Valerio Gallo e la FIA si sono messi in coda per puntellare il feretro di Gran Turismo 7 con chiodi pesantissimi.
Come può essere il futuro di un gioco già costellato di critiche da tutti i fronti?
“Tu quoque Valeri.” Immagino che sia stata questa la reazione di Kazunori Yamauchi alla lettura del tweet di Valerio Gallo, campione italiano di Gran Turismo che ha dato l’arrivederci (temporaneo?) al gioco che lo ha portato al vertice. O almeno spero che sia stata questa, altrimenti l’intero team di Polyphony Digital dimostrerebbe di essere completamente al di fuori della realtà.
Per quanto la notizia possa arrivare inattesa, in verità basta aver passato qualche giorno nella modalità Sport di Gran Turismo 7 per non cascare dal pero. Il gioco, allo stato attuale, è altamente problematico per una serie così grande di motivi che purtroppo quelli più gravi vengono sovrastati dal più rumoroso: quello delle microtransazioni. Qui però non si parla di auto da comprare e lasciare inutilizzate per mesi nel garage virtuale, bensì di strappi difficilmente rattoppabili nel tessuto online e simulativo del gioco.
Come se non bastasse, altre due tegole sono piovute sul cofano già ammaccato di Gran Turismo 7 e non c’è assicurazione che copra questi danni: la decisione della FIA di affidare i propri tornei esport ad Assetto Corsa Competizione e il trailer di lancio di Forza Motorsport.
La vera esperienza di guida… Arcade
Gran Turismo 7 ha innanzitutto un enorme problema col suo sottotitolo. È un gioco palesemente pensato per una audience casual fornita di pad e nostalgia dei vecchi tempi andati e non c’è assolutamente nulla di male nel creare qualcosa di simile. Tuttavia, la coerenza prima di tutto.
La copertina recita “The Real Driving Simulator”. Com’è possibile che Polyphony Digital non veda alcun problema nell’affiancare una simile frase a Gran Turismo? Perché voler vendere questo titolo come realistico e simulativo, quando segue leggi fisiche senza capo né coda?
È semplicemente sbagliato e rovina ciò che Gran Turismo 7 è invece a tutti gli effetti: un buon racing arcade con una interessante costruzione del suo comparto online, il tutto intriso di elementi che raccontano la storia dei motori in modo enciclopedico.
Non si venga però a dire che Gran Turismo è simulativo. Qualsiasi giocatore di Assetto Corsa Competizione o iRacing saprebbe individuare in pochi secondi i tratti altamente irrealistici. Io ne riconosco uno che disprezzo con tutto il mio cuore: per qualche strano motivo, l’astroturf di Gran Turismo 7 è brutalmente scivoloso. Il che è paradossale, visto che la controparte reale è una grattugia creata per rovinare le gomme in caso di perdita di trazione, scoraggiando chi va sempre largo in uscita per sfruttare il minimo millimetro. In GT7 invece no. Appena una ruota tocca la parte verde oltre i cordoli è come se andasse su un prato di bucce di banana. Esempi illustri: curve 1, 2 e Spoon a Suzuka, qualsiasi curva a Spa, Lesmo 1 e 2 a Monza.
E non provate a insabbiarvi durante una gara in modalità Sport. Un po’ per danneggiare ulteriormente chi esce dal tracciato, senza dare importanza al motivo per cui succeda, Gran Turismo 7 rallenta ancora di più l’auto rispetto a quello che succederebbe invece in una gara offline.
Penso che proprio qui si apra la tematica esport, cara al nostro Valerio Gallo.
Questo non è un gioco per professionisti
Perché un ex campione dovrebbe abbandonare così il gioco che lo ha reso tale? Non è solo questione di realismo e simulazione, del resto c’è un altro titolo ancora più arcade di Gran Turismo, ma che gode di una maggiore popolarità nonostante le sue note magagne, ovvero la serie di F1. Manca poco al lancio e mi aspetto che sia abbastanza esplosivo visto il cambio generazionale delle monoposto. Ergo, ancora meno spazio per il mondo di Gran Turismo.
Si tratta di un mix tra offerta di contenuti, stabilità delle gare e gestione delle penalità. Gran Turismo 7, nella sua modalità Sport, offre 3 gare alla settimana in cui salire o scendere di rango (2 in questo momento, essendo la Gara A priva di ranking). La combinazione tra circuiti e classi di auto da utilizzare è a dir poco singolare e spesso imbarazzante, ma soprattutto porta ogni singola volta alla costituzione di gare monoclasse, dove una vettura è sempre la favorita. Realistico? Assolutamente no, anche per il fatto che è ormai sempre disattivato il gestore degli assetti. Tutti hanno macchine uguali, ma alcune macchine sono più uguali delle altre.
In che modo un pilota esport potrebbe appassionarsi quando è chiaro fin dal principio quale sia il modo certo di vincere? Tanto vale spostarsi in Assetto Corsa Competizione, dove il più bravo è chi riesce a comprendere come trarre il meglio dall’auto che ha scelto.
Nota di estremo disonore per il sistema di penalità. Se al lancio sembrava di non poter essere peggiore di com’era, la patch correttiva ha fatto ancora più danni. Ora solo i contatti pesanti vengono penalizzati, mentre è spesso consentito spingere dolcemente gli avversari verso l’esterno o appoggiarsi all’interno della curva alla Need for Speed. A nulla serve il filmato introduttivo, una semplice panacea che la maggior parte delle persone salta senza pudore.
