Halo Infinite rappresenta ad oggi tutte le speranze degli appassionati del brand, lasciati orfani negli anni di un titolo che riesca a fargli provare tutte le impagabili emozioni provate nella prima trilogia targata Bungie. Per questo la presentazione del gioco durante l’Xbox Games Showcase di ieri doveva essere la punta di diamante di un progetto, come quello di Xbox Series X, atto a rendere Microsoft di nuovo centrale nel panorama mondiale dei videogiochi. Iniziare con Master Chief e Halo Infinite era quindi d’obbligo e almeno da questo punto di vista non siamo rimasti delusi; tuttavia l’ultima fatica di 343 è già sulla bocca di tutti i giocatori, che in queste ore si stanno dividendo in due fazioni separate, tra chi è soddisfatto da quanto visto e chi invece grida allo scandalo. La verità potrebbe essere nel mezzo, come sempre, ma cerchiamo di andare con ordine: vi spiegheremo tutto nella nostra anteprima.
La dimostrazione di Halo Infinite vede Master Chief e il misterioso pilota già visto nel trailer dello scorso anno schiantarsi su un nuovo anello, sulla cui natura siamo ancora tutti tenuti all’oscuro. La presenza dei Covenant (o Esiliati, come scopriremo in seguito) e i paesaggi dell’anello sin da subito sembrano riportarci agli albori della saga, in quell’atmosfera di scoperta e mistero che ci hanno fatto amare il brand. Addio quindi alla complessità meccanica vista nei precedenti due capitoli, che seppur non priva di fascino snaturava un po’ ciò che è Halo. Sin da subito si viene catapultati nell’azione e i primi minuti sono innegabilmente un tuffo nel passato, data che nulla sembra cambiato dai primi anni 2000, se non forse lo scatto di Master Chief, ora in grado di correre, cosa che non riusciva a fare prima del quarto capitolo. Una volta passata la nostalgia però, un altro sentimento si fa strada prepotente nello spettatore: il dubbio. Il gameplay e le animazioni nel gioco sono sì familiari, ma hanno un retrogusto stantio, come se il tempo si fosse fermato a 20 anni fa. Quand’ecco che il dubbio inizia a farsi sempre più presente, 343 ci piazza le prime novità del gioco: la mappa immensa liberamente esplorabile, un rampino e il ritorno delle abilità d’armatura.
Il fatto che Halo Infinite fosse una sorta di open map era già stato anticipato da tempo, e indubbiamente l’idea di andare in giro per l’anello che da solo è più grande di Halo 4 e 5 messi insieme è allettante. Non essere più costretti da corridoi o muri invisibili è una vera gioia, ma il rovescio della medaglia a quanto pare è dato da un comparto tecnico che di next gen ha veramente poco. Mettiamo subito le mani avanti, per il brand di Halo è comunque un passo avanti rispetto a 5 anni fa, ma se paragonato ad altri titoli anche della generazione attuale, questo non regge il confronto. La grafica in Halo non è mai stato il cavallo di battaglia, certamente, ma nella presentazione di una piattaforma il cui slogan è “la console più potente del mondo”, ci saremmo aspettati molto di più dal titolo di punta e la delusione aumenta quando si è scoperto che quanto mostrato all’Xbox Games Showcase non solo era una vecchia build del gioco, ma girava su PC anziché su Xbox Series X come forse tutti si aspettavano. Rimarrà da vedere se il risultato finale alla release del gioco, prevista con il lancio di Xbox Series X a fine 2020, sarà migliore rispetto alle aspettative, con questi 5 mesi che serviranno come pulizia finale.
L’altra conseguenza dell’open map e quindi della libera esplorazione è l’introduzione del rampino. Ora Master Chief può sparare un gancio a corda in grado di fargli raggiungere altezze precedentemente inaccessibili, afferrare i nemici colpendoli con il rinculo, attrarre a sé oggetti e armi da lontano. Questa scelta, per quanto possa essere sensata in termini di gameplay, risulta un po’ forzata a nostro parere per la figura di Master Chief e l’ambientazione di cui fa parte (un mini jetpack non sarebbe stato meglio?). L’utilizzo del rampino sembra essere più che altro vincolato all’esplorazione, anche da quanto dichiarato dagli sviluppatori, ma la sensazione è quella di aver voluto inserire a forza un elemento completamente estraneo alla serie, dando una nuova direzione al gameplay completamente accessoria e a nostro parere inutile.
Tornano anche i poteri dell’armatura, simili a quelli visti in Halo 3 e Reach, cosa che potrebbe offrire un po’ più di varietà “classica” e fantascientifica: abbiamo visto in azione uno scudo frontale che ricorda il vecchio scudo a bolla, e questo sì che ci è parsa un’evoluzione positiva con un occhio al passato. Tornano i Brute come nemici, richiesti a grandissima voce dalla community, e anche in questo versante abbiamo visto delle innovazioni che ci hanno fatto ben sperare, come dei pattern d’attacco ora più fluidi e delle hitbox multiple che non erano di certo uno standard nei capitoli precedenti. Abbiamo visto anche qualche nuova arma, molte delle quali sono un ibrido di altre armi del passato, ma sono mancati a nostro parere momenti spettacolari con qualche veicolo nuovo, anche se vedere il Warthog di nuovo in azione è sempre commovente.
A tal proposito, veniamo alla questione più spinosa per appassionati della saga, quella trama che non si capisce ancora dove voglia andare a parare. Tutti ci ricordiamo del tradimento di Cortana, della ribellione delle IA e dei Prometeici, un colpo di scena forse scontato ma ben eseguito, che apriva la strada a centinaia di ipotesi. Ora invece ci troviamo in un periodo imprecisato nel futuro, con un’umanità di nuovo spazzata via dagli Esiliati, che sono una fazione estremista dei Covenant comandati da Atriox, nemico principale dello spin off Halo Wars 2, senza spiegazione di sorta. Cosa è successo a Locke, a Cortana, alla squadra Blue, all’Arbiter? Non è dato saperlo. La demo mostrata dovrebbe rappresentare l’inizio della nuova campagna e forse l’anello non è l’unico posto che andremo ad esplorare, ma per ora, siamo di fronte ad un gigantesco dubbio. Dov’è l’epicità? Dov’è il Finish the Fight?