattenere la vostra mente, anche in questo caso, forse è il gioco adatto a voi.
La Recensione in breve
Master Detective Archives: Rain Code è un’opera folle, che rappresenta a pieno il suo sfaccettato autore. In un mondo in cui abbiamo perso un po’ la percezione dell’autorialità, il titolo Spike Chunsoft ricorda che non bisogna avere budget infiniti per creare un ibrido interessante con cui affascinare il pubblico. Il Labirinto del Mistero ci ha catturato e ci ha stregato con la sua unicità divertente e dissacrante. Kanai Ward ci ha rilassato con la sua esplorazione peculiare e infine Shinigami ci ha fatto innamorare con la sua costante voglia sopra le righe. Novelli Detective Conan, questo è il gioco che stavate aspettando da tempo.
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Voto Game-Experince