Sono bastati solo sei mesi (ed una presa di coscienza) per tirare fuori un nuovo capitolo della serie Yakuza, o forse sarebbe il caso di dire Like a Dragon. La leggenda narra che Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name nasceva come intermezzo narrativo di Infinite Wealth, per poi virare su un contenuto scaricabile in formato DLC post lancio del nuovo gioco. Alla fine Masayoshi Yokoyama, il director di Ryu Ga Gotoku Studio, si rese conto che aveva tra le mani un nuovo gioco, nato quasi “per caso” nelle more dello sviluppo di Infinite Wealth ed Ishin!.
Questa presa di coscienza ci ha permesso di apprezzare oggi Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name, che si ricollega, dal punto di vista narrativo, dopo gli eventi accaduti in Yakuza 6: Song of life. Il gameplay è quello tipico della serie, un action adventure con due componenti – combattimenti ed esplorativa – che ci porta in un nuovo viaggio nelle metropoli del Sol Levante. Questa volta tocca alle strade di Osaka e Yokohama, che ospiteranno un numero folle di attività secondarie, che porteranno l’esperienza di gioco ad oscillare tra le 10 e le 20 ore di durata totale.
Il nuovo capitolo del franchise, per quanto in linea con le esperienze passate, si presenta in grande spolvero sotto il profilo grafico, ma alcune perplessità sul gameplay iniziano a sorgere. Le motivazioni dietro le nostre considerazioni le lasciamo, dunque, alle parole della recensione di Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name.
Storia: l’uomo che non esisteva
Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name si colloca dopo gli eventi di Yakuza 6: Song of life e prima di quelli narrati in Yakuza: Like a Dragon. Il protagonista è ancora lui, l’inossidabile Dragone Leggendario Kazuma Kiryu, scampato – ancora una volta – ad una morte certa. Lo avevamo, infatti, lasciato morente dopo essersi lanciato, come uno scudo umano, per difendere la sua “nuova” famiglia. Una pallottola, ahinoi, sembrava aver decretato la fine della leggenda del ex del clan Tojo. Ed invece, già nelle scene post-credit del sesto capitolo di Yakuza, si vedeva Kazuma Kiryu riprendersi in quel letto d’ospedale.
Ed è proprio in quel letto che l’ex Yakuza scende a compromessi con il Daidoji, un clan composto da agenti segreti che sembrano essere sul libro paga del governo giapponese e non solo. Il Dragone Leggendario non ama essere ricattato, ma decide comunque di siglare un accordo per salvare l’orfanotrofio di Okinawa. Nelle more di questo patto Kiryu rinasce con il nome di Joryu, intento a svolgere incarichi di ogni genere e tipo, dal bodyguard al garante di consegne, il tutto andando sempre “non” per il sottile.
Ma il passato torna di nuovo a bussare alla porta, e la nuova identità di Kiryu non serve a tenere a bada i fantasmi di un tempo che fu. Una rivoluzione epocale sembra coinvolgere tutti i clan della Yakuza, ma in una direzione che sembra mettere la parola FINE alle Onorate società così come le abbiamo conosciute in questi gloriosi anni di attività della fortunata saga ideata da Ryu Ga Gotoku Studio. Ma quale sarà il ruolo di Kazuma Kiryu in tutto questo? Non ci resta che scoprirlo, a suon di botte e mini-game.
Gameplay: credere in un’identità
Il concetto di identità, quando si parla di videogiochi, è un qualcosa di metafisico, che trascende tutto il trenino mediatico costruito attorno al lancio di un videogioco. È una calamita, un magnete la cui attrazione diventa inequivocabile in tutti quei titoli caratterizzati da una serialità. Di questi esempi, al giorno d’oggi, non ne sono rimasti poi così tanti. Mosche bianche e capolavori senza tempo. Tra questi, la serie Yakuza vanta all’attivo ben 23 capitoli (di cui 9 regolari, 11 spin-off e 3 remake) in oltre 18 anni di carriera. In questi anni, di sperimentazioni, lato gameplay ne sono state fatte, sino alla decisione del cambio di nomenclatura da Yakuza a Like a Dragon.
La formula del gameplay è quella che ha caratterizzato l’intera serie (eccezion fatta per Yakuza: Like a Dragon), con un action adventure con sessioni di combattimento in real-time. La prima vera grande novità interessa proprio questo ultimo aspetto, con Kazuma Kiryu dotato di ben due stili di combattimento distinti tra loro, Yakuza ed agente segreto. Il primo eredita quanto di buono visto sinora nella saga, che da il meglio di se nei combattimenti uno-ad-uno. Il secondo, invece, consente l’utilizzo di gadget che tengono a bada a nemici “per gruppi”, con uno stile che predilige il contenimento ad area.
Accanto alla veste action del gioco, Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name ospita una dimensione esplorativa che ci regala un nuovo biglietto aereo di sola andata per il Giappone. Rimandando le considerazioni artistiche a breve, il redivivo Joryu dovrà vedersela con attività di ogni genere e tipo per fare cassa (di yen e punti abilità). Non vogliamo spoilerare troppo su questo argomento, giusto per non rovinarvi la mole infinita di cose da fare per le strade di Osaka e Yokohama. Noi, a titolo di mero esempio, ci siamo letteralmente “fulminati” davanti ai grandi classici sega, giocabili presso le diverse sale giochi. Un colpo “basso” sul fronte nostalgico.
