Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto. Ma se l’uomo con il fucile incontrasse qualcuno con una pistola che spara…dubstep? Generazioni di titoli action e sparatutto ci hanno insegnato quanto sia bello distribuire mazzate virtuali con le armi più tradizionali, ma alcuni game designer si sono spinti oltre, ridisegnando fucili, lame e quant’altro per creare degli arnesi degni di un film di Sam Raimi. Altri invece hanno realizzato armi che potessero divenire il fulcro del gameplay, o in grado di mostrare al mondo la potenza dell’innovazione tecnologica in campo videogame. In un modo o nell’altro, queste armi che vi presenteremo sono tutte passate alla storia per la loro bizzarria o genialità. Scoprite assieme a noi in questo articolo l’armamentario più folle del mondo dei videogames. Quale sceglierete per la vostra avventura?
Gravity Gun – Half-Life 2 (2004)
Vera e propria istituzione nel mondo degli FPS, la Gravity Gun è stata il simbolo della celebre serie firmata Valve con protagonista Gordon Freeman. Introdotta nel secondo capitolo uscito inizialmente nel 2004 esclusivamente per PC, la Gravity Gun nacque da un’idea degli sviluppatori di sfruttare le capacità del Source Engine, motore grafico sviluppato dalla stessa Valve che fece il suo esordio proprio con Half-Life 2. Grazie ad una fisica avanzata ed inedita per l’epoca, il Source permetteva agli oggetti e ai corpi in-game di comportarsi in maniera realistica quando essi cadevano o collidevano con altri elementi dell’ambiente. La Gravity Gun sfruttava appieno le potenzialità offerte dall’engine e permetteva al giocatore di maneggiare e manipolare oggetti pesanti altresì impossibili da controllare, oggetti che poi venivano scagliati violentemente in direzione dei nemici. La Gravity Gun fu quindi un ottimo espediente per mostrare i muscoli dell’engine in maniera originale e brillante.
Dubstep Gun – Saint’s Row IV (2013)
Facciamo un salto di nove anni fino al 2013, anno di pubblicazione del quarto capitolo della saga ad opera di Deep Silver. Scrollatasi di dosso la nomea di emulo di Grand Theft Auto, Saint’s Row IV riuscì a stupire critica e pubblico proponendo una formula originale di azione e follia trasformando i classici dell’open world a tema criminale in un’opera fantasy-fantascienza ai limiti dell’umana concezione. Saint’s Row IV mescolava quindi elementi realistici con altri puramente fantasiosi, a partire dai superpoteri e, naturalmente, le armi. Fra queste spicca la presenza della Dubstep Gun, un’arma da fuoco in grado di crivellare i nemici a colpi di…Dubstep. Questa curiosa arma caratterizzata da un piatto da DJ installato su di essa sfrutta la potenza devastante dei bassi di quello che è stato il genere musicale più in voga nella prima metà dei nuovi anni ’10. Il tutto accompagnato naturalmente dagli effetti sonori e i cosiddetti “wobble” in perfetto stile Skrillex & co. Non potevano mancare le skin secondarie per quest’arma, ciascuna delle quali oltre a modificarne l’aspetto alterava anche la musica emessa ad ogni pressione del grilletto. Geniale no?
Pixellatore e Guanto Discotron – Ratchet & Clank (2016)
La serie di Ratchet & Clank si è sempre distinta dai classici del platform per la sua spiccata propensione all’action. L’ampio armamentario a disposizione del Lombax rende il titolo Insomniac Games uno sparatutto in terza persona in miniatura e la collezione di tutte le armi presenti è sicuramente parte integrante dell’esperienza offerta dal gioco. Tutto ciò viene riconfermato anche nel remake PS4 del primo capitolo che, oltre ad aver rilanciato alla grande una serie PlayStation storica come Ratchet & Clank, introduce alcune armi nuove e decisamente fuori di testa. Prima su tutte è il Pixellatore, un’arma cibernetica in grado di ridurre letteralmente la risoluzione grafica dei nemici rendendoli così un ammasso di pixel confusi e innocui. Altra arma impossibile da non menzionare è sicuramente il Guanto Discotron, un congegno in grado di scagliare la classica sfera riflettente da discoteca, la quale distrarrà i nemici facendoli ballare a perdifiato.
