L’arrivo di Hogwarts Legacy, oggetto di questa nostra recensione della versione PlayStation 5 dell’ultimo nato in casa Avalanche Software, sancisce la fine di un iter di sviluppo iniziato ben sei anni fa, sei anni in cui tutti gli appassionati del Wizarding World, hanno riposto le proprie speranze nell’operato della software house statunitense, con l’aspettativa di trovarsi di fronte ad un prodotto di qualità, rispettoso però di uno dei franchise più amati di sempre.
Ed è dunque con le medesime aspettative che ci approcciamo a questo RPG open world, che ci porterà a varcare, muniti di una immancabile bacchetta magica, le porte di Hogwarts, per rispondere alla chiamata della scuola di magia più famosa del mondo. Ci troviamo dunque di fronte ad un prodotto ben realizzato e rispettoso del materiale originale o ad un “puro e semplice” esercizio di fanservice? La risposta sta esattamente nel mezzo e, fidatevi, non è affatto un male. Vi lasciamo alla magia della nostra recensione di Hogwarts Legacy.
Anche prima di Harry Potter, Hogwarts nascondeva temibili segreti
Gli eventi narrati in Hogwarts Legacy prendono vita nel lontano 1890, ben cento anni prima della cosidetta “Potter Age” cinematografica, facendoci entrare in una Hogwarts che, al netto della mancanza dei protagonisti che tanto abbiamo imparato ad amare nel corso di questi anni, ci sembra uscita direttamente dalla tempolinea presente.
La quantità di dettagli e di sfumature, presenti in ogni centimetro quadro virtuale, ci faranno sentire ben prima di subito a casa, compiendo il primo degli incantesimi necessari ad avere un gioco di successo: restaurare quella sospensione dell’incredulità cui i libri della Rowlings, ed i film da essi tratti, ci avevano abituati.
Nei panni di uno studente (o di una studentessa) atipico, ammesso direttamente al quinto anno della scuola di magia, liberamente configurabile ed editabile grazie ad un editor di sistema davvero soddisfacente, ci troveremo, in media res, ad affrontare una sequela di eventi che trasformeranno il nostro tranquillo trasferimento ad Hogwarts in un incubo ad occhi aperti.
Dovremo dunque lottare per la nostra vita e guadagnarci ogni metro che ci separa dalla accademia di magia più famosa del regno, facendoci strada tra dimensioni alternative ed agguati volti a carpire un segreto in nostro possesso, di cui nemmeno noi siamo ancora a conoscenza.
Una volta giunti in quel di Hogwarts ci troveremo al cospetto del preside Black (si, se il nome vi ricorda il caro Sirius, non siete poi così lontani dalla verità…) e parteciperemo al rito dello smistamento, grazie al quale potremo scegliere (in modo diretto od indiretto) la casata di appartenenza. Punti per Tassorosso, per quanto la casata più popolare, dopo il lancio, pare essere quella dei serpeverde.
L’eredità di Hogwarts – tra magia antica e moderna
Eleazor Fig, questo il nome dell’anziano mago che ci porterà, per mano, all’interno di Hogwarts è anche colui grazie al quale scopriremo di essere in grado di percepire (ed utilizzare) la magia antica. Questa altro non è che una forma ancestrale ignota ai più, ma coperta da talmente tanti misteri da rendere la stessa presenza del nostro alter ego virtuale un motivo, per Ranrok il Goblin ed una serie di suoi scagnozzi e collaboratori, per attaccarci senza soluzione di continuità.
Con l’incedere della storia scopriremo di non essere stati i primi ad essere ammessi direttamente al quinto anno e che, in passato, tutti coloro che ebbero questa “fortuna” furono anche in grado di percepire e padroneggiare la magia antica, facendo risultare dunque, il nostro protagonista. come l’ultimo anello di una misteriosa eredità, la Hogwarts Legacy, per l’appunto, che da il titolo alla produzione Portkey Games.
