Che l’universo di Fallout, nell’ultimo periodo, sia tornato particolarmente in voga non è certo un segreto. Spinte dal successo planetario raggiunto dall’omonima serie Amazon Prime, le celebri Wasteland della pluripremiata saga sembrano vivere una seconda giovinezza: una transizione, seppur non riuscita alla perfezione, alla current gen per Fallout 4, voci di corridoio sempre più insistenti in merito ad un nuovo capitolo del franchise, nuovi record su Steam (e soci) per i capitoli più illustri. Il tutto, notizia abbastanza recente, senza dimenticare la conferma ufficiale di una seconda stagione della serie TV citata in apertura. Sì, è davvero un periodo d’oro per Fallout; motivo per cui, oggi, abbiamo deciso di parlarvi di uno dei libri più interessanti dedicati alla genesi e all’evoluzione di una delle serie più iconiche del nostro medium. E grazie alla copia fornitaci dal team di Third Editions, oggi vi proponiamo la nostra recensione di Fallout – A tale of Mutation.
“War. War never changes”
Fallout – A tale of Mutation rappresenta senza dubbio una lettura imprescindibile per chiunque, nel corso degli ultimi vent’anni, abbia vissuto in prima persona le avventure post apocalittiche della saga. Un titolo che, senza eccedere in sviolinate o eccessiva faziosità, si concentra sia sulla genesi e sui primi passi di un’idea rivoluzionaria, sia sull’evoluzione costante nelle varie generazioni di console, delineando i motivi e i razionali alla base dell’enorme eco e successo raggiunti. Un’analisi lucida e attenta, corroborata da ricerche e fonti ufficiali, dedicata sia a chi le Wasteland le conosce da tempi non sospetti, sia – e, senza esagerare, soprattutto – a chi, per ovvi motivi cronologici, si è perso le tappe più remote della storia.
Al timone della regia troviamo Erwan Lafleuriel, una penna non certo sconosciuta (caporedattore di IGN Francia, ex Gameblog) tra i lettori d’oltralpe. La prima versione in lingua originale di Fallout – A tale of Mutation risale al “lontano” 2017, a celebrazione della ventesima candelina spenta dal franchise; la traduzione in inglese oggetto della nostra recensione e disponibile nelle varianti base e Collector nello shop dell’editore francese, si è resa disponibile soltanto un paio d’anni dopo. E sì, è il caso di dire meglio tardi che mai.
Anche in questo specifico frangente, l’approccio narrativo di Third Editions è essenziale, ma tutto tranne che superficiale. Se da un lato, rispetto ad altre opere, la mole complessiva di pagine può sembrare forse contenuta per racchiudere l’intero arco narrativo di una saga così longeva (stiamo parlando di un totale di 192 pagine), dall’altro Lafleuriel è abile nel sintetizzarne gli aspetti più salienti ed interessanti, andando dritto al centro del bersaglio. Nei nove capitoli di cui si compone questo volume, insomma, verranno sviscerati gli elementi più salienti di questa lunghissima storia, utilizzando come materiale di supporto un ragguardevole set di interviste, alcune delle quali realizzate appositamente per l’opera – una su tutte, davvero interessante, la chiacchiera con i membri di Black Isle Studios, creatori (tra le molte cose) dei primi due capitoli maggiori.
Già dai primi capitoli, ci sono abbastanza informazioni che, difficilmente, anche gli aficionados secolari del franchise conosceranno: i primi insuccessi finanziari del progetto, la difficoltà nel convincere producer e publishers, una partenza ben peggiore del previsto che non lasciava ben sperare sul futuro dell’allora concept. Fa quasi ridere pensare che, oltre vent’anni fa come oggi, non sempre bastava un’idea clamorosa a garantire un meritato successo. Ma la storia, come sappiamo tutti, è stata – fortunatamente – ben diversa.
Una storia di successi, ma anche di mutazioni
Lo schema alla base di Fallout – A tale of Mutation ricorda, per certi versi, quello che abbiamo trovato anche nella pagine dell’ottimo Resident Evil: Of Zombies and Men. La prima parte si muove su un binario dal taglio prettamente editoriale, dove vengono analizzate le origini, i primi passi, le tappe più memorabili che hanno scandito la vita di Fallout: un capitolo introduttivo, con tanto di prefazione di Brian Fargo, a celebrare il ventennio di vita del franchise, seguito da una breve ma interessantissima parentesi sugli spin-off e i progetti che, per motivi vari, non sono mai stati in grado di vedere la luce, per poi scendere ad un ulteriore livello di dettaglio (grossomodo una cinquantina di pagine) su quelli che sono davvero gli episodi cruciali nell’economia del franchise.
