Il modello live service nei videogiochi si è imposto negli ultimi anni, non senza critiche e avversione da parte dell’utenza più esigente. Se da un lato ci sono le polemiche, però, dall’altro ci sono enormi guadagni, che non faranno interrompere facilmente la tendenza.
Un nuovo sondaggio condotto da Game Developer su 600 sviluppatori, però, ha dimostrato che anche tra loro serpeggia l’idea che il live service non sia sostenibile sul lungo termine. Una delle domande del sondaggio verteva proprio sulla sostenibilità di questo modello, diventato ormai uno standard e abbracciato con passione anche dalla stessa Sony per i suoi PlayStation Studios.
Tra gli intervistati, il 39% ha dichiarato di essere abbastanza preoccupato, mentre il 31% ha precisato di essere molto preoccupato. Parliamo dunque di un 70% di sviluppatori che nutre dubbi sul futuro del live service, mentre solo il 25% non esprime preoccupazioni e un 4% non sapeva che cosa rispondere.
Le preoccupazioni degli sviluppatori che ne hanno espresse riguardano il dubbio sulla fedeltà dei giocatori, che potrebbero perdere interesse in un gioco live service, e il rischio della concorrenza di nuovi giochi che potrebbero soppiantarne uno esistente. Anche i costi crescenti per lo sviluppo e per le acquisizioni dai grandi gruppi sono stati menzionati come elementi di turbamento.
Le opinioni degli sviluppatori, comunque, sembrano essere molto diverse da quelle dei grandi publisher, più interessati al guadagno e alla possibilità di monetizzare che ai feedback ricevuti internamente e dal grande pubblico. Non è un caso se la deriva live service è sempre più marcata, con videogiochi che si sono letteralmente snaturati per assecondarla.
Pensiamo ad esempio a Suicide Squad: Kill the Justice League, che ha ricevuto numerose critiche e che è arrivato sul mercato nonostante si sapesse che sarebbe stato un flop, o ai progetti PlayStation Studios di cui si parla per i prossimi anni. Solo un eventuale calo degli introiti fermerebbe il trend, che per il momento sembra vivo e redditizio, checché ne pensino gli sviluppatori.