In questo dinamico e periglioso contesto, viene comunque ad innestarsi la nostra quotidianità ad Hogwarts, una routine fatta di lezioni che ci permetteranno di scoprire e padroneggiare al meglio le arti magiche. Non minore importanza avrà la gestione dei rapporti con i nostri compagni di corso, che ci faranno da guida all’interno della scuola e grazie ai quali potremo apprendere, tanto direttamente, quanto per via di missioni secondarie affidateci dai nostri docenti, nuovi ed indispensabili rudimenti magici.
Il gioco su licenza definitivo
A ben ventiseri anni di distanza dall’inizio della Potter Mania, è del 1997 infatti la prima edizione inglese di “Harry Potter e la pietra filosofale”, ci troviamo forse di fronte, per la prima volta, ad un gioco dal valore “critico”. Nei cinque lustri intercorsi dalla prima apparizione del mago occhialuto, abbiamo infatti assistito alla apparizione di numerosi Tie-in, a volte riusciti, altre meno, e di una serie di incursioni del franchise nel mondo LEGO, nulla che venga comunque ricordato, ad ora, nell’olimpo del gaming.
Il limite principale di queste produzioni, infatti era la “limitatezza” delle stesse alla copertura dell’arco narrativo di una specifica pellicola / libro, rappresentando un contentino, in salsa fanservice, per i più esagitati ma mai, purtroppo, un vero punto di arrivo per il destino “videoludico” del franchise.
Con Hogwarts Legacy assistiamo, invece, al capovolgimento di quanto visto con i pur illustri predecessori videoludici: un gioco completamente scollegato da dinamiche (narrative) cinematografiche, avente come unico “limite” quello inerente l’ambientazione. Assistiamo dunque al proliferare di un arco narrativo nuovo di pacca nel tanto adorato universo di Hogwarts e di località ad esso adiacenti, un melting pot che riesce a sublimare, con cura, dovizia e debite concessioni al fanservice più sfrenato, ma non tossico, quanto di buono esistente nell’universo creato da J. K. Rowling, regalandoci, per distacco, la migliore rappresentazione di Hogwarts mai vista in ambito videoludico.
Una cura per i dettagli a dir poco maniacale
L’ingresso ad Hogwarts ha rappresentato finanche per me, giocatore di vecchissima data, uno dei momenti più sbalorditivi della mia intera carriera videoludica, e poco c’entra la fascinazione verso l’universo in questione. Il sottoscritto, infatti, è ben lungi dall’essere un hardcore fan di Harry Potter ma, ciononostante l’aver varcato la soglia di Hogwarts ha contribuito a rendere i miei occhi carichi di meraviglia a causa della immensa stratificazione e densità del mondo di gioco.
Non magnificenza grafica o, almeno, non solo. La ricostruzione della accademia di magia, di ogni sua singola sezione, di ogni sala comune delle diverse case e delle segrete è letteralmente commovente, per livello di verosimiglianza a quanto visto nei film. La pedissequa riproduzione degli ambienti è però solo uno dei motivi della fascinazione esercitata da Hogwarts Legacy su di me: esplorando liberamente l’ambiente di gioco ci troveremo infatto a contatto con un mondo dannatamente stratificato e pieno di segreti e di attività secondarie, completamente interrelate con la lore potteriana da noi ben conosciuta.
Non di rado ci troveremo a scoprire, mediante l’incantesimo Revelio, segreti nascosti dentro quadri animati o ci troveremo a dover far “luce”, mediante Lumos, su delle cornici altrimenti nere, che ci indicheranno uno specifico luogo ove recarci per svelare uno o più elementi misteriosi. Ogni singolo elemento grafico – sonoro che ho incontrato nel mio playthrough rappresenta un atto di devozione, qualcosa che va ben oltre il fanservice, nei confronti della meravigliosa saga creata dalla Rowling. Potremo addirittura realizzare il sogno di ogni bambino (no, non ricevere la lettera per Hogwarts): volare sul Wizarding World in groppa ad una scopa magica.
