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Home»Articoli»Recensioni»Elden Ring Nightreign Recensione: il futuro di From Software?

Elden Ring Nightreign Recensione: il futuro di From Software?

La recensione di Elden Ring Nightreign, un esperimento interessante con grandi potenzialità che porta i “Souls” nel reame dei “Rogue”.
Lorenzo MangoBy Lorenzo Mango28 Maggio 2025
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Elden Ring Nightreign
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L’annuncio di Elden Ring Nightreign ai GOTY 2024 non è stato accolto con grandissimo entusiasmo dai fan dell’opera originale e dei Souls in genere. Insomma, parliamo di un titolo che sulla carta “toglieva l’Elden dal Ring”, e sembrava lasciare nel piatto “solo” la componente ludica multigiocatore cooperativa (non PVP) e battagliera pura, peraltro semplificata, accelerata e spogliata, apparentemente, di velleità narrative, del fascino della scoperta e dell’esplorazione che hanno caratterizzato il successo di From Software da sempre.

Detrattori: ricredetevi. From è riuscita a confezionare un prodotto di tutto rispetto anche vivisezionando il suo capolavoro recente; pur lavorando con asset, modelli e comparto tecnico tutto “riciclati” non solo da Elden Ring, ma anche da altri suoi titoli e suggerendo, quindi, che Nightreign è un potenziale contenitore universale aggiornabile all’infinito.

Non affrettatevi a stappare le fiaschette Estus per festeggiare però, perché Nightreign ha sì degli inattesi pregi sul fronte ludico e persino narrativo, ma anche pesanti difetti inerenti la fruibilità dell’esperienza e il suo bilanciamento in solitario. Senza contare che “l’aggiornabilità” non è per forza tra i punti positivi di Nightreign, perché significa basare la validità futura del pacchetto sulla voglia e possibilità di From di dedicare update costanti e vari al nuovo Elden Ring.

Un crocevia di Lore

Elden Ring Nightreign Recensione

Iniziamo intercettando un dubbio comune: in quanto titolo di genere “Rogue” con gameplay Action in terza persona stile souls “a tempo”, senza componente RPG e lontano dalla classica struttura esplorativa del genere made by From, Elden Ring Nightreign è comunque un videogioco “narrativo”? La risposta è sì, più di quanto ci saremmo aspettati.

A ben pensarci, esperienze di livello come The Binding of Isaac, Returnal o Hades dovrebbero averci abituato alle tipiche tecniche di racconto “progressivo” e da sbloccare man mano, run dopo run, di vittoria in sconfitta; di quelli che in effetti il genere Rogue offre spesso anche in assenza di una trama lineare da seguire, o di un mondo da esplorare in modo tradizionale.

Che poi, quale genere se non proprio il Souls si presta meglio a un tipo di storia da vivere “nel passato”, scoprendo retroscena, vicissitudini, motivazioni e traumi dei protagonisti, a volte anche con cutscene dedicate?
Certo, Nightreign non sfiora nemmeno la complessità e l’intricatezza del suo “Silmarillion” scritto a quattro mani da George R.R. Martin e dal maestro Hidetaka Miyazaki, preferendo un incipit e dei presupposti originali solo appoggiati alle “Lands Between” e al suo ricco folklore, ma da esso del tutto indipendenti. Abbiamo detto che la provenienza di ogni eroe non è ben specificata ed è vero, MA i più attenti e ricorrenti souls player non dovrebbero faticare a scorgere varie citazioni provenienti da altri mondi della casa di sviluppo; già solo esaminando le armature, le armi, le intenzioni e gli atteggiamenti dei combattenti.

Elden Ring Nightreign Recensione

Figuriamoci, poi, quando si iniziano a sbloccare i loro segreti in forma testuale attraverso i dialoghi o voci nel diario “comune” della tavola rotonda: pieno di mini-compendi densi di informazioni ben scritte e ben assortite, su storie e lore approfondite quanto basta per farci affezionare o empatizzare con ogni membro dei Nightfarer. Per quanto singolarmente interessanti e ben congegnati, avvolti in un’atmosfera onirica in cui ciascun elemento è trasportato suo malgrado dagli eventi, comunque si sente la mancanza di interconnessioni importanti tra i combattenti. Forse voluta, per avere campo libero e inserire nuovi elementi in futuro tramite DLC.