Tagliatore – Dead Space (2008)
Nel suo periodo di uscita Dead Space ha rubato lo scettro di Re dei TPS horror a Resident Evil proponendo un setup del tutto innovativo che mescolava ambientazioni e tematiche sci-fi a mostri inquietanti e letali. Perfettamente in linea con lo stile macabro e splatter del gioco di Visceral Games, che riceverà anche un reboot nei prossimi anni, il Tagliatore è sicuramente il fiore all’occhiello all’interno dell’arsenale in dote ad Isaac Clarke, protagonista di questa spaventosa avventura nello spazio. Basta premere il grilletto di quest’arma per scagliare di fronte a sé una lama circolare che, oltre a rimanere sospesa in aria, inizierà a roteare vorticosamente squartando tutto ciò che incontra. La lama inoltre seguirà i movimenti dell’arma, in questo modo è possibile amputare con precisione arti e tentacoli dei nemici scatenando così un bagno di sangue senza precedenti. Potenziando l’arma era infine possibile aggiungere più lame da scagliare in contemporanea, così da aumentarne l’effetto brutale e devastante. Noi non vediamo l’ora di tagliuzzare nemici anche sulle console di nuova generazione.
Pheromone Shot – Gal Gun (2011)
Apoteosi del trash giapponese, Gal Gun è uno shooter su binari pubblicato originariamente solo in Giappone nel 2011 per Xbox 360, poi convertito successivamente anche per PlayStation 3. A metà strada fra un House of the Dead e un dating sim in stile anime, Gal Gun è riuscito nell’impresa di divenire una delle bizzarrie più celebri al mondo grazie al suo gameplay semplice quanto divertente e, naturalmente, alla componente fan service. Una maldestra cupido di nome Patako scarica malauguratamente qualche freccia dell’amore in più del dovuto sul “povero” Tenzou Motesugi, uno studente del secondo anno da sempre bistrattato dal genere femminile. Questo spiacevole incidente trasforma il giovane Tenzou in un latin lover, facendogli conquistare le attenzioni di tutte le ragazze del liceo. Purtroppo per lui però, quest’eccessiva iniezione d’amore ha anche un effetto collaterale: se Tenzou non riuscirà a dichiararsi entro 24 ore alla sua prediletta questa lo disprezzerà per il resto della sua vita. Detto fatto, l’angelo dell’amore consegnerà allo studente un’arma speciale per poter sgominare il resto delle pretendenti e raggiungere il suo obbiettivo: una pistola che spara proiettili di feromoni. Grazie a questa potentissima arma Tenzou potrà così placare l’animo infervorito delle sue spasimanti semplicemente colpendole in alcuni “punti chiave” del loro corpo che, se ben assestati, le faranno crollare in estasi. Non fa una piega.
Gun del Sol – Boktai (2003)
Quando Kojima non occupava ancora il 90% degli articoli a tema videoludico sul web era “semplicemente” un game designer e producer passato alla storia per aver dato ai natali alla saga di Metal Gear Solid, oltre al suo fondamentale contributo per la produzione di Zone of the Enders. In mezzo a questi giganti del videogame c’è una piccola perla ingiustamente sottovalutata che porta anch’essa la firma, seppur solamente come producer, di Hideo Kojima. Stiamo parlando di Boktai: The Sun Is in Your Hand per GameBoy Advance, action RPG dalla visuale isometrica e una deliziosa veste grafica che riproduceva in 2D gli splendidi artwork di Ikuya Nakamura, art director che lavorò anche alla serie di MGS. Il gioco narra le vicende di Django, un cacciatore di vampiri il cui compito è quello di eliminare gli Immortali, creature un tempo umane corrotte dall’utilizzo e dall’abuso della Materia Oscura, un’energia tossica che ha lentamente divorato l’intera umanità. Django ha però dalla sua la Gun Del Sol, una pistola in grado di uccidere queste creature grazie alla sua capacità di immagazzinare l’energia solare. Tutto piuttosto normale, non fosse che per caricare l’arma il giocatore doveva realmente esporre la console alla luce del sole. Grazie ad una speciale fotocellula posta sulla cartuccia infatti, il gioco poteva così rilevare la luce circostante e caricare la Gun Del Sol e tutte le altre armi ad energia solare presenti in Boktai. Che non si dica poi che i videogame costringono le persone a stare al chiuso!
