Il 2020 per Netflix inizia con il botto: una nuovissima miniserie ispirata all’opera più famosa di Bram Stoker pubblicata nel 1897 e già oggetto di molteplici adattamenti, sia per il grande che per il piccolo schermo. Stiamo naturalmente parlando di Dracula, romanzo che ha rivoluzionato la narrativa horror e che narra le vicende dell’omonimo Principe di Valacchia, nonché Conte e nobile della Transilvania con una spiccata fissazione per il sangue nonché una caratteristica repulsione nei confronti della luce del sole. Nonostante non fu il primo romanzo della storia a trattare il tema del vampirismo, Dracula è certamente l’opera che portò questo argomento alla ribalta, ispirando numerosissimi film e in seguito videogames dedicati al Conte dai canini appuntiti. Questa miniserie, realizzata in collaborazione fra Netflix e la BBC da Mark Gatiss e Steven Moffat, già co-autori della fortunata serie britannica Sherlock, si compone di tre episodi da un’ora e mezza ciascuno e riprende, almeno in parte come specificheremo meglio in seguito, la storia originale raccontata nel fortunato romanzo di Stoker. A interpretare l’iconico vampiro questa volta è Claes Bang, attore e musicista danese divenuto famoso anche all’estero per la sua interpretazione nel film vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2017 ‘The Square‘. Queste nuove avventure del Conte più famoso della mitologia horror hanno registrato pareri contrastanti: se, infatti, le prime due puntate sono state lodate per la loro fedeltà all’opera originale, l’ultimo episodio ha invece suscitato parecchie critiche a causa di un plot twist fin troppo azzardato e poco riuscito. Abbiamo voluto analizzare ogni singolo episodio paragonandolo con un videogame che, per uno o più motivi, ci sentiamo di associare, nel bene o nel male. (Attenzione, l’articolo contiene spoiler, non proseguite oltre se non avete terminato la serie!)
EPISODIO 1 – CASTLEVANIA: SYMPHONY OF THE NIGHT (1997 – PS1, SATURN)
Transilvania, 1897. Un ignaro Jonathan Harker si reca nella tenebrosa landa della Romania per incontrare il Conte Dracula, intenzionato ad acquistare una proprietà in Inghilterra. Forte del suo amore per la bella Mina, il giovane procuratore è convinto di poter far ritorno dalla sua amata una volta sbrigate le pratiche. Una questione di poche ore, immaginava il povero Harker, che di lì a poco avrebbe invece conosciuto il suo peggior incubo. Il folle Conte, infatti, ha teso un tranello al giovane inglese per poter fare di lui un succulento banchetto e acquisire così eterna giovinezza. L’inferno si compirà all’interno dell’angusto e labirintico castello del Conte, una roccaforte che si rivelerà ben presto essere una prigione per lo sfortunato protagonista. Se siete videogiocatori da parecchi anni avrete certamente già visto da qualche parte questo iconico castello, soprattutto se avete apprezzato Castlevania, storica serie tragata Konami a tema vampiresco che ha contribuito, nel nome e nelle meccaniche, a fondare un genere ancor’oggi di culto seppur di nicchia, quello dei “Metroidvania”. La serie, che conta attualmente circa 30 titoli, fece il suo esordio nel 1986 sul Famicon in concomitanza con il 90° anniversario dalla pubblicazione del romanzo di Bram Stoker. L’apice massimo raggiunto dalla serie è datato 1997, quando Castlevania: Symphony of the Night fece la sua comparsa tra i titoli disponibili sula prima PlayStation. Il gioco fu anche il primo co-diretto da Koji Igarashi, divenuto poi storico padre della serie. In un momento in cui il mondo dei videogames stava virando con sempre più prepotenza verso il 3D, Symphony of the Night puntò i propri piedi nel genere dei platform a scorrimento laterale, rimanendo saldamente legato alle proprie origini. Tonnellate di armi, armature ed equipaggiamenti, labirinti tortuosi, innumerevoli segreti e boss spettacolari resero Symphony of the Night un titolo indimenticabile ai più. Memorabile l’emozionante scontro finale con il temibile Conte Dracula. Dove? Nel suo castello, naturalmente.