In definitiva, se la narrativa indiretta, il concetto di Lore e di scoperta graduale, stralcio dopo stralcio, delle storie e dei personaggi vi intrigano non temete: Nightreign sotto questo aspetto è un prodotto From in tutto e per tutto. Dovrete sudare, avanzare parecchio con le missioni e scovare oggetti nascosti; parlare con NPC, intuire segreti e unire i puntini un po’ alla volta se volete saperne di più su ciascun Nightfarer. Finché non vi accorgerete di quanto sia additivo il gioco non solo per il suo gameplay loop ben pensato, ma anche perché “Che succede se faccio X nella missione Z con personaggio Y? Si sbloccherà un capitolo nel suo diario personale? Chissà come è finitə a combattere quaggiù…”

Una “Limgrave” mutevole…

Elden Ring Nightreign Recensione

Raggiungere il “Lord” finale del gioco non è certo un’impresa facile: Nightreign in toto a dire il vero non lo è affatto, nello stesso modo in cui non lo sono i Souls che lo hanno nutrito con la loro “carne”, con il loro combat system, moveset, tempistiche e meccaniche di base, che i veterani troveranno inalterate e quindi familiari.
Il viaggio del titolo, però, si distanzia presto e in diversi modi dal classico Action dei Souls e propone un loop del tutto nuovo, dato che Nightreign sovverte i paradigmi costringendo a ritmi del tutto differenti, ad abilità passive e altre inedite con cooldown da padroneggiare alla perfezione, se si vuole avere qualche speranza.

Lo si comprende subito, al primo Boss del tutorial che ci aggredisce con brutalità inaudita, velocità sovrumana e sequenze di attacchi dall’output di danni eccezionale. Il normale set di skill tipico dei Souls non basta, non è sufficiente aver accumulato ore ed esperienza nei precedenti titoli From per sopravvivere.
Di più, se siete tra gli orgogliosi che non evocano mai aiutanti umani ho brutte notizie per voi: qui è quasi obbligatorio “farsi aiutare” e giocare in squadra (su questo punto poi ci torniamo).

Elden Ring Nightreign Recensione

Soli o accompagnati la sostanza del gameplay loop non cambia: resta comunque un’interessante e originale fusione tra meccaniche prese un po’ dai Souls, un po’ dai Rogue, un po’ da… Fortnite? Anche, perché no.
Perciò inizia tutto presso l’hub centrale, una “tavola rotonda” rivisitata rispetto a quella di Elden Ring e con facilities pensate per allenarsi con moveset e abilità, cambiare “skin” ai personaggi e parlare con i Nightfarer inattivi, per approfondire la loro storia.

Si sceglie un personaggio e poi via, si parte per una delle spedizioni disponibili. Una volta atterrati a Limveld, una versione alternativa della Limgrave che conoscevamo, si studia la mappa per comprendere dove siete stati “droppati”, individuare i punti di interesse utili al vostro personaggio, gli accampamenti nemici, i castelli e i dungeon con il loot e le armi adatte a potenziare la vostra specifica “classe” e poi raggiungerli sconfiggendo mob, eventuali Boss e accumulando quindi grazia da spendere per salire di livello.

Nel frattempo, noterete che un cerchio scuro incombe su di voi, limitando, proprio come nel succitato Fortnite, lo spazio “vivibile”: l’area che si scurisce infatti rappresenta “la marea della notte che incombe”, una pioggia mortifera sotto la quale non potete stare senza perdere rapidamente HP. Lo spazio “asciutto” si restringe rapidamente, fino a chiudersi in quella che diventa l’area del Boss da sconfiggere per avanzare alla notte successiva.

Elden Ring Nightreign Recensione

Questa zona finale, però, ci viene indicata solo all’ultimo, mentre la marea incombe per l’ultima volta; costringendoci perciò a giocare strategicamente fino ad allora e scegliere dove esplorare, quali avversari è meglio affrontare e quali evitare per non perdere troppo tempo e massimizzare il loot, e l’esperienza ottenuta.
Altrimenti, quando arriverà la notte e inizierà la prima delle tre Boss fight obbligatorie (una per ogni notte di spedizione) ambientata ogni volta in un’arena diversa e apposita, sarete sottolivellati, mal equipaggiati, e non potrete vincere.

Rispetto al classico Soul e diversamente da Elden Ring però, la mobilità del protagonista è stata accelerata e le sue possibilità di movimento aumentate: non esiste il danno da caduta, quindi lanciarsi dalle alture quando stiamo scappando dalla Notte diventa la norma in fretta; poi, oltre alla corsa tradizionale si può sprintare più rapidi con un’apposito comando. Infine, i piccoli dislivelli si possono scavalcare grazie al “salto a parete” implementato per non dover disegnare una Limveld limitata dai “saltini” dei senzaluce normali. Anche grazie a questi espedienti, il continente è gioiellino di design altimetricamente vario, pieno di segreti e panorami da ammirare (se ne avrete il tempo).

