Ammettiamolo, c’è più d’una sottile ironia nel titolo dell’ultima creatura dei ragazzi di Bitmap Books: sia perché, in quelle poche parole, è racchiusa una delle frasi più celebri della golden age degli FPS (e se non cogliete la citazione a ID Software, ragazzi miei, abbiamo un grosso problema), sia perché gran parte del pubblico a cui, almeno sulla carta, il prodotto è rivolto beh, proprio così young non lo è da un pezzo. I’m Too Young To Die: The Ultimate Guide to First-Person Shooters 1992–2002: questo il titolo dell’ultima fatica dell’editore inglese, un tomo monumentale che, in 424 meravigliose pagine, regala uno spaccato memorabile del decennio di gloria assoluta dello sparatutto in prima persona. Il decennio di Doom e Wolfenstein, per capirci, ma anche Hexen, Quake, Blood, 007… una lista infinita di capolavori che hanno siglato i passi evolutivi di uno dei generi oggigiorno più apprezzati ma che, proprio in quegli anni, era alle prese con la sperimentazione e la creazione di un’identità propria: identità che l’editore inglese ripercorre con dovizia e cura impeccabili, concretizzando il tutto in un volume che straripa non solo per quantità (e qualità) di dettagli, ma anche di aneddoti e retroscena – che, inutile quasi dirlo, faranno impazzire i giocatori più appassionati. E non solo quelli di FPS.
Giovani dentro
A quanti di voi la frase “I live… again” suona familiare? Quanti ricordano di aver preso a cazzotti il volto texturizzato di John Romero, magari digitando IDCLIP sulla tastiera poco prima per evitare un paio di corridoi strapieni di demoni? O, per caso, siete tra i pochi fortunati che, giocando nei panni dello Xenomorfo in AvP, non hanno sofferto di mal di mare per due settimane? A queste e, ovviamente, moltissime altre domande risponde I’m Too Young To Die: The Ultimate Guide to First-Person Shooter 1992–2002: una guida nel senso più lato del termine, capace di coprire qualcosa come oltre 180 titoli omaggiando nel migliore dei modi i primi, pirotecnici passi di un genere destinato a divenire culto. Del resto, lo sappiamo tutti: non fosse stato per i primi first person shooter difficilmente avremmo potuto vomitare piombo su lontane colonie spaziali piene di alieni, all’interno di piramidi maledette sigillate da secoli o, perché no, nei gironi più profondi dell’inferno.
I’m Too Young To Die (ci riferiremo al volume in questo modo, da ora in poi, per brevità) non è un semplice compendio di titoli illustri con elenco di dettagli, screenshot ad alta qualità e trivia di varia natura. Senza dubbio questo rappresenta il punto di partenza – e fidatevi, sarebbe più che sufficiente a giustificarne il prezzo di copertina – per un set di pietre miliari destinate a far scuola come Doom, System Shock, Thief o Half-Life, per esponenti seminali del multiplayer come Unreal Tournament e Halo, per perle come Blood, Dust, Maze War o per titoli che, nel proprio piccolo, hanno voluto osare e sperimentare nuovi gameplay, come Buster o Trespasser. Ma questo, per l’appunto, rappresenta soltanto la punta dell’iceberg descritta, o meglio narrata, da Bitmap Books.
Le radici di I’m Too Young To Die vanno più in profondità di quel 1992 impresso nella copertina rigida (disegnata ottimamente, è giusto ricordarlo, dal noto game-artist Ian Pestridg): si parte infatti dal 1969, dai prolegomeni del genere e dai primi esperimenti di gioco in prima persona, per poi analizzarne l’evoluzione attraverso i primi semplici labirinti tridimensionali (il nome Maze dovrebbe accendere più di qualche lampadina ai più attempati) e prototipi di role game. Il tutto, passo dopo passo e gioco dopo gioco, per approdare ai primissimi titoli “armi in mano” e alla genesi di una filosofia ludica culminata in esponenti indimenticabili come il primo Wolfenstein 3D, Catacomb e molti altri.
Il tocco elegante di Bitmap Books, non solo limitato a fattori artistici quali ottima impaginazione e qualità (di carta e copertina) stellari, si vede ancor di più sotto la lente della costruzione narrativa: i titoli prescelti per ripercorrere questi 10 anni di FPS permettono di delineare una sorta di atlante anatomico del genere, un trattato impeccabile da cui è possibile definire l’origine del successo degli FPS ed identificarne gli elementi in grado di affascinare generazioni intere di giocatori. Ma non solo: Bitmap Books va oltre, e con I’m Too Young To Die ne approfondisce i paradigmi portanti, sottolinea l’impatto dei pezzi da 90 sul mercato e l’influenza – anche sul lungo periodo – nel contesto della grafica 3D.