Perché un pilota motoristico esport, conoscitore del galateo di gara e delle leggi non scritte che vigono in circuito, dovrebbe misurarsi con bambini di rango sicurezza massimo alzato dal cugino che fanno a sportellate per non essere sorpassati? Tanto vale spostarsi in Assetto Corsa Competizione, dove ogni server ha un rating minimo e un severo metodo per punire chi sgarra anche solo di un millimetro.
È questo il rischio di dare un titolo simulativo a un gioco arcade che si classifica come unico esponente di spicco del motorsport su una specifica console. A volte, la tossicità, te la cerchi.
Il marketing, l’ultima spiaggia anche per l’Italia
L’insuccesso di Gran Turismo 7 lo si misura anche in altri modi, ad esempio su Twitch. Per un titolo del genere, soprattutto dopo il modo in cui Gran Turismo Sport ha gestito la sua immagine sportiva e social, non mi sarei mai immaginato di vedere numeri così bassi. Le persone guardano le live solo in concomitanza dei campionati Nations e Manufacturer per vedere quali sono le strategie seguite da altri giocatori e trarre qualche spunto. Chi passa in live è affiatato e molto attento, ma avere una media mondiale a giugno di 400 spettatori con 65 canali è una sconfitta sotto tutti i punti di vista.
A poco è servita in Italia una doppia iniziativa social. La prima si è svolta proprio su Twitch e ha coinvolto 4 streamer italiane molto conosciute. So cosa state pensando, ma non lasciatevi andare a simili commenti. È stata una mossa estremamente intelligente e sensata per spingere un racing game verso una platea di spect in larga parte maschile. Io stesso mi sono divertito a vedere qualche gara casuale tra autoscontri e tentativi di boicottaggio. Un puro momento di spasso, che però dimostra quanto sia rotta la bussola di Gran Turismo 7: dice di essere realistico e simulativo, per poi volersi proporre a un target che cerca solo esperienze arcade per lo svago giornaliero.
Di tutt’altra pasta è invece la comunicazione martellante che ha colpito TikTok, attraverso due profili estremamente verticali e competenti nel mondo del racing, tra commento della Formula 1 e professionismo nel mondo del drifting. Sarebbero stati anche interessanti come spot, se non fosse stato per una realizzazione e qualità ridicola dei testi e del video girato. Perlomeno tutti ne parlano (in negativo) tra vari commenti e stitch arrivati in seguito alla campagna di advertising. Un peccato per le due figure coinvolte, bersagliate da commenti di persone talmente incuranti del background motoristico da scadere nel sessismo più becero.
A conti fatti penso che sia stato anche un tentativo disperato di Sony Italia di spingere un titolo estremamente importante per PS5 e al tempo stesso poco appetibile per chi cerca vera simulazione e vicinanza al mondo esport. A dirlo non sono i dati di vendita, bensì un piccolissimo indicatore interno al gioco, sotto gli occhi di tutti e spesso ignorato: il trofeo “Debutto nella modalità Sport”.
Ad oggi, solo il 15,8% di chi ha avviato il gioco almeno una volta ha terminato una gara in modalità Sport. E che dire delle famose patenti, fiore all’occhiello di Gran Turismo? Solo il 18,1% dei giocatori le ha conseguite tutte, a prescindere dalla medaglia conseguita. La mia lista amici è popolata da piloti competitivi (gareggiavo in lega F1 precedentemente), eppure il loro ultimo accesso risale a settimane fa. Incontro sempre le stesse persone nelle lobby Sport.
Si può parlare finché si vuole di giochi venduti, però è anche abbastanza importante che vengano giocati.
Il “ritorno di Forza” non è solo sui volanti
La FIA avrà pur fatto i suoi conti prima di scaricare un mondo come quello di Gran Turismo. La scelta, ricaduta sul nostrano Assetto Corsa Competizione, ha perfettamente senso in un’ottica esport che vada a cercare esperienze veramente simulative, dove i giocatori devono per forza sporcarsi le dita di fango virtuale per assettare le proprie auto e calcolare strategie reali.
Dietro l’angolo però c’è anche un rinato Forza Motorsport, che vuole entrare a gomiti alti nella lotta al potere del genere simcade. Di sicuro non saremo ai livelli di Assetto Corsa, ma almeno è chiaro che non sia questo l’obiettivo degli sviluppatori. Forza Motorsport è il diretto concorrente dalla parte opposta del console gaming, ma gode di armi più efficaci, tra cui la disponibilità di hardware: quanto è più facile trovare una Xbox Series S in confronto a una PS5? Riuscirà Forza Motorsport a scrollarsi di dosso i molteplici problemi del multiplayer per creare una modalità online degna del suo nome (magari addirittura ispirata a GT7) e poi offrire la sua esperienza in modo significativamente più facile a giocatori nuovi ed esistenti?
Al tempo stesso, mentre gli altri titoli racing si fanno più ingombranti sul mercato, Gran Turismo soffre invece di una forte crisi d’identità. È un gioco che mente a se stesso prima che ai suoi giocatori. E come succede anche nella vita reale, purtroppo deve muovere il primo passo e salvarsi da solo. Il target che sta colpendo è troppo casual per il nome scelto dagli sviluppatori. Il target che vuole colpire ha gli occhi a cuoricini rivolti verso Kunos Simulazioni.
Nel frattempo, Turn 10 Studios è nascosta nel cespuglio insieme a Microsoft e prende appunti per colpire il leone alla gola. Se Gran Turismo 7 non vuole essere divorato, è meglio che si muova alla svelta.