Se c’è una persona che più di ogni altra spera di veder ben presto sanato il nome di Activision Blizzard questa persona è Bobby Kotick, CEO della compagnia e tra i principali oggetti su cui fa perno la bufera a suon di molestie sessuali, abusi e discriminazioni che ha gettato nel fango il nome della compagnia, una volta noto esclusivamente per la fama dei videogiochi prodotti.
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A quanto pare Bobby Kotick potrebbe effettivamente abbandonare la poltrona di CEO, come tra l’altro viene richiesto in questi giorni da una petizione aperta dai dipendenti che ha già raccolto oltre 1.800 firme, se non riuscirà a sistemare velocemente la situazione di crisi in cui versa Activision Blizzard. Questo obbiettivo sarebbe frutto di una confidenza che Kotick avrebbe fatto ad alcuni suoi colleghi, nel corso di una riunione tra i piani alti di Activision, avvenuta venerdì scorso. Un obbiettivo complesso, vista la pesantezza delle accuse mosse contro la compagnia, che includono casi di discriminazioni, maltrattamenti e veri e propri casi di violenza (quasi sempre ai danni delle donne). Uno scopo, questo di Kotick, che appare ancora più complesso guardando semplicemente al passato.
Dopotutto è legittimo chiedersi quanto rapidamente Kotick possa aggiustare l’enorme e importante situazione in cui versa Activision Blizzard, quando per anni non si è riusciti a frenare un dipendente che apponeva come firma a tutte le emal “1-800-ALLCOCK”? Un caso venuto a galla con l’ultimo episodio del podcast del Wall Street Journal durante il quale vengono presi in oggetto alcuni dei più recenti report investigativi focalizzati su casi di cattiva condotta e insabbiamenti. Un inchiesta che non ha risparmiato colpi anche per Kotick, che guida la compagnia da trent’anni e certo non può essere all’oscuro di tutto. Il fatto è emerso per via di una trascrizione della giornalista Kirsten Grind, che recita: “C’è stato un esempio nel quale un dipendente Activision aveva firmato per anni e-mail con 1-800-ALLCOCK”.
Stando ai fatti, Activision non ha reagito alla cosa per anni, finché non fu finalmente prodotto un reclamo nel corso della scorsa estate. A quel punto si è svolta una breve indagine interna che in un mese ha portato al licenziamento del dipendente. “Il nostro team di conformità ha aperto un’indagine dopo aver ricevuto una segnalazione relativo all’utilizzo di questo numero e ha licenziato il dipendente a indagine conclusa”, ha detto il responsabile alle comunicazioni di Activision Blizzard, Helaine Klasky, ai microfoni di Kotaku.
Nel corso del podcast c’è anche stato spazio per una storia in più, quella di Ashley Mark, ex-quality assurance analyst presso Sledgehammer Games nel 2016, quando era in produzione Call of Duty: WWII. Lei ha raccontato di un ambiente ricco di eccessiva e tossica virilità, il tipo d’ambiente dove la sola parola che conta è la parola di un uomo. Ha anche ricordato di un giorno nel 2017, durante la festa per l’anniversario dello studio, in cui un ex manager ha “messo il braccio attorno a una mia collega quasi come volesse strozzarla”, mentre l’abbracciava ripetendo continuamente il suo nome.
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Insomma, di tempo per aggiustare le cose Bobby Kotick ne ha avuto in abbondanza, non sarà troppo tardi ripromettere di aggiustare le cose in fretta e furia solo ora? A ognuno la libertà di giudicare secondo la propria bussola morale.