Sicuramente lo saprete, Sky e Paramount Global Content Distribution a breve distribuiranno la serie tv di Halo, disponibile a partire dal 24 marzo on demand su Sky e in streaming su Now, dal 28 marzo in onda su Sky Atlantic.
La serie televisiva, chiamata semplicemente “Halo”, sarà prodotta da Showtime in collaborazione con 343 Industries e Amblin Entertainment. Steven Spielberg, Darryl Frank e Justin Falvey saranno i produttori esecutivi per conto di Amblin insieme a Steven Kane, produttore di Starship Troopers e Kyle Killen (Awake), oltre a cinque produttori esecutivi che rappresenteranno One Big Picture, Chapter 11 e 343 Industries.
Halo serie tv è composta da una prima stagione da 9 episodi nel quale viene narrata la guerra tra l’UNSC ed i Covenant. Attenzione però, la serie non si paragona al gioco e non riporta gli esatti eventi avvenuti nella serie videoludica: a quanto pare Halo seguirà una timeline non canonica (chiamata Silver timeline) in cui vedremo un rimescolamento delle carte e di molti aspetti della vita, ma anche della personalità, del nostro amato John-117. Nel trailer uscito circa un mese fa, siamo rimasti impressionati per i dettagli e la capacità di ricostruire in modo verosimile l’estetica dei giochi riguardo ad armature, nemici ed armi. Abbiamo anche visto un primo assaggio delle azioni sul campo di Mater Chief, interpretato da Pablo Schreiber. Sky ci ha gentilmente offerto la possibilità di vedere in anteprima i primi due episodi, e chi avrebbe potuto dire di no? Ci siamo avventurati di prima mano quindi, solo per voi, nel mondo di Halo ricreato su schermo per scrivere questa recensione assolutamente NO SPOILER. Ovviamente voleranno pareri, giudizi e cercheremo di spiegarvi il più possibile le nostre perplessità, ma cercheremo di non rovinarvi niente nell’attesa che la serie esca.
La storia (rimaneggiata) di Halo serie tv
Iniziamo a svelare le carte, almeno qualcuna. La storia di Halo serie tv tutto sommato è semplice e comprensibile: tutto parte nel primo episodio col primo vero contatto coi Covenant sul pianeta desertico Madrigal, prima ancora che su Harvest (anche se l’UNSC ha già combattuto i Covenant su altri pianeti), dove Chief ed il suo Team, il Team Silver, intervengono a salvare la situazione. Ovviamente i Covenant hanno un motivo per essere su Madrigal, ovvero la presenza di un artefatto che potrebbe svelare loro la posizione dei Sacri Anelli, gli Halo. L’artefatto è forse un navigatore, forse una fonte d’energia, forse anche più di questo: una volta toccato da John-117 sblocca in lui delle potenzialità che gli faranno mettere in discussione la propria morale e gli ordini ricevuti dal comando. Troviamo dei Sangheliti fatti con una CGI buona (ma non ottima) e delle armi e armature Spartan esteticamente accattivanti e fatte benissimo, con un combattimento semplice e bello da vedere, in cui è comprensibilissimo cosa succede in ogni scena. Vediamo anche Alta Opera in diverse inquadrature, sia dall’esterno che dall’interno: similissima all’originale nelle scene dove si vede da fuori, è stata un po’ rimaneggiata negli interni nel design, ma sempre mantenendo il classico modello dei Profeti che sembrano ben fatti.
Nel secondo episodio, una volta preso l’artefatto e l’ultima superstite della colonia ribelle di Madrigal, Master Chief si avvia alla ricerca di informazioni sul dispositivo (che loro dicono essere Covenant ma che per un giocatore scafato è chiaramente dei Predecessori) in un’altra colonia, mentre la dottoressa Halsey lavora sul Progetto Cortana in una bellissima Reach che non ha ancora visto distruzione e caos. Incontriamo anche qui dei nomi noti: Miranda Keys, figlia del Comandante Keys, ed il padre che supervisionano laboratori e studi sui Covenant. Anche la riproduzione di Phantom e Pelican è davvero notevole, i modelli sono ripresi perfettamente dagli originali e distintivi a colpo d’occhio. La vestizione degli Spartan è quella classica ripresa da Halo 4, talmente simile ai filmati originali da poter sovrapporre le inquadrature.
La buona notizia è che nel complesso Halo serie tv è godibile nel suo insieme, forse molto più da un inesperto che da un giocatore. Sarebbe stata anche maggiormente godibile togliendo alcuni nuovi personaggi inseriti ed evitando diversi stravolgimenti temporali che rendono poco credibile la presa di Reach per com’è accaduta nei videogiochi. La tecnologia di Halo serie tv è molto più avanzata di quella usata nei videogiochi, tanto che Master Chief entra in campo con una Mjolnir-6 col design preso direttamente da Halo: Infinite, con tanto di scudi protettivi che si rigenerano in pochi secondi e di visore ad alta qualità che riporta mappe e l’HUD classica di gioco; di conseguenza i nemici già possiedono le loro capacità di occultamento avanzate, nonostante le loro armature siano paradossalmente più grezze e semplici dell’unica “antica armatura” che siamo stati in grado di vedere nei giochi.