Canzoni orecchiate, rumori ambientali, stornelli intonati da abitanti del maniero di Hogwarts, cura maniacale nella riproposizione grafica di quanto presente nei film o letto nei libri sono elementi all’ordine del giorno in Hogwarts Legacy, particolari che spostano in alto l’asticella dell‘immersione ambientale, elemento fondamentale per la fruizione di un prodotto fan-oriented come questo. Era dai tempi di Oblivion e Skyrim che non mi capitava di imbattermi in un mondo così denso e stratificato, pieno di segreti, easter egg e attività contestuali così ricche e pregne di significato in-game, non messe li solo per allungare il brodo, Ubisoft style: al netto di tutto ciò, siamo sicuramente di fronte al miglior gioco su licenza cinematografica mai prodotto (Blade Runner. l’originale, del 1997, a parte).
Non solo qualità (grafica) ma anche quantità (di gameplay)
Questa considerazione appena esposta, pesante e di gran caratura, me ne rendo conto, deriva dal fatto che, al netto di una riproduzione a dir poco perfetta del mondo e della atmosfera del Wizarding World, Hogwarts Legacy brilla anche quanto a gameplay. Per dirla in breve: oltre al fumo, c’è tanto, ma proprio tanto arrosto sul fuoco allestito dai ragazzi di Portkey Games.
La struttura open world ben si presta alla libera esplorazione del mondo di gioco, esplorazione che ci permetterà tanto di seguire la trama principale, di cui non vi dirò altro per non incorrere in spoiler, tanto di dedicarci ad una sequela di attività secondarie, complementari e mai inutili, senza perdere però il focus dalla missione originariamente scelta.
Come studenti del quinto anno ci troveremo dunque a seguire un numero incredibile di lezioni, per recuperare il gap di preparazione con i nostri compagni di corso, e per entrare in contatto con docenti che, ciascuno dopo una serie di prove accessorie, ci farà “dono” di uno dei trenta incantesimi, che ci risulteranno fondamentali per la progressione nel mondo di gioco. La conoscenza di un numero sempre maggiore di arti magiche ci permetterà tanto di dedicarci a lunghe sessioni esplorative quanto, per rimanere in canone con la tradizione potteriana, di affrontare, in una sequela di duelli a distanza, i nostri avversari, che potranno essere sconfitti solo dopo il corretto padroneggiamento delle stesse.
Una accurata “programmazione” del parco incantesimi utilizzabili rappresenterà la chiave del nostro successo: al netto, infatti, del pingue numero a nostra disposizione, potremo equipaggiarne solo quattro alla volta, oltre ovviamente alla magia di attacco base. Sarà dunque fondamentale interpretare le situazioni ludiche e prepararsi alla azione ancor prima di aver intrapreso una determinata quest.
Quattro stagioni di magia (tanta) e di RPG (a tinte schiarite)
La progressione del gameplay si articolerà attraverso quattro atti, ciascuno corrispondente ad una stagione dell’anno (tanto tout-court, quanto accademico). La progressione tra le stesse dipenderà, infatti, dal completamento delle missioni principali correlate a ciascuna stagione: dovremo dunque frequentare lezioni, imparare incantesimi, edurci in erbologia ed apprendere come comporre pozioni.
La frequenza delle lezioni, e l’erudizione in ciascuna delle arti magiche sarà importantissima in quanto alcune missioni ci saranno precluse, senza determinate conoscenze contestuali. Nel computo della progressione accademica, grande importanza avrà anche lo sviluppo delle relazioni sociali con i propri compagni di corso: molti di questi diventeranno utilissimi nel corso del playthrough, aprendoci missioni altrimenti precluseci o divenendo vere e proprie spalle durante i combattimenti.
La scelta della casa, ahinoi, non influirà come dovrebbe sulla gestione di questa “socialità accademica”: sovente la mia stregona Tassorosso si è trovata a collaborare con la grifondoro Natsai Onai (Natty per gli amici) o, addirittura, con Sebastian il serperverde. Nulla riguardo la nostra scelta originaria o il nostro allineamento varierà l’incedere della narrazione, eccezion fatta per qualche riga di dialogo buttata li tanto per far rumore ma che, alla fine della fiera, nulla ci costerà quanto a limitazioni o preferenze di collaborazione tra le case: sarà possibile, infatti, procedere attraverso missioni “legame” anche con confratelli di Hogwarts, pur se di case differenti.
