La realtà virtuale deve ancora esplodere e la spinta del metaverso è servita a ben poco. Eppure, l’uscita di Meta Quest 3 potrebbe alimentare il desiderio di provarla per la prima volta, dato che rispetto al fu Oculus Quest 2 il salto di qualità si fa sentire. Nel frattempo, molti sviluppatori cercano di sfondare nella scena rilasciando videogiochi meritevoli seppur imperfetti, o addirittura mozzafiato. Nella recensione di Breachers i fan della VR hanno gioito; con la recensione di Hello Neighbor VR: Search and Rescue, invece, hanno storto il naso.
In questi giorni, invece, a spiccare è un dungeon crawler peculiare con tutte le carte in regola per rivelarsi il migliore titolo del genere per Meta Quest 2 e Quest 3. Siete curiosi? Ecco a voi la recensione di Dungeons of Eternity.
Il design: il fantasy che non stanca mai
Le menti di Othergate a quanto pare avevano una idea ben chiara in mente durante la progettazione di Dungeons of Eternity: non limitarsi a una formula ambiziosa ma in realtà generica, bensì solleticare gli affezionati alla realtà virtuale e proporre un dungeon crawler roguelike di spicco, rifinito e dal potenziale notevole. Ve lo diciamo subito: è davvero così.
Dungeons of Eternity non osa troppo, sia chiaro: resta un action RPG fondamentalmente tipico, con un game loop molto semplice incentrato sul lanciarsi in una missione, eliminare le ondate di abomini, risolvere qualche enigma e arrivare al tanto adorato loot. Una formula definibile con rinse and repeat, per cui una missione segue l’altra in una sequenza di avventure potenzialmente ripetitive, ma decorata da una notevole quantità di fattori che definiscono la bellezza del pacchetto ludico.
Il team di Othergate ha pensato di proporre al lancio un totale di quattro biomi differenti, ciascuno con tre tipologie di missioni: la semplice esplorazione di un dungeon per recuperare loot; il recupero di tre cristalli con successiva difesa di una piramide; e una modalità orda dove bisogna collezionare anime. Dodici esperienze totali che, dopo poche ore di gioco, fanno percepire una povertà contenutistica. Ma questa poca freschezza non deve ingannare.
Il gameplay: formula vincente, ma…
La spina dorsale di Dungeons of Eternity è costituita da meccaniche di gioco affatto deludenti; anzi, è proprio nel gameplay che si trova la vera bellezza del titolo. Il combat system corpo a corpo si comporta molto bene, con armi che restituiscono sensazioni molto soddisfacenti nelle interazioni con oggetti e mostruosità. Le hitbox sono praticamente perfette e i nemici non sono così prevedibili: con i giusti riflessi le parate si rivelano eccezionali, una gioia per gli occhi e anche per le mani.
Naturalmente, come ogni dungeon crawler fantasy che si rispetti, non mancano alternative come archi e balestre per attacchi da distanza o bastoni magici per gli amanti dell’arcano. Nei primi due casi i controlli e la risposta dell’arma non sono altrettanto piacevoli, mentre essere maghi è a dir poco spassoso grazie a un bastone che, una volta puntato al nemico, lo “acchiappa” con un raggio e ci permette di portarlo ovunque vogliamo – insomma, immaginatevi la Gravity Gun di Half-Life.
Non pensate che esistano classi vere e proprie, però: Dungeons of Eternity vuole rendere ogni avventuriero un tuttofare, potenziandolo tramite skill passive da sbloccare e costruire equipaggiamento più potente e resistente, personalizzando al meglio il proprio eroe. Per questa ragione, sono necessarie parecchie ore di esperienza al fine di raggiungere la potenza o forza desiderata.
Alla luce di ciò è altamente consigliato cimentarsi per i dungeon randomici con un gruppo di persone. In cooperativa è facile trovare giocatori raggiungendo il limite massimo di tre giocatori per party. Da soli, invece, la difficoltà si fa sentire assieme alla ripetitività di missioni e ambientazioni. In altri termini, non si tratta di un gioco per realtà virtuale propriamente godibile in solitaria.
I contenuti: c’è tanto ottimismo per Dungeons of Eternity
Da queste ultime righe è immediato dedurre che servano più contenuti. Affinché Dungeons of Eternity non invecchi rapidamente e si lasci andare nell’oblio dei giochi VR dimenticati, è necessario che la squadra di Othergate confezioni in futuro ulteriori ambientazioni e proponga, magari, altre armi con cui divertirsi. Ancora più importanti sono eventuali nuove modalità di gioco: sulle tre disponibili, a nostro avviso la soluzione wave shooter è poco convincente e potrebbe annoiare diversi giocatori.
Ciononostante, il potenziale non manca affatto: Dungeons of Eternity si presenta già come “dungeon crawler definitivo”, con un comparto audio buono nella colonna sonora, sensazionale per l’audio spaziale e i rumori delle armi; e un fronte grafico con piacevoli effetti particellari, ambientazioni suggestive realizzate molto bene e animazioni sorprendentemente naturali per nemici e compagni di avventura. Forse, però, certe creature sembrano alquanto generiche.
Durante la recensione siamo anche inciampati in alcuni bug spiacevoli che rovinavano l’esperienza di gioco, ma gli sviluppatori alla community hanno già ribadito di essere al lavoro sui fix del caso. Insomma, non si tratta di un team poco interessato al successo del progetto e alla soddisfazione dei fan. Dungeons of Eternity è stato chiaramente realizzato con grande attenzione ai dettagli e lungimiranza: il potenziale c’è, va solo sfruttato.
La recensione in breve
Dungeons of Eternity è un piccolo sogno per gli amanti del genere. Chi apprezza i roguelike in ambientazioni fantasy si sentirà a casa nel progetto di Othergate, con un multiplayer già ricco di giocatori e ben funzionante, e un combat system sorprendente…ma anche bug da non sottovalutare. Potrebbe apparire ancora acerbo, ma il titolo si trova già in uno stato decisamente apprezzabile, in attesa soltanto di qualche rifinitura e più contenuti, sicuramente in arrivo nei prossimi anni.
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Voto Game-Experience