Una menzione d’onore la merita l’introduzione di una gigantesca area HUB che prende il nome di Castello. Un immenso parco divertimenti per adulti installato su di una piattaforma e raggiungibile solo tramite elicottero, lontano dalle autorità locali e nelle mani della Yakuza. Qui è possibile fare di tutto, anche se l’attrazione principale sono i combattimenti all’ultimo sangue, in modalità rissa uno contro tutti e a squadre. Per i possessori della Deluxe Edition del gioco, sarà possibile reclutare in squadra 3 pezzi da 90: Goro Majima, Taiga Saejima e Daigo Dojima.
Grafica: una nuova vacanza in Giappone
L’amore per la propria terra natale è una prerogativa per ogni lavoro che passa dalle mani di Ryu Ga Gotoku Studio. Sin dal capitolo 0 di Yakuza, la serie non si è mai lesinata nel raccontare frammenti di vita quotidiana del popolo giapponese, inserendo numerosi riferimenti socio-politici attualizzati rispetto al contesto (arrivando anche a far trasparire dei velati messaggi di protesta).
L’attività secondaria dei ladri di sussidi, per esempio, lascia riflettere sulla piaga sociale degli invisibili, al punto da far ruotare buona parte dell’impianto narrativo di questo nuovo capitolo delle gesta dell’ex Yakuza. Pensate che nella sola Tokyo si stimano circa 5.000 senzatetto, per lo più 40enni e con problemi di dipendenza. Il modo in cui gli sviluppatori giapponesi decidono di affrontare questa tematica è oltremodo favoloso, facendola diventare parte attiva della famosa rete Akane. Aiutando questi bisognosi otteniamo, infatti, punti abilità utili per sbloccare nuove skill del nostro Joryu.
Al netto di questo aspetto, Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name ci porterà a visitare i sobborghi di Osaka e Yokohama, rispettivamente i distretti di Sotenbori e Isezaki Ijincho. Considerando che il gioco nasceva come DLC – e poi convertito in titolo autonomo – possiamo solo che leccarci le dita rispetto il grande lavoro fatto. Ancora una volta i dettagli, anche quelli più infinitesimali, si sprecano.
Luci, colori, suoni tipici di quei luoghi ci trascinano all’interno di un ecosistema culturale lontano anni luce dal nostro. Eppure il livello di immersione è talmente forte che questa distanza si annulla senza nemmeno accorgersene, ed il merito, ancora una volta, è da riconoscere nella professionalità di Ryu Ga Gotoku Studio.
Considerazioni finali: A.A.A. ristrutturazione cercasi
Siamo tutti d’accordo nel considerare, quello che doveva essere solo un contenuto aggiuntivo, come un buon titolo autonomo. I pregiudizi c’erano, questo non ve lo nascondiamo, anche perché il giro di boa della serie Yakuza e il nuovo corso Like a Dragon avevano creato una zona di compressione che in qualche modo doveva sfociare in qualcosa. Quel qualcosa doveva essere Like a Dragon: Infinite Wealth ed invece la scelta è ricaduta su un titolo “cuscinetto” della durata di meno di 20 ore.
La verità è che si iniziano a vedere pesantemente i segni del tempo. In un’epoca storica in cui tutti gli action adventure viaggiano a dei ritmi importanti, gli sviluppatori giapponesi decidono di fregarsene altamente di queste tendenze. Il sistema di combattimento, al netto della scelta di due stili diversi e contrapposti, si dimostra ancora macchinoso e poco reattivo. La posizione di guardia, il più delle volte, non rivolge l’attenzione al nemico, e il lock system resta solo un utopico desiderio.
Al pari di quanto visto sopra, la dimensione esplorativa del gioco presenta ancora dei muri invisibili (con tanto di segnali di divieto sospesi in aria) che limitano fortemente il senso di libertà (autoindotto dal gameplay stesso). Un controsenso da sempre insito in ogni capitolo della serie Yakuza e che poteva essere anche giustificato qualche anno fa, ma che adesso inizia a diventare difficile da digerire.
Non siamo qui a discutere il livello qualitativo del prodotto, già ampiamente lodato nelle parole di questa recensione. In soli 6 mesi di sviluppo Ryu Ga Gotoku Studio ha tirato fuori dal cilindro una altra perla che si aggiunge alla sua fortunata saga. La cosa che non capiamo è il perché non ci si voglia confrontare con il presente, restando sempre aderenti ad un passato che, per quanto glorioso, inizia a manifestare dei chiari segni di superamento.
VERSIONE TESTATA: PS5
La recensione in breve
6 mesi di sviluppo per sfornare una nuova avventura della nuova serie Like a Dragon, che ci permette di riabbracciare uno dei personaggi più amati di sempre. Storia e personaggi sono concepiti in maniera più che egregia, con un impianto narrativo denso di colpi di scena. Il gameplay è il medesimo che ha caratterizzato, con delle novità che non riescono a distogliere l'attenzione circa la volontà di non evolvere. Un (quasi) more of the same che si presenta con un infinità di mini-game ed attività secondarie e caratterizzato da una dimensione artistica di altissimo livello.
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Voto Game-eXperience