La componente RPG, pur presente e sviluppata per tutto il playthrough, risulta essere abbastanza “timida”, non impalpabile ma, di sicuro, tutt’altro che fondante come avrebbe dovuto essere in un gioco vasto come Hogwarts Legacy. La base della progressione ruolistica sta nell’acquisizione dei talenti, che ci permetteranno di specializzarci in uno o più rami, dagli incantesimi fino alle arti oscure. A complemento del tutto giunge l’acquisizione di punti esperienza, utilizzabili per avanzare di livello ed affrontare, di conseguenza, nemici altrimenti inaccessibili (quanto a livello di sfida).
Il completamento delle missioni, la raccolta delle pagine del diario e la vittoria in battaglia ci permetteranno di salire agevolmente di livello: purtroppo, però, a parte il numero identificativo del nostro livello di abilità, poche saranno le differenze da un livello all’altro. L’unica differenziazione risiederà nella acquisizione di materiale ed abbigliamento magico, presente in quantità decisamente eccessiva nel mondo di gioco, tra casse del tesoro e loot derivante da vittorie. Il sistema di combattimento risulterà dunque svilito (e disequilibrato in nostro favore) a causa di questo errato bilanciamento.
Comparto tecnico – Tra luci (molte) ed ombre (non poche)
Hogwarts Legacy vive, tecnicamente, di molti alti e di qualche basso: la resa grafica all’interno di Hogwarts è mirevole e di gran caratura, tanto dal punto di vista della mera conta poligonale, quanto al livello delle textures, di buona fattezza. Lo stesso non si può dire, purtroppo riguardo l’hinterland della scuola di magia, realizzato in modo altalenante e con textures molto più slavate e meno definite.
La versione PlayStation 5 da noi provata dispone di due modalità, una votata al mantenimento del framerate e una che va a prediligere la fedeltà grafica alla fluidità. Ho effettuato il mio playthrough utilizzando questa seconda modalità ed il frame rate si è assestato sempre sui 25-30 fps, facendo si che l’esperienza di gioco fosse comunque godibile nonostante qualche tentennamento di troppo.
La gestione dell’illuminazione è altresì altalenante: pur non disponendo, in nessuna delle due modalità grafiche, di funzionalità avanzate di Ray-tracing, presenti invece sulla versione PC, risulta essere soddisfacente negli ambienti chiusi e molto più accennata in quelli aperti. Volendo essere pignoli, si nota lo scostamento tra la magnificenza dei fondali di Hogwarts e il dettaglio poligonale dei protagonisti, di certo non insufficiente ma che, forse, avrebbe meritato miglior cura, in guisa di fotorealismo.
Il comparto sonoro, invece, è assolutamente inattaccabile: tutto ciò che udirete in Hogwarts Legacy vi porterà continui tuffi al cuore, in una costante rimembranza di tutto ciò che avete visto e udito nel corso della lunga saga cinematografica del mago occhialuto.
Nota a margine, non strettamente tecnica: stride, purtroppo, la mancanza di una qualsiasi modalità multiplayer che, pur gestita in modo completamente distaccato dalla progressione lineare del gioco, avrebbe dato ancor più vigore ad una proposta di gioco comunque gigantesca.
La recensione in breve
Hogwarts Legacy è il migliore gioco su licenza Harry Potter di sempre.
Una dichiarazione di amore nei confronti del mondo inventato da J.K. Rowling, realizzata con dovizia, precisione e rispetto, coniugando fanservice con profondità di gioco.
Qualche piccola grana grafica, unita ad un comparto ruolistico solo accennato (e all'assenza del comparto multiplayer) non vanno comunque a svilire un prodotto monumentale.
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Voto Game-Experience