Capire cosa effettivamente renda diverso un FPS dall’altro (al netto, chiaramente, degli aspetti più ovvi) può sembrare un processo abbastanza semplice, specie per chi abbia esperienza nel mondo del gaming: I’m Too Young To Die offre delle prospettive proprie, inedite e profonde, per addentrarsi ancor più nell’analisi del First Person Shooter: e alcune scoperte, ve lo garantiamo, sfiorano la rivelazione. Nelle 424 pagine che compongono I’m Too Young To Die, insomma, Bitmap Books non si pone limite, e non bastassero le centinaia di curiosità, aneddoti e dettagli, ampio spazio è concesso alle interviste: oltre alla prefazione firmata da John Romero, sparse per il volume sono disponibili le chiacchiere che gli editor britannici hanno scambiato con eminenze del settore quali Randy Pitchford, David Doak (babbo di GoldenEye e TimeSplitters), Warren Spector e Ken Levine. E, ovviamente, molti altri.
Un libro imperdibile per ogni collezione
Inutile dire che il binomio qualità e quantità che caratterizza I’m Too Young To Die lo rende un acquisto non solo semplicemente obbligatorio per chiunque (come chi vi scrive) abbia un conto aperto con gli amici di Bitmap Books, ma davvero per tutti – e no, non stiamo esagerando. Dai semplici fan dell’FPS a chi ami la letteratura del videogioco, passando per quell’utenza alla costante ricerca di disamine sull’argomento più approfondite e “professionali” della media: chiunque può trovare in queste pagine informazioni, riflessioni, spaccati che descrivono al meglio uno dei periodo più rivoluzionari dell’intera industria. Un flash sugli anni 90 e sui suoi ritmi frenetici, scanditi da wall/rocket jump e BFG, dal redentore di Unreal Tournament e dalla sfacciataggine indomita dell’unico e solo Duca.
Ed è ancor più inutile sottolineare come il know how, la passione e la competenza di Bitmap Books nel descrivere l’universo dei giochi “di una volta” non solo rimangano indiscutibili, ma difficilmente – nel campo dell’editoria – trovino degni rivali. I’m Too Young To Die sprigiona passione e impegno, quella curiosità spasmodica di scavare in profondità per portare alla luce segreti quasi dispersi, rarissimi dettagli sconosciuti dietro alla genesi o allo sviluppo di quello che, oggi, è un ultra-classico. Un libro, questo, che sigla un ulteriore passo avanti rispetto a quanto prodotto sinora dall’editore britannico – che, come potete osservare voi stessi, vanta una bibliografia da far girare la testa.
Un libro che, al netto di ottimi dati di vendita e di un’impareggiabile qualità “narrativa”, vanta un design che difficilmente passa inosservato. Dal font retrò al formato orizzontale 210x297mm, passando per una copertina rigida con rilegatura speciale (che permette al libro di appiattirsi, per visualizzare come si deve le immagini su doppia pagina), la stampa litografica ad alta qualità e l’utilizzo di uno speciale inchiostro Pantone per le immagini: I’m Too Young To Die è un volume da collezione senza se e senza ma, che nel suo formato Standard (gentilmente fornitoci da Bitmap Books per questa recensione) viene offerto ad un cartellino di poco inferiore ai 39€. Che, date retta a noi, potrebbero rappresentare il miglior investimento letterario in cui vi imbatterete quest’anno. O, più probabilmente, l’inizio della vostra nuova condanna a vita…
In Conclusione
I’m Too Young To Die: The Ultimate Guide to First-Person Shooter 1992–2002, da qualsiasi punto lo si osservi, è uno di quei libri che non dovrebbe mancare nella vostra collezione per nessuna ragione al mondo. Ricchissimo, profondo e stracolmo di dettagli, offre una miriade di informazioni, aneddoti e approfondimenti per oltre 180 titoli spalmati nei 10 anni di Golden Age dello sparatutto in prima persona. Un autentico pezzo di storia offerto gentilmente da Bitmap Books – che, anche questa volta, sigla un centro perfetto: un volume che, come i suoi “fratelli”, dovrebbe essere nel curriculum di qualsiasi giocatore.
Disclaimer: Una copia di I’m Too Young To Die: The Ultimate Guide to First-Person Shooter 1992–2002 ci è stata gentilmente fornita da Bitmap Books per la stesura di questa recensione. Per maggiori dettagli, e per osservarne il catalogo sensazionale, vi rimandiamo al sito ufficiale dell’editore.