La fascinazione per i mondi post apocalittici è un topos ultrasfruttato sia da produttori cinematografici che da creatori di videogames. Basta poco per citare titoli come Mad Max o Fallout e non è un caso che, a breve, anche il secondo di questa lista vedrà una trasposizione televisiva. Fatto sta che, sin dalla notte dei tempi, registi e sviluppatori hanno provato ad immaginare cosa rimarrebbe della vita, così come la conosciamo, in un mondo devastato da catastrofi o calamità naturali. Ed è questo il caso di Highwater che, rilasciato un anno fa da Netflix, fa il suo debutto su PC e console di nuova e vecchia generazione. Ci troviamo, dunque, di fronte ad un mero riempitivo interattivo di un catalogo streaming o ad un prodotto gradevole e ben fatto? Delle due, siamo più verso la seconda opzione. Ma scopriamone di più, con la nostra recensione di Highwater.
Highwater – Un mondo sommerso
Il cambiamento climatico, unito all’inettitudine dell’uomo a fronteggiare una emergenza peggiorata anno dopo anno, ha reso la terra inabitabile e ricoperta di acqua per la maggioranza della sua superficie. In un contesto in cui, il mondo così come lo conosciamo oggi, non esiste più, vengono ad innestarsi le avventure di Nikos. Il nostro è, a tutti gli effetti, un giovane sopravvissuto che, invece di arrendersi allo stato delle cose, decide di addentrarsi in Alphaville, uno degli ultimi agglomerati urbani rimasti sulla faccia del nostro pianeta.
Seppur ampiamente allagata, infatti, Alphaville, agglomerato in cui l’acqua ha riempito le strade, permettendo agli abitanti di navigare tra i grattacieli, è, di fatto, forse l’unica città superstite del pianeta. Gli abitanti della stessa, consci del loro status di superstiti, hanno reso però Alphaville inaccessibile dall’esterno. Consapevoli, inoltre, dell’inevitabile destino della terra, che oramai ha declamato il suo canto del cigno, stanno pensando di raccogliere gli abitanti più meritevoli e partire, con una navicella spaziale, alla volta di Marte.
Ed è qui che partirà la peregrinazione di Nikos, con il suo tentativo di infiltrarsi dentro Alphaville e di guadagnarsi un posto per fuggire da una terra oramai condannata. Il comparto narrativo, come avrete capito, regala sistematicamente emozioni, riuscendo ad emozionare e a far riflettere, anche suffragato da uno stile grafico che trasuda originalità da ogni poro.
Stile e sostanza
Si, perchè la fascinazione di Highwater, dotato si di una trama di tutto rispetto, deriva anche da uno stile grafico delicato e toccante, che ci guida con la giusta dolcezza in un mondo di gioco devastato dalle catastrofi climatiche avvenute. Un mondo pervaso da solitudine e tristezza, viene reso, in guisa quasi pittorica, grazie ad una palette cromatica pastellosa e ad un minimalismo poligonale mai utile come in questo caso. Grazie a questa scelta stilistica, che ricorda (cromaticamente) quanto visto in Zelda: Tears of the Kingdom, potremo infatti concentrarci sul mondo di gioco, vero protagonista di questo Highwater, e sulla trama, avente la cupidigia e la cecità umana come punto focale.
Highwater viene a configurarsi, infatti, come una esperienza contemplativa, per via di un mondo di gioco ridotto al lumicino ed immense distese di acqua, specchio ed ultimo effetto dell’inazione umana nei confronti dei cambiamenti climatici. Anche le poche sessioni di dialogo disponibili sono schematiche e poco esaustive, lasciando all’esplorazione ambientale il compito di dipanare una trama il più delle volte (troppo) intimista e nascosta.
Non solo esplorazione ambientale di un mondo (acquatico) quasi open-world, ma una struttura di gioco che mescola sapientemente elementi derivanti da varie categorie videoludiche. Giunti sulla terraferma ci troveremo, dunque, a dialogare con i pochi superstiti presenti in loco e, spesso e volentieri, ad affrontare combattimenti di vario tipo.
A metà strada tra strategico e survival
I combattimenti verranno gestiti come nel più classico degli strategici a turni, con qualche variazione sul tema, però. In pura guisa di genere, l’ambiente di gioco verrà suddiviso in quadrati, sui quali ci muoveremo per effettuare la nostra “mossa”. Contestualmente, potremo avvalerci degli elementi presenti sul terreno, al fine di impostare debitamente la nostra strategia di attacco e difesa, traendo vantaggi dalla disposizione degli stessi. Tutto ciò va a dare una sorta di dinamismo ad un gameplay che, altrimenti, rischierebbe di sembrare un “more of the same”, prendendo ad esempio titoli ben più blasonati e complessi dell’ultima opera Demagog Studio.
Ed è appunto questa, che è una caratteristica distintiva di Highwater, a mostrare il suo più grande limite. L’ultimo nato in casa Demagog Studio tradisce, con queste caratteristiche, pur pregne di eleganza e minimalismo narrativo ed interattivo, la sua natura mobile. Uscito oramai un anno fa su dispositivi mobile, grazie all’opera di publishing messa in atto da Netflix, Highwater approda su PC e console di ultima/penultima generazione dotato di una grafica più risoluta e di un frame rate stabile.
Togliendo, però, gli ovvi miglioramenti, dovuti al passaggio ad hardware più performante di quello di partenza, la struttura ludica, semplificata per permettere ad Highwater di girare su dispositivi mobile, rimane la stessa, nel bene e nel male. Ci troviamo dunque di fronte ad un gioco si dotato di uno stile grafico invidiabile e di una narrativa di tutto rispetto ma, al netto di un involucro oggettivamente gradevole ed apprezzabile, il prodotto vero e proprio rimane vittima della sua natura originaria. Apprezzeremo si l’oniricità del concept e della narrazione rimanendo però (parzialmente, sia chiaro) delusi dalla poca profondità del gameplay.
La recensione in breve
Highwater, strategico survival made in Demagog Studio ci regala, al suo approdo su PC e console di ultima/penultima generazione, un prodotto onirico, sognante e delicato, capace di affascinare per via di una narrazione contemplativa e per un impianto grafico che sprizza carattere da tutti i pori.
La giocabilità tradisce però la originaria natura mobile del prodotto Demagog Studiom semplificata per garantire fruibilità sui dispositivi originari.
-
Voto Game-Experience