The Verge ha pubblicato un nuovo articolo dedicato interamente a Final Fantasy XVI, con l’obiettivo di tornare a rimarcare l’apparente mancanza di diversità etnica all’interno del nuovo gioco di Square Enix, pronto a sbarcare in esclusiva temporale su PS5 tra qualche mese. Cosa questa che suggerisce come nel team di sviluppo giapponese abbiano addirittura “un approccio medievale” alla diversità.
La testata in questione ha deciso di pubblicare queso articolo, piuttosto critico, nei confronti della produzione in seguito ad una nuova intervista effettuata con Naoki Yoshida, il producer di FFXVI, giungendo alla conclusione dopo una serie di risposte poco chiare e convincenti che il team di sviluppo ha avuto un approccio medievale alla delicata questione.
Prima di addentrarci nelle critiche effettuate da The Verge, ricordiamo che qualche mese fa Yoshida diede il via a non poche polemiche a causa di un’intervista concessa ad IGN.com, dove alla domanda diretta sulla presenza di persone di colore in Final Fantasy XVI il producer affermò sostanzialmente che non era presenti in Final Fantasy XVI, giustificando la loro assenza a causa dell’ambientazione dell’Europa medievale scelta come fonte d’ispirazione per Valisthea.
Yoshi-P aveva infatti precisato che nel team di sviluppo avevano deciso di essere estremamente fedeli agli standard storici, culturali e politici di quell’epoca, rimuovendo di conseguenza dal gioco le persone di colere per non intaccare la credibilità dell’impianto narrativo:
“A causa dei limiti geografici, tecnologici e geopolitici dell’ambientazione, Valisthea non ha mai potuto avere la diversità della Terra dei tempi moderni… o anche di Final Fantasy XIV, che ha a disposizione un interno mondo (e una luna) pieno di nazioni, razze e culture differenti. La natura isolata di questo regno, tuttavia, finisce per giocare un ruolo importante nella storia ed è uno dei motivi per cui il destino di Valisthea è legato a quello del resto del mondo.”
Visto quanto accaduto nei mesi scorsi, Ash Parrish di The Verge ha deciso di chiedere degli aggiornamenti a Naoki Yoshida nella giornata di ieri, con l’obiettivo di vedere se in quel di Square Enix avessero deciso o meno di cambiare la propria idea in seguito ai feedback, a dir poco critici e negativi, ricevuti da pubblico e stampa poco tempo fa.
Ma anche la nuova risposta non ha soddisfatto per nulla Parrish:
“Credo che con Final Fantasy XVI, abbiamo intrecciato una grossa varietà di persone e di culture in un travolgente racconto fantasy che abbiamo cercato di creare con cura e rispetto. Speriamo che quando i giocatori finalmente saranno in grado di prendere il gioco nelle loro mani, potranno vedere ciò che abbiamo cercato di realizzare e speriamo che alla fine possano connettersi con quell’esperienza unica.”
Questa risposta di Yoshi-P, piuttosto vaga e non propriamente chiara, ha indotto il giornalista a credere che in realtà il team di sviluppo giapponese abbia deciso di non cambiare idea in seguito alle pesanti critiche ricevute nei mesi scorsi, portando avanti di conseguenza la propria idea radicata nel rispetto assoluto della fedeltà storica. E vista questa intransigenza di pensiero, secondo The Verge in quel di Square Enix hanno avuto un approccio “medievale” al delicato tema dell’inclusività, senza avere la sensibilità di coinvolgere in Final Fantasy XVI persone appartenenti ad altre etnie.
Intanto se siete in attesa di mettere le mani sulla sedicesima Fantasia Finale, ricordiamo che verrà rilasciato il 22 giugno 2023 su PS5. In vista del lancio, Square Enix ha pubblicato un frenetico ed avvincente video gameplay.