Sam Barlow torna ad esplorare, con Immortality, la sua personalissima visione di film interattivo: una indagine spalmata in tre decadi, su altrettanti lungometraggi avvolti dalla medesima alea di mistero che ha impedito loro di vedere la luce delle sale. Cosa sarà successo e, soprattutto, che fine ha fatto Marissa Marcel?
Anno domini 2022: il mondo videoludico è infestato da FPS, TPS e re-re-re(aiut)make di glorie del passato, tutti venduti a prezzo pieno, occupando tutte le posizioni delle classifiche di vendita e lasciando ben poco spazio a giochi che non siano produzioni indie, capaci di giocare un campionato a parte, o sequel di giochi usciti decenni fa, tanto in ambito home computer, quanto eredi di antichi coin-op. Ed è con forza travolgente che un prodotto come Immortality vada ad inserirsi, di prepotenza (complice anche l’inserimento nel game pass di Microsoft), in un ambiente quasi impermeabile ai newcomers.
E invece “Here comes a new challenger”, tanto per riprendere lo slogan di Street Fighter II, un contendente capace di attrarre in modo magnetico tanti nuovi giocatori, facendo del termine “investigazione” la sua tara attrattiva principale, una tara attrattiva capace di tenervi incollati allo schermo fino all’end game…ed oltre.
Immortality, figlio dei produttori dell’acclamatissimo Her Story e Telling Lies, ci porta nel mezzo di una mistery story inerente la “carriera” di Marissa Marcel, un tempo giovane promessa del cinema, capace di girare tre film con altrettanti registi di grido, “Ambrosio” di Arthur Fischer, “Minsky” di John Durick e “Two of everything” dello stesso John Durick. Trés-d’union tra queste produzioni fu che, per ragioni misteriose, e ad ora non ancora chiarite, nessuno di questi lungometraggi vide mai la luce delle sale: contestualmente, dall’ultimo film, non si ebbero più notizie di Marissa Marcel, sparita e dimenticata, come per incanto, da tutti gli spettatori che, per decenni la avevano acclamata come nuova stella nascente del cinema.
Tutto questo fino ai giorni nostri, Immortality è, per l’appunto, ambientato nel 2022, anno in cui riemergono in modo del tutto improvviso ed inatteso, le bobine dei film originali, pronte ad essere visionate ed esaminate per comprendere il perché della loro mancata pubblicazione e, soprattutto, per fare luce sul fato della incantevole Marissa Marcel.
Immortality è un film interattivo lungo tre decadi.
Avremo dunque a disposizione infiniti spezzoni di film, da esaminare in profondità per arrivare a carpirne i segreti e per effettuare, mediante osservazione contestuale dei punti di interesse, collegamenti con spezzoni dello stesso lungometraggio o, alternativamente, di uno degli altri due, al fine di diramare segreti celati da più di cinquanta anni. Per far ciò potremo avvalerci della “moviola”, un avveniristico sistema di catalogazione digitale grazie al quale potremo esaminare centinaia di clip, avendo contestualmente la possibilità di effettuare un deep scan di ogni singolo frame in modo da evidenziare punti di interesse vari ed eventuali.
Ci troveremo dunque a cliccare sullo sguardo di protagonisti o deuteragonisti, ritrovandoci nei panni dello stesso attore in un altro film ed in un’altra situazione, al fine di cogliere collegamenti utili alla risoluzione dell’arcano che si cela, dietro queste tre produzioni. Altresì ci troveremo a esaminare, grazie ad una interfaccia ridotta all’osso, ma non per questo poco interattiva, oggetti di scena, armi, finestre e fonti di luce artificiale, azioni che ci porteranno, oltre che in altre scene del film, anche nei vari backstage o dialoghi con registi e produzione, permettendoci di mettere insieme pezzi di un puzzle così complicato da esser rimasto celato per quasi cinque decadi.
Grazie alla moviola potremo esaminare in dettaglio ogni singolo fotogramma, riavvolgerli daccapo, visionarli in slow-motion, cercando di carpire, avendo in mano una macchina da presa da noi guidata, i punti di collegamento tra questi tre lungometraggi e il destino di Marissa Marcel.
La continua esplorazione dei punti di interesse ci permetterà infatti di scandagliare a fondo la vita e la carriera della suddetta attrice, riapparsa dopo più di trenta anni dall’ultimo film, senza essere invecchiata di un singolo giorno: spingerci sempre più a fondo nella genesi dei tre lungometraggi (realmente girati nella loro interezza per la creazione di Immortality, da quel genio creativo di Sam Barlow) ci permetterà di venire a conoscenza di una serie di cupi ed atroci misteri che getteranno sotto tutt’altra luce l’immagine della eterea Marissa Marcel, creando un quadro di insieme inquietante ma, al contempo, capace di generare dipendenza ed una atmosfera tutt’altro che leggera.
Che fine ha fatto Marissa Marcel?
Per giungere ai titoli di coda, seguendo le trame di una narrazione non lineare ma, ciononostante di elevatissima qualità, ci impiegheremo dalle tredici alle sedici ore, periodo alla cui fine ci troveremo spiazzati dal livello del comparto narrativo e ci troveremo sicuramente, come successo al sottoscritto, a continuare l’esplorazione degli oltre duecento spezzoni a nostra disposizione, non tanto per manie di completismo ma per provare a smascherare ogni singolo elemento narrativo sapientemente nascosto da Barlow & co, nei tre sopraccitati lungometraggi.
Graficamente Immortality presenta una cura realizzativa senza precedenti: la differente datazione dei tre lungometraggi, dagli anni sessanta agli anni novanta, si traduce in una differente gestione del colore e della fotografia o nell’utilizzo di abiti di scena corrispondendodi al periodo storico di riferimento, in modo da non interrompere la sospensione dell’incredulità, necessaria per la corretta fruizione di un prodotto a metà tra l’arte cinematografia e quella(?) video-ludica.
La recensione in breve
Immortality non è un gioco per tutti, non fa nulla per esserlo ma, al contempo, lo diviene per via di una cura realizzativa a livelli di eccellenza, sfruttando un comparto narrativo di primissimo ordine, capace di gettarci in pasto a ricordi e spezzoni di film senza soluzione di continuità alcuna. In un mondo videoludico pieno di proposte e di ri-ri-ri-proposizioni sempre uguali a loro stesse, Sam Barlow ha il coraggio di rischiare, proponendo un prodotto completamente innovativo, che non dovrebbe mancare nella storia videoludica di alcun giocatore, al pari di altri mostri sacri del gaming. Giocatelo, non ve ne pentirete.
-
Voto Game-Experience