Se volete un Contra più cupo, surreale e violento, Iron Meat fa al caso vostro. L’era d’oro dei giochi “corri e spara” è ormai ben distante, ma c’è qualche sviluppatore indipendente che sperimenta alla ricerca di nuove idee, riproponendo infine tributi all’iconico titolo firmato Konami. In questo caso è Ivan Valeryevich Suvorov, supportato dal publisher Retroware, a proporre al pubblico un Contra sotto steroidi, più moderno e ispirato in parte a Carrion.
Tra gore e azione al cardiopalma, questo nuovo run-n-gun ha intrigato numerosi utenti soprattutto con i trailer visti durante l’estate di trailer presentata da Geoff Keighley e non solo. L’estetica non deve però ingannare ed essere il dettaglio su cui soffermarsi. All’atto pratico, Suvorov ha fatto un buon lavoro? Scopritelo nella recensione di Iron Meat!
Una storia del tutto apocalittica
La storia di Iron Meat è piuttosto semplice e funge da premessa in maniera efficace, senza troppi dettagli. In un mondo futuristico, oscuro e tetro, dalle basi spaziali emerge una nuova minaccia. Esperimenti scientifici falliti sulla Luna hanno portato alla invasione della Terra da parte di orrori composti di carne e metallo, guidati proprio dal nostro caro e altrimenti romantico satellite. L’esercito è in crisi, costretto a combattere giorno e notte per respingere le brutture extraterrestri. Qui entra il gioco il protagonista, il nostro alter-ego e salvatore della Terra, chiamato a rispondere con il suo arsenale, sconfiggendo anche le più mastodontiche e ripugnanti creature.
Liberare il mondo e la Luna dalla pericolosa biomassa non sarà un gioco da ragazzi. Essa si è infatti impadronita di corpi di metallo e cemento. Treni, edifici, veicoli, la Terra rischia di essere davvero avvolta e controllata da questo abominio. Si tratta di un immaginario oscuro e molto metal che, come anticipato in apertura, ricorda molto Carrion, avventura “horror al contrario” pubblicata da Devolver Digital dove noi siamo l’orrore amorfo alla ricerca di esseri da consumare.
Questa avventura si vive tuttavia per poco. I nove livelli a disposizione, a difficoltà intermedia, si possono superare agilmente in 2-3 ore. Si parte da una Foresta, si corre per le vie della Città, si salta su un Treno in movimento e si arriva infine alla base lunare. Le ambientazioni sono ben realizzate e abbastanza variegate, ma è il gameplay a non riempire davvero il nostro cuore e farci innamorare di Iron Meat.
Il gameplay di Iron Meat: veloce ma sbilanciato
Le somiglianze con Contra si notano immediatamente. Iron Meat ha un ritmo serrato in ogni livello e ogni istante. Giocarlo con controller è altamente consigliato, poiché sparare, muoversi e completare le sequenze di platforming non è proprio semplice con tastiera e mouse su PC. Inoltre, sconsigliamo l’utilizzo del joypad, preferendo il D-pad come insegna la vecchia scuola.
Sebbene platforming e shooting siano molto gradevoli e i controlli rispondano eccellentemente ai nostri input, il gameplay sembra quasi povero. Come metro di paragone prendiamo Vengeful Guardian: Moonrider, action platform 2D che ha cercato di attualizzare un gameplay ispirato a Turrican II e Shinobi, rendendolo più variegato e moderno. Iron Meat non riesce ad essere altrettanto attuale.
Sarebbe stato più interessante trovare altri livelli più particolari e non esclusivamente “corri e spara”. Un arsenale più ricco avrebbe aiutato il titolo a sembrare più fresco. Infine, con qualche scenario in più avrebbe ottenuto una maggiore longevità. Invece, una volta completata la campagna, l’unico vero motivo per ritornare su Iron Meat è divertirsi un’oretta con un amico grazie al multigiocatore couch co-op. Peraltro, pure questa modalità è imperfetta, in quanto la lettura degli elementi su schermo diventa ulteriormente più difficile, quando il gioco in single-player già ostacola la visione di nemici e oggetti a difficoltà Normale e Difficile.
Se non altro, Iron Meat è una bella sfida e garantisce non poco divertimento. I boss hanno mosse facilmente memorizzabili, più fasi, e non sono così semplici da abbattere. Delle tre difficoltà disponibili, la Facile la sconsigliamo in quanto offre davvero troppe vite e pochi avversari, ergo poca gratificazione. Con vite dimezzate in Normale e ulteriormente ridotte in Difficile, la frustrazione aumenta ma anche la gioia al completamento dei livelli disponibili. Del resto, è questo il vero succo di Iron Meat, quando la storia è elementare e si limita a fornire il contesto dell’esperienza.
Non ci sono leaderboard per spingere i giocatori a ritornare sul gioco e migliorare il proprio punteggio, il che limita la rigiocabilità. Certo, è una feature non di totale interesse, ma la sua aggiunta avrebbe aiutato Iron Meat a superare il test del tempo.
Nostalgia canaglia
Gli unici approcci differenti da Contra et similia riguardano le 35 skin sbloccabili e gli achievement. Completando gli scenari e ottenendo più punti possibili, si ottengono cosmetici nuovi per i propri personaggi, pensati per “arrotondare” la rigiocabilità a qualche ora in più anche in singolo giocatore. Per il resto, Iron Meat resta una evidente e interessante lettera d’amore ai suoi storici predecessori.
Graficamente è bello da vedere, soprattutto quando i boss arrivano su schermo. Questi ultimi sono ben realizzati e includono concept mai visti prima, decisamente unici. È possibile anche attivare un filtro retro sia per cambiare l’estetica con le tipiche scan-lines e curvature dei monitor CRT, sia per modificare la musica. Questa risulta piuttosto generica nel contesto di Iron Meat e in retro ha uno spirito differente, ma non meno anonimo.
Se non altro, il gioco funziona perfettamente su PC e Steam Deck OLED, dove peraltro risulta ancora più godibile. Dal 26 settembre arriverà comunque anche su Xbox Series X|S, Xbox One, PlayStation 5, PlayStation 4, e Nintendo Switch.
La recensione in breve
Iron Meat è un tributo a Contra che zittisce la nostalgia e diverte, grazie anche alla ottima risposta dei comandi e alle buone meccaniche. Tuttavia, l’esperienza è poco variegata e completabile forse troppo velocemente. Resta una bella sfida, ma poteva dare di più. Il multigiocatore co-op rende più facile il superamento dei livelli ed è piacevole, ma diventa facilmente confusionario. Artisticamente è notevole, ma i mostri e gli ostacoli su schermo non sono sempre ben leggibili, e la musica è abbastanza generica. Insomma, è un’alternanza arrugginita di pro e contro, con un potenziale chiaramente inespresso.
-
Voto Game-Experience