…rigorosamente multigiocatore…

Che si vinca o che si perda, comunque, Elden Ring Nightreign è additivo e magnetico: una spedizione tira l’altra e il mix di elementi “a sorpresa” e fissi funziona benissimo. Da un lato, il fatto che questa Limveld abbia una mappa grossomodo “fissa” sprona il giocatore a impiegare qualche spedizione non solo per sconfiggere la notte, ma per esplorarla e imparare come muoversi al suo interno rapidamente, ottimizzando gli spostamenti nelle missioni successive.

Dall’altro ci sono il loot che cambia a ogni run, i mercanti che si spostano, i Boss “ambientali” non legati a specifici luoghi e, soprattutto, le macroaree che a partire dalla seconda spedizione in poi teletrasportano casualmente location chiave dell’Interregno (paludi, boschi magici, vulcani) pur restando a Limveld. Quindi, gli elementi ludici che, in stile Rogue, variano a ogni missione e costringono a una flessibilità d’approccio stimolante. Dulcis in fundo c’è il “cerchio della morte”, le cui tempistiche di restringimento prefissate imprimono un ritmo all’esplorazione piacevolmente opprimente, ma non frustrante: c’è tempo per far tutto se si sa come muoversi.

Ricordate cosa avevamo scritto qualche paragrafo fa? Che “farsi aiutare” e giocare in squadra è quasi obbligatorio in Nightreign. Infatti, anche se si può giocare da soli, offline e senza nessun giocatore connesso, non significa che questo approccio sia consigliato: tutt’altro. Nonostante ci sia stato detto che il bilanciamento della sfida varia a seconda di quanti player sono connessi, allo stato attuale di Nightreign le spedizioni sono praticamente impossibili senza co-op. I moveset dei Boss, non solo quelli avanzati ma tutti, persino quelli di ritorno da Elden o altri Souls, sono troppo veloci e incalzanti, i danni troppo elevati.

Anche potenziandosi a dovere senza un compare che attiri l’aggro per un po’, ci resusciti e colmi le lacune della classe che abbiamo scelto con le potenzialità della sua, l’esperienza resta sbilanciata. Basterebbe poter contare su NPC alleati controllati dal sistema per riequilibrare il tutto un minimo, ma al momento non sono presenti in game, salvo che nel tutorial. Manca anche la Co-op per due, ma sappiamo che verrà aggiunta presto. Peccato, perché a questo punto viene quasi da pensare che sarebbe stato meglio non avere l’opzione di giocare da soli in toto, dato che in gruppo ogni situazione e scontro sono totalmente diversi: più equilibrati e comunque non banali, specialmente contro i Signori della Notte.

…con alcuni design riciclati e altri originali!

Posto che il riciclo di asset vari, modelli, luoghi e situazioni provenienti in primis da Elden Ring, ma anche da altri titoli del panorama Souls è evidente, questo “ammiccante citazionismo” è generalmente ben gestito all’interno dell’esperienza, controbilanciato da molti altri design di qualità elevata (come siamo abituati a vederne da From) del tutto originali e realizzati proprio per Nightreign. Gli otto Boss principali, i Signori della Notte delle otto spedizioni, sono tra questi: splendidi a vedersi, con moveset e dalle movenze in generale solo in parte ereditate da Gatekeeper già esistenti, altrimenti unici per loro, sono anche minacciosi e fortissimi.

Quanto agli avversari “di ritorno” da altre avventure, come il mitico figlio di Gwin e Re delle Tempeste, si dividono come già abbiamo anticipato in due categorie: quelli legati a specifici luoghi come accampamenti, santuari, castelli o mini dungeon sotterranei, e quelli che incontriamo a caso negli spazi aperti. Scegliere se fronteggiarli o meno non dipende solo dal tempo a nostra disposizione, ma soprattutto da quale personaggio impersoniamo tra quelli disponibili, dato che il loot dei Boss consiste in armi o power up statistici di categorie fisse per ogni nemico. Un drago droppa armamenti draconici e talismani a tema fulmini, per esempio, quindi se siete un arciere tanto vale skipparlo. Dal punto di vista ludico quindi le classi sono una delle variabili più importanti del gioco, perché oltre a differenziare il combat system definiscono la direzione dell’esplorazione a Limveld.

