Ghost of Tsushima Director’s Cut arriva su PS5 con una grafica rinnovata e un DLC nuovo di zecca. Riuscirà questa (breve) avventura di Jin Sakai a fare nuovamente breccia nei nostri cuori ?
Se ripensiamo alle esclusive che hanno caratterizzato l’epilogo del ciclo vitale di PS4, difficile non lasciarsi ammaliare dai fasti di Ghost of Tsushima. Il titolo di Sucker Punch ha rappresentato uno dei momenti più intensi per la vecchia ammiraglia Sony, dimostrando classe e abilità nel gettare le fondamenta di un gameplay stratificato e vario, specie in un contesto spietato come quello dell’open world, su cui posare i mattoni di una narrazione evocativa e struggente, che attinge a pieni mani dalla cinematografia più tradizionale del Sol Levante.
Un titolo tanto atteso quanto complesso, non certo esente da difetti ma, allo stesso tempo, capace di regalare tanto, soprattutto in termini emozionali, a chiunque decidesse di accompagnare Jin in quella lotta personale nelle terre di Tsushima. A poco più di un anno dal suo esordio, il samurai del clan Sakai è pronto al grande salto con questa attesa Director’s Cut – che non si limita all’immancabile revamp grafico, ma va ad introdurre una nuova area di gioco, l’isola di Iki, e un inedito intreccio narrativo, ancor più personale e per certi versi viscerale del precedente. Un DLC interessante che estende l’esperienza di gioco di quasi cinque ore e che dona ulteriore carisma al personaggio di Jin Sakai.
Un biglietto per Iki, grazie
Prima di addentrarci nell’analisi di questa Ghost of Tsushima Director’s Cut, disponibile per PS5 e per PS4, vale la pena spendere un paio di righe sulla “questione aggiornamento”. Chiunque non sia in possesso del titolo originale per PS4 potrà acquistare una copia nuova di zecca della DC garantendosi in un sol colpo gioco base ed espansione. Discorso diverso per i possessori del titolo PS4, per i quali si apre un ventaglio differente di possibilità: il solo upgrade grafico alla versione PS5 richiede un esborso di 9.99€, che diventano 29.99€ qualora si voglia mettere le mani anche sul DLC. Il biglietto di ingresso per aggiornare la versione PS4 Standard alla Director’s Cut – sempre per PS4 – è invece fissato a 19.99€. La strategia appena descritta finirà inesorabilmente per far storcere qualche naso: da un lato è impossibile negare come molti “upgrade next gen”, negli ultimi mesi, siano stati rilasciati in modo gratuito, per la gioia dell’utenza delle nuove console. Dall’altro, è inevitabile come i 20€ richiesti a fronte di 4/5 ore di playthrough complessivo, almeno in prima battuta, possano apparire eccessivi. Possiamo anticiparvi che la qualità complessiva del DLC e del revamp grafico valgono il prezzo del biglietto, riuscendo a compensare parzialmente la risicata longevità dell’avventura: ma chiunque fosse alla ricerca di una lunghissima cavalcata e di qualcosa di più “sostanzioso”, farebbe bene a prestare attenzione.
Nuova isola, vecchi problemi
Ambientato nella meravigliosa isola di Iki, questo nuovo DLC introduce un interessantissimo villain, l’Aquila. Poco si sa su di lei, se non che è una sciamana spietata e letale, abilissima nel creare intrugli magici con cui controllare le menti altrui. Affiancata da un esercito senza scrupoli di Mongoli, con cui mira ad impadronirsi tanto di Iki quanto della stessa Tsushima, l’Aquila sembra avere un conto aperto con Jin: quanto fatto ai Mongoli in quell’isola dal padre di Jin non è stato dimenticato, e pare sia finalmente giunto il momento della tanto agognata vendetta. Avvelenato dalla stessa Aquila con una delle sue pozioni, Jin si ritroverà catapultato in un inferno di visioni e allucinazioni, una spirale asfissiante dove ricordi, rimorso e senso di colpa gli si avvinghiano attorno quasi per impedirgli di respirare. Servirà dunque ancora più forza, oltre all’aiuto di qualche fedele alleato, per muoversi tra le terre di Iki senza cadere vittima delle lame dei nemici, alla ricerca di quella pace interiore che, inizialmente, pare irraggiungibile.
Impossibile non notare, sul versante narrativo, la maturazione del team di sviluppo. La sceneggiatura di questo DLC è sensibilmente più complessa di quella offerta dal titolo originale (già comunque di elevata caratura), con una virata inaspettata quanto convincente agli aspetti più introspettivi e tormentati della psiche dell’eroe. Il rapporto con il padre, le paure più recondite, il senso di colpa per errori del passato che, nell’ora più buia, tornano a tormentarlo: queste le basi dell’ordito narrativo della Director’s Cut, che non lesina qualche buon colpo di scena per culminare in uno scontro finale a dir poco memorabile.