Parlando di “cattive notizie” su Halo serie tv invece: non ci aspettavamo una coerenza totale tra gioco e serie a causa delle sempre complicate dinamiche di passaggio tra un medium e l’altro, ma Halo serie tv della Paramount+ segna un vero e proprio solco nel franchise. Finora, tutti i prodotti di Halo – giochi, romanzi, fumetti, live-action, serie animate – si sono svolti all’interno della stessa continuità per enfatizzare l’idea di un universo unificato e condiviso tra i media. Tuttavia, come già detto, Halo serie tv rompe la tradizione stabilendo una propria timeline separata da quella dei giochi e dai loro sotto prodotti: lo spettacolo si apre in un periodo precedente agli eventi di Halo: Reach, dove il Comando spaziale delle Nazioni Unite è solo vagamente consapevole della minaccia rappresentata dal fanatico e teocratico impero spaziale noto come Covenant, e gli Spartan hanno principalmente il compito di sedare varie rivolte ribelli in tutta la galassia. Presumibilmente vedremo la famigerata caduta di Reach e gli eventi della trilogia originale di Halo adattati nel corso della serie, anche se non si sa fino a che punto potrebbero deviare dal percorso stabilito. Sotto questo punto di vista, insomma, Halo serie tv fa molti richiami ma tende a confondere chi la timeline dei giochi di Halo la conosce molto bene.
Un altro particolare (che personalmente ho trovato molto desolante, ma è pura opinione personale) è il fatto che in Halo serie tv Chief si tolga più che volentieri il casco da Spartan che l’ha reso una leggenda, rivelando il proprio viso. I giocatori che hanno lottato sulle varie teorie di chi potesse essere John-117 sotto il casco per quasi vent’anni potrebbero non prenderla proprio benissimo. Inoltre le varie incoerenze si notano eccome, anche per uno spettatore di primo pelo: come può servire un intero laboratorio con tecnici e supporti dedicati alla vestizione di uno Spartan se poi lo stesso spartan si può togliere l’armatura a piacere, ma sopratutto da solo? E perchè dare a disposizione delle armature agli Spartan ancora in addestramento, che possono indossare a propria indiscrezione? Anche l’effettistica è altalenante e lascia piuttosto perplessi, specialmente per quanto riguarda la Cortana vista nel trailer di Halo serie tv.
Fortunatamente, nel corso dei primi due episodi diventa subito evidente il tentativo della serie tv di umanizzare John-117, un aspetto di Master Chief di cui raramente i giochi si sono preoccupati. Vediamo sia l’emergere di un misterioso passato che il conflitto crescente nella mente di un soldato allevato solo per eseguire gli ordini. Per estensione, vediamo la stessa cosa succedere anche alla squadra Spartan che lo accompagna, in quanto soldati più fedeli l’uno all’altro (e alla loro madre, la Dottoressa Halsey) che al complesso industriale militare che li ha creati. Quello che vediamo nel complesso fa ben sperare per la rappresentazione di queste macchine assassine d’élite che non dovrebbero empatizzare nè avere un cuore.
Tecnica e attori
In Halo serie tv troviamo un’ottima regia, battaglie convincenti e prop realistici, inquadrature ben organizzate e organiche che danno continuità alla storia senza che si debbano spendere troppe parole per raccontarla. Per quanto riguarda la performance attoriale di Schreiber, non c’è niente da appuntare, considerando anche che il suo personaggio è sempre nascosto sotto centinaia di libbre di armatura rinforzata in titanio. La sua voce e la sua postura sono sufficienti per chiarire lo stato di Master Chief in ogni momento, dai suoi momenti di debolezza a quelli di fredda rabbia. La Dottoressa Halsey interpretata da McElhone è un altro personaggio memorabile. I primi due episodi indagano sul suo insolito status all’interno dell’UNSC: una brillante scienziata con più di qualche scheletro nel suo armadio e creatrice degli Spartan, oltre che la cosa più vicina ad una madre per loro. Chiaramente il suo personaggio desta sospetti tra i militari e non ispira estrema fiducia al comando, e McElhone trasmette molto bene la natura silenziosamente spietata ed egoistica della Dottoressa.
Per fortuna, gli sceneggiatori sembrano riconoscere che il pubblico di destinazione ha probabilmente una certa familiarità con i prodotti Halo, e non si perdono troppo nell’esposizione o nella costruzione del mondo. La serie invece mostra immediatamente agli spettatori luoghi ed eventi, in un approccio più diretto ed essenziale, che potrebbe risultare confusionario ad un pubblico che non conosce il prodotto.
Le massicce battaglie tra l'umanità e i Covenant sono oramai parte integrante del fascino del franchise di Halo, e sarà interessante vedere se Halo serie tv proseguirà nel mostrarci il conflitto oltre che i dilemmi interni a Master Chief. I primi due episodi si concentrano sopratutto sul catturare gli scenari tecnologici e la loro atmosfera, ma mostrano anche la volontà di spostare la storia in una direzione inusuale e drammaticamente diversa dalla timeline canonica. Speriamo solo che lo facciano in modo intelligente, interessando i fan e magari quelli che di Halo sanno poco o niente.
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Voto Game-Experience