Padroneggiarle significa arrivare a conoscere non solo le loro movenze e capacità individuali, ma anche tutti i luoghi dove si possono trovare equip adatti a potenziarli, o Boss che droppano armi rare adeguate e power up che durano solo per la spedizione in corso, ma aumentano statistiche chiave per quella classe.
O anche adattarsi alle armi preconfezionate e dotate di ceneri di guerra casuali, che non sempre sono ideali per la build ma “a chi tocca non si ingrugna”. È un processo lungo, specialmente se si parte senza conoscenze pregresse di Elden Ring o avendolo giocato solo con personaggi di un certo tipo: ignari, quindi, di come si combatta usando un mago, un tank, uno spadaccino. Tuttavia, è anche altamente soddisfacente sia in ottica “souls”, dato che le skill manuali richieste al giocatore sono le stesse (parryare, schivare, stamina management, distanziamento ecc.), che Rogue, per via della randomizzazione.

I nightfarer, protagonisti oltre le classi

All’inizio i Nightfarer sono sei, con altri due che si uniscono presto alla notte. Ogni guerriero è ben caratterizzato e distinto, unico sul campo di battaglia e con punti di forza e debolezze bilanciate pensate per incastrarsi con i pregi di altre classi, per formare squadre più efficienti e con strategie diverse.

L’arciere Ironeye è fortissimo dalla distanza, ma ha pochi HP e difese scarne. La maga Recluse, similmente utile per attacchi a medio/lungo raggio, se riesce a entrare in possesso dei bastoni più rari, con impressa di default una magia avanzata, deve solo stare attenta al consumo di PA. L’aquila-paladino Guardian e il Barbaro Raider sono simili come approccio, entrambi basati su forza bruta e armi giganti per sopravvivere, ma differiscono di molto grazie a due set di skill specifici votati rispettivamente alla difesa con scudi , e all’attacco con le mazze.

C’è poi il silenzioso spadaccino pittore Executor, amante delle katane, del sanguinamento e con la nostra ultimate preferita, che lo trasforma per un po’ in un mostro gigantesco. Infine, Ecco il “tuttofare” Wylder, la classe che fa bene quasi tutto e non eccelle in niente, dotato di una passiva ottima per principianti: una volta ogni tot tempo (si ricarica) un colpo che lo ucciderebbe viene annullato.

Quanto al loro setup individuale, consiste in un’arma di base specifica (arco all’arciere, bastone alla maga ecc.), un set di statistiche distribuite per massimizzarne l’efficacia, un’abilità passiva e due mosse speciali dall’animazione unica e ben coreografata, di cui una “ultimate. Inoltre, ogni personaggio può essere potenziato con emblemi speciali di rarità tra comune e leggendario (le stesse rarità delle armi che si trovano in giro) che modificano le statistiche, oppure, forniscono abilità passive e altri effetti unici, come la velocità di ricarica della stamina. Gli emblemi sono ottenibili durante le spedizioni o acquistabili dall’adorabile mercante-vaso presso l’hub e sono equipaggiabili secondo uno schema di colori. Negli slot gialli vanno equip gialli (di solito legati a fede e incantesimi) ecc.

La recensione in breve

8.5 Sorprendente

In definitiva, Elden Ring Nightreign è come una finestra su un mondo parallelo dove tutto sembra identico al nostro… finchè non ti accorgi delle differenze. Un mondo in cui From Software è sempre From Software: attenta ai dettagli, alla direzione artistica decadente, forte di una narrazione indiretta (lore) approfondita e interessante; capace di confezionare un’esperienza ludica completa e complessa, da padroneggiare per godere delle sfumature più interessanti.

Tuttavia, anche un mondo dove i Souls sono “mischiati” con titoli Rogue e sono rapidi e ciclici, piuttosto che riflessivi e progressivi; sempre da esplorare per capirli, ma cosicchè non è più il gioco che ti calza addosso: sei tu a doverti adattare ai suoi ritmi.

E’ lecito perciò chiedersi cosa accadrà al nostro, di mondo, ora che la finestra è aperta e i tentacoli di The Duskbloods protendono attraverso di essa. E’ questo il futuro di From? Multigiocatore, frenetico e scenografico? O è solo una deriva per interessanti Spin Off? E ancora: Nightreign riceverà aggiornamenti, altre mappe, altri personaggi, altre armi e Boss unici, o “è tutto qui”? Le risposte non sono scontate, ma sono fondamentali per comprendere il reale peso di questo esperimento. Che per ora, tutto sommato, per noi comunque è riuscito, a meno che non vogliate giocarci in solo: modalità che ha ancora bisogno di qualche aggiustatina.

  • Voto Game-eXperience 8.5
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