L’arte dello spettro
Sul fronte giocabilità, come lecito aspettarsi, gli scostamenti dal solco tracciato dal capitolo principale sono minimi. Rimane invariata la formula action, dove il tradizionale combattimento ad arma bianca si alterna a fasi stealth (forse le più riuscite dell’intera produzione) e all’esplorazione – che, nel complesso, possiamo ritenere più che soddisfacente per quanto concerne il territorio di Iki. Pur non brillando per numerosità, alla quest principale si affiancano un nugolo di secondarie facoltative, utili per racimolare qualche vantaggio nel combattimento: degne di attenzione sono sicuramente le nuove sfide con l’arco e le cosiddette Arene, teatro di scontri all’ultimo sangue – dove la meccanica del duello rimane invariata, col calcolo di un punteggio “al meglio di” per decretare il vincitore. Al netto dell’introduzione di un paio di armi e di un’armatura speciale, un nuovo incantesimo e la possibilità di spendere un ulteriore punto tecnica acquisibile in questo arco narrativo, non aspettiamoci discostamenti così evidenti da quanto osservato dodici mesi or sono durante l’epopea di Ghost of Tsushima.
Qualche novità più interessante arriva sul versante combat. L’isola di Iki porta con sé nuove tipologie di nemico, prima su tutte gli Sciamani: vista la loro capacità di aumentare il potere offensivo dei mongoli grazie al loro canto, il consiglio – scontato – è di abbattere prima questo fastidio, per poi dedicarsi al resto dell’offensiva. Un compito che è reso leggermente più abbordabile dall’introduzione di un lock system sul bersaglio, grande assente in Ghost of Tsushima e ora, complici anche le richieste copiose rivolte a Sucker Punch, introdotto da questo DLC. Chiariamo subito una cosa: la meccanica di aggancio del bersaglio funziona egregiamente quando ci troviamo a combattere contro un paio di nemici, permettendo di modificare in tempo reale il nostro obiettivo con la semplice pressione di un tasto. Quando la presenza avversaria inizia a farsi cospicua, complice una telecamera non sempre agevole e benevola, l’apporto del lock non solo è marginale, ma rischia di essere dannoso finendo per spostare “a caso” l’attenzione da un bersaglio all’altro, con tutte le tristi possibili conseguenze del caso.
Il fascino del Sol Levante
Sul versante tecnologico, questa Ghost of Tsushima Director’s Cut porta a casa il risultato senza troppa fatica. I miglioramenti della versione PS5 rispetto alla “variante in retrocompatibilità” ci sono (specie in termini di caricamento), ma è il supporto all’ecosistema hardware dell’ammiraglia Sony che, in questo caso, fa la differenza. Sia chiaro, 4K e 60 frame al secondo (con la possibilità di scegliere tra due modalità grafiche distinte, che aumentano rispettivamente la risoluzione o il frame rate) rappresentano un biglietto da visita tutto tranne che trascurabile, ma è l’accoppiata Pulse 3D e DualSense che dona al titolo una dimensione ancor più coinvolgente ed ammaliante. L’headset, forte del supporto Audio 3D, regala un livello di immedesimazione strepitoso, con la possibilità di percepire nitidamente la spazializzazione sonora e la direzionalità delle fonti audio: anche il solo sentire il sibilo del vento che attraversa le foreste di Iki mentre si esplora liberamente a cavallo, beh, è un passo avanti di indiscutibile pregio. Idem dicasi per DualSense, che garantisce un feedback aptico in corrispondenza di gran parte delle azioni del giocatore: il rumore degli zoccoli del cavallo, le spade che si incrociano, il rampino di Jin, qualsiasi cosa vi venga in mente viene rielaborata dal pad in modo esemplare, dando ancora più valore all’operazione di Sucker Punch. E se non bastasse una direzione artistica ancora una volta più unica che rara, potremo finalmente godere del lip-sync per la lingua giapponese: non sarà certo uno di quei game-changer trascendentali, questo è chiaro, ma gli amanti del cinema giapponese avranno certamente di che gioire.
La recensione in breve
Al netto di ogni eventuale polemica legata al rapporto longevità/prezzo, che riteniamo sì importante ma comunque legato a scelte soggettive, i due pilastri su cui poggia l’operazione di Ghost of Tsushima Director’s Cut sono solidi. Da un lato abbiamo una conversione tecnologica per PS5 convincente e robusta, che traduce l’ispirazione artistica del team di sviluppo in un’esperienza bellissima da vedere e, con l’accoppiata DualSense e Pulse 3D, meravigliosa da vivere in prima persona. Dall’altro, abbiamo un DLC non lunghissimo, questo l’avrete capito, caratterizzato da una narrazione sontuosa e sopra le righe, che vanta una profondità e una classe persino maggiori di quanto visto nel capitolo principale. Mancano novità sostanziali in termini di gameplay, soppesate comunque dall’introduzione di nuovi nemici e di un lock system acerbo, ma quantomeno funzionale alla causa di Jin. Una nuova avventura in una terra, quella di Iki, forse ancora più evocativa e suggestiva di Tsushima stessa: ancora una volta, insomma, nella mera conta matematica tra pregi e difetti, a fare la differenza è l’impatto emotivo dirompente che solo una buona storia sa regalare. E in questo, non che ci fossero dubbi, Ghost of Tsushima è un maestro.
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Voto Game-Experience