Un po’ tutti abbiamo creduto di veder tornare dopo Resident Evil, Dino Crisis in pompa magna abbellito e perfezionato grazie al RE Engine. Quello che invece Capcom ha voluto dare ai suoi fan è una visione dei dinosauri un po’ diversa. I tempi cambiano e così anche i gusti dei giocatori. Il mercato, ormai si delinea seguendo due filoni ben definiti: esperienze classiche single player ed esperienze variegate di stampo multiplayer.
All’interno di queste ultime, in tempi abbastanza recenti hanno preso piede tutta una serie di titoli dedicati alla cooperativa tra più giocatori. In quest’ottica e all’interno del genere, arriva Exoprimal: un ibrido peculiare, che sembra essere uscito dalla fusione di Anthem e Turok. Che siate o meno appassionati del genere, scoprite con noi se il nuovo titolo Capcom è riuscito a convincerci nella recensione di Exoprimal.
Exosuit e dinosauri
Un futuro non troppo lontano, in cui l’uomo utilizza Exosuit per combattere, in cui le IA si ribellano e iniziano a fare esperimenti bellici sacrificando vite umane, un futuro in cui i dinosauri sono carne da macello per testare le abilità dei combattenti. Difficile valutare la narrativa di Exoprimal, dato che la scelta strana degli sviluppatori è stata quella di non fornire una progressione separata tra campagna e modalità multiplayer.
In Exoprimal infatti, una volta concluso il tutorial verrete catapultati all’interno del gioco dove affronterete la modalità Sopravvivenza 5vs5. Questa modalità prevede due squadre da 5 (giocatori vs giocatori o giocatori vs CPU) impegnate nel completare una serie di obiettivi all’interno di una mappa. Questi obiettivi richiederanno di uccidere un numero prestabilito di dinosauri nel minor tempo possibile. Il tutto prima della squadra avversaria per accedere alla seconda parte della modalità, se avrete scelto la presenza della componente PvP. Qui dovrete scortare un cubo dal punto A al punto B uccidendo i nemici che vi troverete come ostacolo. Una volta arrivati alla zona B, dovrete attendere il completamento del rilascio dei dati del cubo per vincere. Ovviamente la squadra avversaria dovrà fare lo stesso, cercando per altro di impedirvi di ottenere la vittoria colpendo il vostro cubo per interrompere il processo di rilascio dati.
Ebbene ad oggi questo è tutto ciò che dovrete fare in Exoprimal. Cacciare mostri nella modalità Sopravvivenza per proseguire con lo sblocco di cutscenes e dialoghi in stile visual novel. Un sistema poco accattivante a nostro avviso e soprattutto troppo ripetitivo dato che le battaglie vengono combattute sempre nella stessa mappa. Di poco appeal anche la sceneggiatura che ricalca davvero la qualità di un B-Movie americano di bassa lega. I personaggi non sono mai ficcanti, le dinamiche spesso risultano banali e ad oggi è difficile simpatizzare per qualcuna di queste macchiette.
Discorso diverso per Leviathan, l’intelligenza artificiale scelta come villain dell’opera. Sebbene sia una caratterizzazione già vista, quella proposta per Leviathan offre almeno qualche guizzo di brio tra una scena telefonata e l’altra. Non siamo di certo di fronte a un antagonista memorabile, ma i suoi dialoghi lo rendono comunque un personaggio quantomeno riuscito.
Un design sprecato
Se modalità e narrativa non convincono, il discorso cambia un po’ quando si parla di gameplay e design. Lo stile degli Exofighter è infatti innegabile. Capcom ancora una volta si trova a mettere in scena dei personaggi molto stilosi, in grado di catturare l’attenzione dei giocatori e spinge molto sul mix tra rimandi a Pacific Rim e alla cultura Mech vs Kaiju e un citazionismo di classi dei più celebri hero shooter come Overwatch o Valorant. L’idea di base infatti è quella di dividere le Exosuit in classi: Assalto, Tank e Supporto. I primi, ibridi equilibrati tra mobilità e danni, i secondi totalmente votati all’attirare l’aggro nemico e infine i terzi che dovranno gestire buff/debuff e fornire le cure.
Se dal punto di vista estetico ci troviamo molto contenti del lavoro fatto, visto la grande cura dei dettagli e dei particolari, così non è per quanto riguarda la giocabilità delle tute. I punti nevralgici scoperti della produzione Capcom risiedono infatti sulla mobilità e sull’assenza della necessità di avere tutte le classi in party di gioco. Il primo punto è qualcosa di legato al fatto che la sensazione giocando è sempre quella di avere il freno a mano tirato, con i personaggi che sembrano non avere le possibilità di staccarsi da terra (se non alcuni specifici support).
Obiettivamente ci saremmo aspettati una mobilità simile a quanto visto in Anthem, con la possibilità di sfoderare tutti i vantaggi che una Exosuit può e deve fornire. Piccolo escursus sulla mappa giocabile. Al di là della presenza di una sola mappa, ci saremmo aspettati che a livello di personalità e design, gli ambienti di gioco fornissero una qualità simile a quanto visto con il design delle tute. Così non è stato e quanto proposto dagli ambienti è quanto di più anonimo e impersonale si possa avere.
Discorso diverso per le classi, qui la questione riguarda se vogliamo il livello di sfida. Essendo quest’ultimo non selezionabile, ci aspettavamo dai dinosauri in gioco una sfida tale da necessitare che tutte le classi fossero indispensabili in un gruppo di gioco. Così, ahi noi, non è. Vi basterà infatti avere un support in squadra in grado di curarvi che spesso e volentieri riuscirete senza problemi a dominare il campo di battaglia. Questa assenza di profondità è inaccettabile per un gioco che punta tutto sulla sinergia del gruppo nella sua natura di multigiocatore cooperativo.
Un contorno gradevole
A livello audiovisivo, il gioco non è poi così male. Il comparto tecnico non fa gridare al miracolo, ma i modelli poligonali di dinosauri e soprattutto delle Exosuit sono molto belli da vedere. Da citare anche il comparto audio per due motivi differenti: da una parte l’ottimo sound design, con diverse campionature di suoni non banali sia nei versi dei dinosauri che di alcuni elementi secondari. Dall’altro, un doppiaggio incomprensibilmente fuori fuoco.
Caricaturale e fin troppo sopra le righe, il doppiaggio dei personaggi li rende molto macchiette anche quando non dovrebbe. In alcuni casi inoltre, alcune battute ottengono un risultato opposto rispetto a quanto dovrebbero causare nei giocatori. Menzione d’onore invece per la OST, in linea con quanto proposto dal gioco le melodie proposte sostengono bene l’azione e offrono diversi spunti interessanti a supporto dei momenti a cui sono state assegnate.
La recensione in breve
Exoprimal ottiene la sufficienza. Per il rotto della cuffia. L’idea di base e il design delle tute, oltre che il concept dietro alle classi del titolo Capcom, hanno effettivamente spunti meritevoli di attenzione. Purtroppo però è tutto il resto che viene a mancare. Assenza di profondità nelle sinergie, penuria di contenuti, caratterizzazione dei personaggi rivedibile e scelta sconsiderata di non proporre una campagna “classica” separata dal multiplayer completano un insieme poco chiaro. Exoprimal è un grande "vorrei ma non posso" che non ha fatto altro che aumentare la nostra voglia di un nuovo o vecchio Dino Crisis.
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Voto Game-Experience