Tra chiavi inglesi e bulloni, 4J Studios ci invita ad indossare i panni di un frenetico meccanico in Manic Mechanics. Gli sviluppatori scozzesi si lanciano nella loro prima avventura come creatori di IP, dopo aver dimostrato le loro competenze con dei porting “pesanti”. Ci sono loro dietro i porting di Minecraft, Overlord: Raising Hell e The Elder Scrolls IV: Oblivion su piattaforme non di origine, a dimostrazione di affidabilità e competenza, visti i pesi dei titoli.
Una volta esaurito il periodo di esclusività temporale su Nintendo Switch, questo couch co-op frenetico sbarca alla volta delle console Sony e Microsoft sino ad arrivare su PC. I contenuti sono quasi i medesimi, con gli sviluppatori che accontentano coloro che chiedevano a gran voce una modalità sfida più intensa e avvincente rispetto a quella offerta della Campagna. La loro richiesta, dunque, viene appagata nella modalità Versus, per quanto le sue dinamiche sono piuttosto “rovina-amicizie”.
Un’esperienza semplice, autentica e genuina, quella offerta da Manic Mechanics. Una mosca bianca oggigiorno, che finisce con l’essere fraintesa per via della banalità dell’intero sistema di gioco. Mai un simile errore di valutazione può divenire fatale, va semplicemente preso per quello che è. Non è un titolo dove si fa a gara di collezionabili ed ore di gioco. La chiave sta nel non avere pregiudizi, e ritornare ai bei tempi, quando ci si divertiva “spalla-a-spalla” a suon di schermi condivisi. Vorremmo dirvi di più, ma finiremo per annoiarvi ancora prima di entrare nel vivo della nostra recensione di Manic Mechanics.
Risate e divertimento, tra viti e bulloni
Manic Mechanics ci porta all’interno di improbabili officine “a tema” disseminate negli oltre 30 livelli situati sull’isola di Octane. Lo scopo è sempre e solo uno: sistemare quanti più veicoli possibili entro il tempo limite. Il contesto narrativo è limitato a quelle poche interazioni che si hanno con il boss di livello, affrontabile una volta raggiunto il numero di ingranaggi d’oro richiesto come requisito di accesso. Questi sono recuperabili come premio al termine di ogni livello, e il loro numero varierà a seconda delle nostre prestazioni.
Visto così, il gameplay può sembrare banale – è di fatto lo è – ma non marchiate questa “banalità” con un’accezione negativa del termine. Chi vi scrive, giusto a titolo di esempio, ha celebrato questo suo essere banale assieme ad un aspirante gamer di 6 anni. Facendo un piccolo esperimento in formato “training-on-the-job”, è stato proprio quest’ultimo a declinare gli assett del gameplay, spiegandoli poi al sottoscritto, senza bisogno di anteprime e manuali.
Qui si cela il vero punto di forza di questa prima uscita sul campo (nei panni di sviluppatori) di 4J Studios, che ha pensato di non rendere eccessivamente complesse le meccaniche di gioco pur esponendo il fianco a delle critiche. Per carità, magari cambiando il punto di vista questa semplicità a qualcuno potrà anche causare noia. In tale ottica, sul lungo periodo l’insorgere della ripetitività diventa lapalissiano, ma al tempo stesso è anche insito nel genere.
Parliamo, infatti, di un couch co-op, un genere che obbliga a condividere l’esperienza con qualcuno che si conosce e che magari è seduto anche al nostro fianco. Pensate che sono stati gli stessi genitori di Manic Mechanics, gli scozzesi di 4J Studios a non voler inserire il matchmaking per ampliare la possibile platea di giocatori. Le motivazioni alla base di questa scelta potrebbero essere discutibili, visti i tempi che corrono, ma rendono onore al Credo dietro lo sviluppo di questo gioco. Ossia, avere la certezza che tutti si divertano ad improvvisarsi dei meccanici.
Overcooked’s like?! Sì, ma anche no
Il primo pensiero pad alla mano, appena atterrati dalle parti di Manic Mechanics, va subito ad Overcooked. È inevitabile, ve lo possiamo assicurare. Se siete passati dalle parti delle folli cucine messe in piedi da quelli di Team17 (e vi siete divertiti a preparare delle ricette in tempo record per allietare gli appetiti dei vostri esigenti ospiti), beh, allora siete pronti per appendere il mestolo al chiodo per lasciare spazio a chiavi inglesi, cacciaviti e bulloni.
Il tema del gioco, come avrete capito, è quello di riparare i veicoli che transitano nella nostra officina. Ognuno di essi avrà delle problematiche evidenti: guai al motore, ruote bucate, danni alla carrozzeria e così via. Il nostro compito, in qualità di meccanici, sembra semplice all’apparenza. Occorre sempre scegliere il pezzo giusto dal nastro trasportare, valutare lo stato di usura dello stesso, revisionarlo per metterlo a nuovo ed installarlo nel veicolo oggetto di riparazione. E cosa potrà mai andare storto per rovinare quello che, all’apparenza, sembra la cosa più facile di questo mondo (sempre dal punto di vista videoludico, sia ben chiaro)?
In verità, può accadere di tutto. In modalità Campagna, a seconda delle tematiche di livello, si presentano degli “spawn” di eventi randomici che si divertono a prendere a schiaffi quella “semplicità” che pocanzi ci siamo permessi di formulare. Oltre al tempo che scorre inesorabile e tiranno, alieni in cerca di rapimenti, mucche alla riscossa, scosse elettriche non desiderate, porteranno la nostra pazienza verso un esaurimento oltremodo inesorabile. Giusto qualche esempio che aiuta a cancellare quella vena di “semplicismo” apparente.
Il porting su console e PC ha permesso a quelli di 4J Studios di accontentare coloro che chiedevano una maggiore sfida, con l’introduzione della modalità Versus. Una vera e propria “rovina-amicizie”, dove un massimo di 4 giocatori – distribuibili di 2vs2 e 1vs3 – si affrontano in uno dei 30 livelli senza esclusioni di “scorrettezze” alcune. Tra il semplice rubarsi il pezzo alla subdola macchia d’olio, il divertimento acquisirà un sapore agrodolce, soprattutto se il nemico è seduto al vostro fianco. Lasciamo a voi le dovute considerazioni del caso. Ci si becca in officina.
La recensione in breve
Il classico gioco da compagnia, quello che "tiri in mezzo" quando vuoi divertirti assieme ad altri amici e passare qualche oretta di sano divertimento. Il suo dovere lo svolge alla perfezione, ma non chiediamogli più di questo. La narrazione è pressocchè inesistente e il gameplay è fisiologicamente votato alla ripetività. La sua estrema e genuina semplicità rappresenta, però, il suo maggiore punto di forza, che lo rende adatto per essere giocato anche dagli aspiranti gamer in erba.
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Voto Game-eXperience