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Home»Articoli»Recensioni»Eastward: Design Works, la recensione – sapore di casa

Eastward: Design Works, la recensione – sapore di casa

La recensione del libro di Eastward: Design Works, art book che svela una miriade di retroscena e concept dell’indie firmato Pixpil.
Francesco SantinBy Francesco Santin5 Luglio 2025
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Foto della copertina del libro di Eastward Design Works, edizione base e deluxe
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La collana Design Works di Lost in Cult è ormai da tempo un punto di riferimento nel panorama editoriale videoludico per quanto riguarda l’analisi più approfondita di titoli indipendenti che hanno fatto la storia del settore. Che si tratti di un’eredità legata alle dinamiche ludiche o alla sfera artistica, questa serie di libri tende la mano ad alcuni dei progetti più iconici dando l’occasione agli sviluppatori di rivelare retroscena, concept art e altre peculiarità con il supporto di scrittori esterni, portando il videogioco nella dimensione stampata su carta.

Per il panorama indipendente, Eastward è oggi una gemma assai affascinante che rientra proprio in questi criteri adottati da Lost in Cult. Sviluppato dallo studio cinese Pixpil e pubblicato da Chucklefish (publisher anche di Wargroove e Stardew Valley), dal 2021 è una delle avventure in pixel art più amate dal pubblico per l’estetica, la storia e il gameplay. Un pacchetto completo delizioso, degno di entrare a far parte della serie Design Works.

Lettera d’amore e tributo a Eastward

Capitolo della Fusione delle Culture nel libro di Eastward

L’amore che trasuda per tutte le 256 pagine di questo libro è evidente e rende impossibile non innamorarsi di Eastward. Shaun Hughes, lo scrittore che si è occupato di questa edizione Design Works, lo esplicita sin dall’introduzione soffermandosi su una breve analisi offerta dalla stampa e dal pubblico di tutto il mondo. Alcuni lodano il gioco per l’eccezionale pixel art. Altri parleranno maggiormente della narrazione post-apocalittica provocante. Per lui, però, Eastward ha una bellezza che va ben oltre la somma di queste singole parti, risultando il chiaro esempio di come il videogioco sia la nuova forma d’arte dopo il cinema.

Il fascino di Eastward per Hughes trasforma questo testo in un corposo, ricco e gioioso tributo all’ambizione del giovane team di sviluppo. Un gesto ritenuto doveroso anche nei confronti della community, di cui Hughes stesso fa parte. Ho approcciato il progetto come fan prima di tutto, poi come scrittore, scrive ancora nell’introduzione. Si tratta di un messaggio chiaro, derivato anche dal tipo di dialogo instaurato nell’arco di dodici mesi con gli sviluppatori. Un atto di ringraziamento personale nei confronti di una delle classi di artisti più sottovalutate al mondo.

Tra concept art e chicche davvero speciali

Concept art delle armi di Eastward nel libro Design Works di Lost in Cult

Eastward: Design Works è diviso in cinque parti ben strutturate, attraverso le quali vengono spiegati il significato autentico del viaggio verso est, le ragioni d’essere dei personaggi raccontate da essi stessi, il rapporto con il tempo, i paesaggi e il buio. Non mancano interviste, studi specifici di oggetti di gioco e boss, ma soprattutto concept art mai viste altrove. La versione Deluxe comprende poster, spillette, carte con ricette, mini zine, cartoline e c’è anche la possibilità di acquistare audiocassette, CD e vinili con la colonna sonora originale e brani non presenti nel gioco.

Proprio come il lungo cammino che si vive nel gioco, il libro è un treno che trasporta lentamente il lettore da una stazione all’altra. Un percorso cauto e anche toccante, non solo per il tono con cui viene ripercorsa la storia di John e Sam nel loro rapporto padre-figlia, ma anche – e soprattutto – per l’approccio alle rivelazioni degli sviluppatori.