EPISODIO 2 – BLOODSTAINED (2019 – PC, PS4, XBOX ONE, SWITCH)
Dopo essersi adeguatamente svecchiato e aver quindi assunto totalmente le sembianze del super sexy Claes Bang, il nostro Conte Dracula decide di abbandonare la propria dimora per concedersi un po’ di aria fresca. Quale miglior modo di assaporare la brezza del mondo esterno se con un’emozionante crociera? Detto fatto: il simpaticissimo vampiro decide d’intrufolarsi in incognito su di una nave mercantile, la quale ospita alcuni fra i più illustri luminari dell’immaginario mondo della serie, fra cui un medico con l’interesse per i non-morti, un giovane nobile con la sua presunta promessa sposa, un’aristocratica tedesca, un valoroso capitano e un discreto numero di mozzi. Peccato che colui che ha ingaggiato ciascuno dei passeggeri altri non sia che lo stesso Conte sotto mentite spoglie. L’astuto Dracula, però, non ha fatto i conti con la temeraria Van Helsing, che da tempo cerca di mettere fuori dai giochi il vampiro, qui apparentemente sua prigioniera. Allo stesso modo il tormentato Gebel non sembra aver fatto i conti con la micidiale Miriam in Bloodstained, gioco sviluppato da ArtPlay e uscito lo scorso anno per tutte le console della gen attuale. Il titolo segna il ritorno del già citato Koji Igarashi, ormai orfano di Konami, ma che non ha mai rinunciato a riproporre quella formula di gameplay divenuta suo marchio di fabbrica. Grazie e soprattutto anche ai fondi raccolti tramite una campagna Kickstarter, Bloodstained: Ritual of the Night è una lettera d’amore alla serie di Castlevania, un titolo che ne eredita tutte le caratteristiche ribadendo ancora una volta l’immortalità di questo genere. Così come il secondo episodio di Dracula è ambientato a bordo di un vascello, anche Bloodstained si apre nel pieno dell’oceano in burrasca. Dopo essersi svegliata da un sonno lungo 3 anni, Miriam, una delle ultime Shardbinders rimaste in vita, una potentissima arma vivente creata dalla gilda degli Alchimisti, decide di fermare Gebel, anch’egli uno Shardbinder, intenzionato a completare l’opera di devastazione dei loro artefici. In entrambi i casi, quindi, ci troviamo di fronte a due eroine diverse ma ugualmente determinate a fronteggiare dei sanguinari antagonisti dai metodi decisamente poco lusinghieri.
EPISODIO 3 – DARK (2013 – PC, X360)
Non sempre gli stravolgimenti di trama si rivelano scelte azzeccate, ne è un esempio lampante il terzo episodio di Dracula, una scelta coraggiosa quanto fatale per le sorti della serie coprodotta da Netflix e BBC Studios. Dopo essere stato messo fuori gioco dalla sorella Agatha Van Helsing e sommerso nelle acque torbide dell’Oceano, il redivivo Conte si risveglia più vivo che mai per approdare finalmente in Inghilterra. Qui, però, scoprirà di essersi assopito per ben 123 anni, ritrovando così un mondo completamente diverso da quello che aveva lasciato prima di essere gettato sul fondo del mare. Dopo aver sfoggiato un’insolita quanto assurda dimestichezza con gli strumenti della nostra epoca, Dracula viene subito imprigionato e utilizzato come cavia da una fondazione che porta il nome nientepopodimeno che di Jonathan Harker, sua vecchia conoscenza. Qui inizia un’escalation di eventi bizzarri e poco affini con la natura gotica del personaggio, oltre che essere fin troppo in contrasto con i primi episodi. Per trovare un caso analogo nel mondo dei videogames, bisogna scavare in mezzo alla fanghiglia dei titoli giustamente dimenticati ma che, ogni tanto, è bene far riemergere come monito alle generazioni future. Dark, che nulla a che vedere con la fortunata serie Netflix tedesca, tentò ugualmente di stupire il pubblico proponendo una storia di vampiri in salsa stealth ambientata in epoca moderna. A differenza della saga di Twilight, però, nessuna ragazzina arrivò a strapparsi i capelli per Eric Bane, il giovane protagonista del titolo sviluppato da Realmforge Studios. Eric, ripresosi da quello che comunemente definiremo come un post sbornia, apprende con incredibile leggerezza di essere diventato un vampiro a sua insaputa e così inizia una caccia ai misteriosi artefici di questo misfatto. Il gioco contraddistinto da una trama banale, da un gameplay accennato e da una realizzazione tecnica obsoleta già in epoca di rilascio, ricevette giustamente sonore bocciature a destra e manca. Insomma, sia quest’episodio che Dark ci insegnano che abbandonare castelli e regioni desolate per lasciare spazio a discoteche, luci stroboscopiche e droghe sintetiche non è la cosa migliore per una storia a base di vampiri.