Devil Daggers è uno degli sparatutto in prima persona più intriganti, difficili e profondi, ma nascosti tra mille altri indie, degli ultimi dieci anni. È un titolo frenetico che ti catapulta in un’arena per affrontare infinite legioni di demoni, armato di pugnali da lanciare a ripetizione. Ci sono solo 13 nemici e l’obiettivo è solo quello di correre il più possibile. Eppure, grazie a un movimento articolato e fluido con diversi trick da apprendere, si rivela rapidamente molto più complicato e magnetico del previsto. Un discorso simile si può fare per il sequel, HYPER DEMON, e per il nuovo Kill Knight.
La similitudine tra i due progetti di Sorath e il gioco targato PlaySide è abbastanza immediata da percepire dopo averli giocati entrambi. Le differenze sono minime, ma il concept è identico: uno sparatutto in una spettrale arena, dove bisogna annientare orde di creature ultraterrene nel modo più creativo, tecnico e cruento possibile. Dominare i demoni, dominando il demone interiore. Ecco la recensione di Kill Knight.
È impossibile staccarsi da Kill Knight
Il team di PlaySide ha voluto portare su PC, PS4 e PS5, Xbox One e Series X|S, e Nintendo Switch un twin stick shooter brutale, con un tocco retrò-cyberpunk e sangue demoniaco a profusione. La storia non crea delle fondamenta concrete in Kill Knight: la missione del nostro cavaliere oscuro è quella di uccidere l’ultimo angelo, attraversando un livello dell’inferno dopo l’altro per un totale di cinque strati differenti. Ognuno di essi pullula di bestialità e cela trappole mortali, dalle quali è impossibile sfuggire. L’unica soluzione è passarci attraverso, dare inizio a una mattanza senza precedenti.
Al contrario di Devil Daggers, Kill Knight adotta un punto di vista isometrico, un arsenale di armi molto più generoso e una maggiore varietà di nemici. Permane, invece, l’idea di un’arena infernale nella quale si è rinchiusi in eterno. Come in HYPER DEMON, invece, il ritmo di gioco è asfissiante e spesso gli effetti visivi sono psichedelici. L’ispirazione è palese e ammessa dalla stessa squadra di sviluppatori australiani, che ha voluto riproporre proprio un gameplay loop altrettanto assuefacente.
Dopo un tutorial conciso nel quale vengono illustrate tutte le meccaniche essenziali, da quelle più semplici alle combo più articolate e necessarie per sopravvivere, Kill Knight catapulta il giocatore nel bel mezzo dell’azione, munito di un armamentario iniziale adeguato all’avvio dell’avventura. Raggiungendo determinati obiettivi si sbloccano altre armi con poteri unici. A ogni morte, invece, viene data una quantità di denaro proporzionale ai punti ottenuti nella partita. Con queste monete è possibile comprare armi aggirando gli obiettivi stessi.
I cinque layer dell’Inferno sono simili, ma nascondono minacce più robuste e dai danni nettamente maggiori. Solo una volta superati si arriva al boss finale, e alla fine del gioco. Lapalissiano è l’approccio easy to learn, hard to master, proposto in maniera encomiabile da PlaySide e che rende Kill Knight una gemma arcade e uno dei migliori twin stick shooter moderni.
Il gameplay: tecnico e ipnotico
Il motivo sta principalmente nel gameplay e nella serie di combinazioni di armi e abilità accessibili al giocatore. Nell’ascesa di layer in layer in questo inferno saturo di neon, il nostro cavaliere ha una curiosa e ampia selezione di pistole, armi pesanti, spade e corazze. Si contano cinque alternative per ciascun elemento del kit da assassino di demoni, più un assortimento di artefatti con cui potenziare determinati aspetti del nostro alter ego.
Combinandole nella maniera più appropriata si ottengono dash aggiuntivi o un cooldown ridotto per la loro ricarica, spade per un danno ad area maggiore o con un parry incorporato per i proiettili nemici. Le armi pesanti possono modificare la tipologia dei nostri colpi, aumentare il danno o il rateo di fuoco. L’assorbimento delle gemme sanguinee può aumentare dandoci più Kill Power, o la nostra arma base può sparare proiettili perforanti. In altre parole, in Kill Knight sbloccare oggetti dà accesso a una infinità di combinazioni con cui passare di livello in livello, cercando di ottenere anche il punteggio più alto possibile.
Ebbene sì, poiché al netto della missione finale esiste una leaderboard dei migliori giocatori per ciascun livello, ed è ciò che assicura al titolo una rigiocabilità infinita. Il punteggio aumenta con killstreak più elevate, parry e carneficine con l’arma pesante, e il giusto utilizzo delle nostre abilità. L’unica di queste che è permanente e ha un ruolo cruciale nel superamento dell’arena è la ricarica attiva. Essa può essere attivata in tre modi, in unframmento temporale limitato: può potenziare il caricatore premendo il pulsante di fuoco, rilasciare un colpo corpo a corpo speciale con il pulsante per l’attacco in mischia, o assorbire tutti i cristalli di sangue tramite il dorsale usato per la mira del colpo speciale.
Ciò va eseguito nel bel mezzo dell’azione, tra schivate continue delle creature demoniache e dei loro colpi, oltre che delle trappole presenti nell’arena. In Kill Knight si corre e si spara, si attivano colpi speciali, scatti e colpi differenti, tutto nell’arco di pochi secondi. Senza sosta e per un massimo di 5-10 minuti per livello. Ogni partita è rapida, letale, caotica, ma sempre dalla lettura molto chiara.
Durata più o meno limitata, soddisfazione infinita
Trovarsi spaesati dinanzi a questa combinazione di controlli può capitare, ma è una sensazione che dura poco. Kill Knight non accompagna il giocatore, bensì lo lascia a sé stesso e alla libera sperimentazione e scoperta di armi, meccaniche e ritmo di gioco. Acquisita la padronanza necessaria a superare almeno il primo livello, la soddisfazione è immediata.
Avvolti dalla colonna sonora elettronica dark proveniente direttamente dagli anni Novanta, e dal neon continuo con un rosso dominante, ci si immerge in un loop scatenato tra più livelli di difficoltà, innervosendosi ma accettando le sconfitte che si susseguono, fino alla vittoria. I controlli rispondono in maniera eccellente e le performance sono assai solide sia su PC di fascia medgoia, sia su Steam Deck. Peraltro, su quest’ultima piattaforma con display OLED le tonalità vengono accentuate e risultano ancor più goduriose.
La durata definitiva della “campagna” completa si aggira tra le 12 e le 20 ore. Può anche essere più maggiore o inferiore a seconda delle proprie abilità. In più, l’idea della leaderboard qui è molto più efficace rispetto ad altri titoli e aiuta questo loop ipnotico a non perdere potenza. È una scalata infinita, una corsa asfissiante che segue il ritmo di Rip & Tear di Mick Gordon. È una guerra che non trova un attimo di tregua, un marasma che non conosce calma, un gioco che, secondo noi, conoscerà eterna freschezza.
La recensione in breve
Kill Knight è senza dubbio alcuno uno degli indie più sensazionali del 2024. Senza storie immense ed encomiabili, il cuore dell’esperienza cattura immediatamente il giocatore e non lo lascia andare. Una partita dopo l’altra si rimane intrappolati in questo inferno, nel tentativo di raggiungere nuovi record. Le sfide sono difficili, il design è sbalorditivo e il gameplay loop è elettrizzante. È ispirato e caratteristico in ogni suo elemento: un gioco da non lasciarsi scappare.
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Voto Game-Experience