Decisamente più “gaming-friendly” la seconda metà del libro, dove invece vengono sviscerati i pilastri narrativi che sostengono i capitoli principali (senza dimenticare, ovviamente, lo stretto fil rouge che li collega), l’importanza della musica e della colonna sonora, le origini e le evoluzioni principali delle meccaniche di giocabilità – portando alla luce come il concetto di “mutazione” alla base del franchise possa essere capito ed assaporato anche attraverso l’evoluzione dei principi di gameplay. Proprio la mutazione è il collante che lega questa sezione: tanto il modo di narrare gli avvenimenti quanto il feel pad alla mano, iterazione dopo iterazione. È vero, Fallout in (oltre) vent’anni è cambiato radicalmente, è mutato profondamente sino alle componenti stesse del proprio DNA: tuttavia è rimasto fedele a se stesso, al proprio archetipo costruttivo, evolvendo ogni cosa attorno alla ricetta originaria senza mai snaturarla per un istante.
Non mancano infine i capitoli più curiosi: il primo, che ci dà un assaggio dell’eredità di Fallout e di come la saga sia riuscita a contaminare altri generi (e altre IP), sino a diventare per lungo tempo metro di paragone tanto per gli open world quanto per i titoli “post apocalittici” (o alla Fallout) in generale; il secondo, chiamato Ricette, dove beh, diciamo che i chimici delle Wasteland troveranno parecchie cose curiose da leggere.
Fallout – A tale of Mutation: un libro per tutti
Giunti a questo punto, appare abbastanza assodato il fatto che, chiunque si reputi davvero amante di Fallout e del suo vasto universo, dovrebbe afferrare la carta di credito prima di subito e raggiungere le pagine di Third Editions per finalizzare l’acquisto. Tuttavia, bollare Fallout – A tale of Mutation come un libro “fan service” dedicato ad una base di soli fedelissimi sarebbe un grave errore. E la capacità di questo volume nell’introdurre un mondo vastissimo ad un neofita, che così potrebbe avvicinarsi e arricchire la propria cultura videoludica, ne rappresenta soltanto una delle motivazioni principali.
Il vero motivo, almeno secondo la nostra chiave di lettura, è un altro, e possiamo riassumerlo con la maestria e la conoscenza nel riprendere tutta la storia e i temi trattati nei capitoli originali per avvicinare quanto meglio possibile il lettore a quell’universo che, con maggior probabilità, gran parte dei giocatori hanno quantomeno adocchiato con capolavori quali Fallout 3 o 4. Questo perché, inutile girarci troppo attorno, difficile oggigiorno approcciarsi ai capostipite della serie (per quanto grandiosi) senza notare un invecchiamento pressoché totale sotto ogni punto di vista. Seppur narrativamente convincenti oggi come allora, nell’anno del Signore 2024 in pochi sarebbero disposti ad investire centinaia di ore con titoli inesorabilmente farraginosi e lenti se paragonati agli standard attuali, davvero figli di altri tempi e, proprio per questo motivo, tutto tranne che attualizzabili.
Third Editions fa “il lavoro sporco” proprio per chi si sia perso i primi episodi, estraendo le informazioni necessarie a metabolizzarne la grandezza e a darne il giusto contesto, sottolineando il loro ruolo nell’intera economia Falloutiana e, non ultimo, il loro impatto globale. Certo, se vorrete provarli ancora oggi buon per voi – personalmente, riteniamo sia comunque un’esperienza che vale la pena di provare: ma voleste accorciare un po’ i tempi e, detta in modo scolastico, “sfruttare un bignami per essere subito sul pezzo”, quella dell’editore francese rappresenta una soluzione eccellente.
Eccellente, ok, ma non perfetta. Se sui capitoli maggiori l’autore è decisamente prodigo di informazioni, aneddoti e analisi inappuntabili, avremmo gradito qualche dettaglio maggiore su quelli che potremmo definire i capitoli più laterali del brand: a Brotherhood of Steel, per quando episodio discutibile, sono riservate davvero poche righe; stesso discorso per il più fortunato Fallout Shelter, la cui analisi avrebbe sicuramente giovato se supportata da qualche ulteriore intervista, magari al team di sviluppo. Non stiamo certo dicendo che la trattazione di questi due titoli (come altri) sia superficiale o un semplice filler per fare pagine: di contro, come spesso accade quando una formula narrativa funziona in modo quasi impeccabile, avremmo voluto vederla applicata, anche solo per curiosità personale, anche al di fuori della serie principale.
La recensione in breve
Sembra ironico, ma Fallout – A tale of Mutation è forse il modo migliore per permettere ai nuovi giocatori del franchise di tuffarsi nei primi, leggendari capitoli senza doverli giocare davvero. Qualcuno potrà trovare quest’affermazione ai limiti dell’eresia, ma di fronte al lento passare del tempo (e a delle meccaniche di gioco ormai troppe vetuste per gratificare i palati odierni) possiamo tranquillamente affermare che, se narrati nel modo consono, anche i giochi più vecchi non perdono così tanto del loro sapore originale. Quello di Third Editions è un volume attento e dettagliato, nato dalla penna di un esperto e che, con un’analisi a 360 gradi sul fenomeno, racconta di come un gioco di ruolo dai ritmi calmi e rilassati, negli anni, sia mutato in uno sparatutto decisamente più veloce e ancor più popolare. Una di quelle mutazioni, insomma, che si verificano solo nelle Wasteland.
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Voto Game-Experience