Le valute di gioco per Take-Two sono soldi finti, anche se ottenuti pagando denaro reale. Il publisher si è espresso in questi termini nel corso di una causa che riguarda proprio le microtransazioni nei videogiochi.
Una class action è stata intentata da un ragazzo californiano minorenne e da sua madre. I due sostengono che Take-Two di fatto rubi denaro agli utenti di NBA 2K, visto che la valuta di gioco acquistata può essere persa nel caso di spegnimento dei server del gioco. La causa chiede il rimborso dei fondi non utilizzati.
Come riporta anche IGN, l’avvocato di Take-Two ha respinto l’accusa, parlando delle valute virtuali come oggetti di finzione creati dai publisher e soggetti ai termini di utilizzo dei videogiochi. Nell’EULA di Take-Two, in effetti, si sottolinea che nessun giocatore è proprietario della valuta di gioco, anche se l’ha acquistata con denaro reale.
Il tema delle valute virtuali e delle microtransazioni si arricchisce così di un precedente importante. Sono innumerevoli i titoli che propongono valute virtuali e per cui potrebbe valere quanto stiamo osservando per Take-Two e NBA 2K.
Per ora la corte non si è espressa e deciderà se portare avanti la class action in marzo. Viste le premesse, però, e il fatto che i termini di servizio vengono accettati dai giocatori, è difficile che l’esito possa essere a favore degli utenti.