Portal Gun – Portal (2007)
Torniamo ancora una volta a parlare di Valve che, prima di abbandonare quasi del tutto la via della produzione di nuovi videogames per abbracciare la strada della service company, sfornò altri capolavori nella seconda metà degli anni 2000. Fra questi c’è sicuramente la serie di Portal, FPS innovativo basato su Narbacular Drop, un progetto universitario sviluppato da alcuni studenti poi assunti dalla stessa compagnia americana. Il concept di Portal ruota interamente attorno all’utilizzo della Portal Gun, un dispositivo in grado di generare due distinti portali, entrambi interconnessi fra loro, in grado di far raggiungere alla protagonista del gioco luoghi altresì inaccessibili. Il funzionamento è piuttosto semplice: i due portali possono essere posti su qualsiasi superfice piana, sia verticale che orizzontale. Attraversandone uno è possibile “sbucare” fuori dall’altro, un meccanismo semplice quanto ricco di applicazioni, le stesse sulle quali si basano i vari stage presenti nei due giochi. Dal semplice utilizzo dei portali per raggiungere una piattaforma troppo alta per la protagonista fino ad ingegnosi sistemi per deviare raggi laser verso gli interruttori o ancora essere catapultati da una parte all’altra della stanza. Forse il miglior impiego di un’arma nell’economia generale del gameplay di un videogame, è indubbio che il successo di Portal sia indissolubilmente legato alla Portal Gun.
Capelli – Bayonetta (2009)
Ideata da Hideki Kamiya, già autore della serie Devil May Cry, e protagonista dell’omonima serie Bayonetta è divenuta nel giro di pochissimo tempo un’eroina indiscussa dei videogames action, la perfetta controparte al femminile di Dante Sparda. Discendente della stirpe delle Streghe di Umbra, Bayonetta viene riesumata dalla tomba per poter aiutare l’umanità nella lotta ad creature terribili e mostruose chiamate Angeli. Oltre a destreggiarsi con ben quattro pistole fra mani e piedi, la sensualissima ma letale strega ha come vero e proprio asso nella manica…i suoi capelli. Modellando la sua chioma a proprio piacimento infatti, Bayonetta è in grado di scaraventare sui propri nemici colpi devastanti dalle fattezze di pugni e calci mastodontici. Lo stesso abito indossato da Bayonetta altri non sono che i suoi lunghi capelli, che la avvolgono e la ricoprono a mo’ di vestito sexy super attillato. Vestito che svanirà infatti ogni qualvolta sferrerete uno dei sopracitati attacchi speciali, per la gioia degli amanti del fanservice…
Lancer – Gears of War (2006)
Se parliamo di armi folli, non potevamo esimerci dal menzionare il Lancer, vera arma simbolo della saga TPS di Gears of War. Figlio non tanto illegittimo di una motosega e una mitragliatrice, il Lancer è il sogno antistress di milioni di giocatori, un’ordalia di sangue celebrata per tributo a Cliff B, forse il suo ultimo capolavoro in termini di design. Nel mondo di Sera, dove l’umanità lotta contro l’estinzione contro le terrificanti Locuste che fuoriescono dal suolo, quest’arma restituisce tutta la brutalità di una guerra senza pietà, distinguendo i soldati COG dal resto degli uomini e dei nemici. E non negatelo, avete provato qualcosa la prima volta che il pad nelle vostre mani vibrava mentre aprivate a metà una Locusta. Ci siamo passati tutti. Il problema è che ne vorrete sempre di più.
E voi avete provato qualcuna di queste armi? Oppure ne avete altre ancora da segnalarci?