Jade Raymond, nel corso del del Bilbao’s Fun & Serious Festival, ha parlato del suo nuovo progetto videoludico dopo il recente abbandono da Electronic Arts.
Queste le sue dichiarazioni sul nuovo titolo, definito “top secret”, presentando anche una nuova visione per una natura che unisce il single player al social:
“Non posso dire cosa sto facendo. Dovremo considerarlo un progetto top secret per il momento. Ma se fate caso alle cose che mi rendono entusiasta, c’è un’idea, un’opportunità a cui sto pensando da tanto tempo e che siamo finalmente sul punto di realizzare…
È stato molto interessante per me vedere tante idee un tempo confinate ai libri di fantascienza divenire realtà, e poi la normalità. Un esempio classico è il Metaverso. E non sto cercando di crearlo, ma una volta era un’idea inverosimile ed ora è un luogo comune. Ora mi sembra che gli ingredienti siano al loro posto per far diventare il tutto realtà. Nel tradizionale gioco action-adventure gli sviluppatori pensavano così: “Che storia vogliamo raccontare? Qual è il labirinto o il puzzle che vogliamo creare per ogni livello?” Da giocatore il tuo compito è quello di goderti la storia, ma è come se fossi un topo solitario in cerca del formaggio nel labirinto. Nell’open-world è diverso: puoi creare la tua stessa storia, e il come lo decidi tu. Non se un topo in un labirinto, c’è più coinvolgimento.
Penso che la grande domanda ora – ed è una domanda che mi entusiasma – sia come rendere quell’esperienza social. Come facciamo sì che, non solo si possa creare la propria storia, ma la si possa rendere social, e la si possa condividere in una maniera significativa? Non penso che abbiamo ancora trovato una risposta. Vedo emergere un modello differente, che a me piace chiamare “network engage model”. Significa che non tieni conto solo dei giocatori e dei creatori, ma di diversi ruoli, e di altri ruoli nel mezzo. Abbiamo visto l’ecosistema crescere ma non abbiamo ancora tutte le parti coinvolte. Penso sia qualcosa di estremamente interessante dal punto di vista del game design”.
Sicuramente una visione interessante della co-autrice di Assassin’s Creed, e voi siete d’accordo?