C’è una storia lunga di difficoltà, nostalgia e desiderio di creatività e affermazione dietro Eastward. La volontà di Tommo Zhou (Game Director) di entrare nel settore videoludico. I piani di Moran Hong (Art Director) di lasciare il suo lavoro di pixel artist per diventare chef. Il viaggio di scoperta personale di Robert Zhu (Game Director ed Environment Artist) svolto attraverso il gioco, usato come mezzo per ricordare il passato e snocciolarlo per un futuro più felice. Una serie di motivi che hanno creato una trama di punti in comune tra tutti i membri del team.

Questa trama è evidente in primis nel progetto finale. Giocando a Eastward si percepisce immediatamente il rapporto tra oscurità e luce, il passaggio dalla prima alla seconda. La trasformazione dei personaggi in cui è facile ritrovarsi. Il timore per le forze più grandi, per la sensazione di piccolezza dinanzi alle grandi minacce della nostra vita. La paura per il futuro, l’amore per il passato e la fanciullezza.

Il libro affronta tutti questi temi approfondendo il rapporto tra colori e musica, ambienti e personaggi, ma anche analizzando minuziosamente i legami tra il videogioco e la realtà nell’architettura delle città e dei villaggi, nella rappresentazione della cultura asiatica dall’India al Giappone. Uno step che vede anche l’inclusione del cibo.

La ricerca di una nuova casa

Pagine del libro di Eastward che trattano la trasposizione di ambienti reali nel gioco

La ludificazione della cultura cinese – nello specifico di Shanghai, dove risiede Pixpil – e dell’Asia tout court è un punto focale molto forte del gioco. Si tratta però di un processo laborioso che passa soprattutto attraverso la cucina, dimensione che sta molto a cuore a molti team di sviluppo orientali. A Space for the Unbound, avventura narrativa sviluppata dallo studio indonesiano Mojiken, ne è un esempio eclatante. Venba, del team canadese Visai Studios composto prevalentemente da sviluppatori e scrittori indiani, è però forse il vero riferimento chiave in questo senso. Il succo resta lo stesso: il cibo viene usato come modo per rimanere attaccati alla propria cultura, elaborare le emozioni e avvicinare le persone.

I capitoli Light in Darkness e Food for Thought in Eastward: Design Works sono le principali chiavi di lettura del videogioco, proprio alla luce del modo in cui il cibo sia stato al centro dell’esperienza sin dal rilascio del primo trailer. Sam che chiede a John se possono mangiare il sushi stasera è un messaggio semplice, una richiesta piccola e tenera che dà speranza e luce in un mondo cupo, in una vita monotona. Come se fosse il vero modo per sentirsi a casa, un modo per “ottenere il feeling della vita quotidiana”.

L’interconnessione che si crea tra il giocatore, i protagonisti della storia e il gioco avviene proprio attraverso la creazione di nuove ricette, la ricerca di nuovi sapori con l’uso di ingredienti mai visti prima. Un connubio di elementi che rappresenta la fusione di più culture, tema di un altro capitolo del libro, e l’approccio al timore dell’avvenire. Non importa che disastro avvenga, se mangi cibo caldo e delizioso la vita non ha più un cattivo sapore.

La recensione in breve

9.0 Love Letter

Eastward: Design Works è un tributo eccezionale al videogioco, attraverso cui viene ampiamente valorizzato il lavoro di Pixpil. Shaun Hughes ha condotto uno studio meticoloso dell’opera con un tatto e una passione da cui è difficile sfuggire, con un equilibrio perfetto tra testo e arte, tra momenti più divertenti e altri più riflessivi. Nell’insieme, un libro che offre uno sguardo differente verso l’industria videoludica cinese, specie quella indipendente, spiegando l’influenza di questo medium tra i giovani e apprezzando a pieno questa nuova forma d’arte, dandole il giusto valore anche su carta.

  • Voto Game-Experience 9
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