Un ricordo lontano circa 30 anni orsono, riemerge grazie alla potenziale dell’alta definizione (dimenticando, per un attimo, quanto accaduto nel 2010). Donkey Kong Country Returns HD segna il ritorno sulla scena del famoso primate in cravatta, quello che è riuscito a ritagliarsi un posto a tavola assieme a Super Mario e Sonic quando si parla di interpreti del genere. Una formula di gameplay che ha messo sempre al primo posto il concetto di difficoltà, per quanto la deriva arcade addolciva il suo essere dannatamente diabolico.
Il ritorno sulla scena è aderente alla formula classica, forte del potenziale della portatile di casa Nintendo. Il gioco, infatti, si presenta rinnovato sotto il profilo artistico, con delle animazioni e un design dei personaggi più definito e dettagliato. Aspetto che riguarda anche il level design, ispirato in ogni suo aspetto. Bellissimi i colpi d’occhio al tramonto, con quel contrasto tra silhouette e controluce “al bacio”. Anche il gameplay si presenta sotto il segno dell’innovazione, con i movimenti del gorilla che sembrano sottostare alle dure leggi della fisica. Sul fronte contenuti, da segnalare la presenza dei famosi otto livelli aggiuntivi realizzati appositamente per la versione 3DS.
Premesse a parte, vi lasciamo alla nostra recensione di Donkey Kong Country Returns HD, provato su Nintendo Switch OLED, sia in modalità portatile che docked.
Una tradizione che guarda al futuro
Quasi 30 anni sono passati tra il primo Donkey Kong Country uscito per Super Nintendo nel 1994 e l’attuale edizione in alta definizione. Il gorilla di casa Nintendo ha scritto una pagina della storia dei videogiochi, riuscendo a ritagliarsi una posizione di rilievo nel genere dei platform, nonostante la concorrenza fosse spietata. Giusto per intenderci, parliamo del confronto con due mostri sacri – ovvero, Super Mario e Sonic – e reggerlo non è da tutti. Il simpatico gorilla, aiutato da un suo simile con il cappellino ed una passione smodata per i jetpack, ci invita ad un nuovo viaggio fatto tra i ricordi, rievocando un’amarezza che talvolta è riuscita a danneggiare in maniera irreparabile il nostro povero controller, capro espiatorio per sfogare la frustrazione generata dalla diabolica logica del try&die.
Un nuovo ritorno dunque, se consideriamo anche la pregressa esperienza giunte su WII nel 2010, con il compito di riportare in auge questo franchise affidato ai polacchi di Forever Entertainment. Stravolgimenti non ce ne sono, piuttosto ci sentiamo di elevare una sorta di religioso rispetto nei confronti dell’opera madre (quella su Super Nintendo, giusto per intenderci), con degli interventi mirati e precisi volti a migliorare i modelli 3D dei personaggi e le animazioni connesse. Miglioramenti percepibili anche in relazione alle scelte artistiche in genere, con dei tocchi di classe che arricchiscono gli scenari e “rompono” quei rigidi schemi geometrici tipici dei simil platform a scorrimento orizzontale. Non possiamo che spendere due parole di elogio per i fantastici livelli in “controluce”, dove la sovraesposizione al tramonto rende i nostri personaggi visibili a livello di forma ma non di dettaglio, veri e propri dipinti in movimento.
A livello di contenuti, l’uscita di Donkey Kong Country Return HD è ulteriormente “giustificata” dalla presenza di otto livelli aggiuntivi ricompresi nella versione per 3DS, per quanto il confronto con quelli ab origine non sorride loro. Manca sicuramente quella magia e passione che contraddistingue quelli canonici, ma anche sotto il profilo della difficoltà e profondità si presentano più “spenti”. Interessante la possibilità di switchare tra Modalità Classica ed una Moderna. La differenza sta in un numero di vite maggiore a disposizione – sia in solo che quando il buon Diddy salta a cavalcioni di DK (una vita in più) – con una conseguente agevolazione in fase di gioco. Non stiamo asserendo che diventa più facile giocare, solo quella di aver altri buoni motivi per illudersi che lo sia.
Il nuovo volto della difficoltà
La nuova frontiera del gaming ci ha messo dinanzi ad un’inedita interpretazione del concetto di difficoltà, anche per il tramite di esperienze sensoriali che mai prima d’ora avevamo provato. Parliamo, in questo caso, degli stimoli tattili restituiti dalle vibrazioni, anche perchè il gioilellino di casa Nintendo non è in grado di spingersi verso orizzonti aptici. Ma anche una semplice vibrazione, unita alla difficoltà di movimento a corpo libero – come può essere un’arrampicata o un’oscillazione con una liana – può rappresentare un’esperienza di nuova generazione, a maggior ragione se vissuta per il tramite di un platform.
Al netto di un canovaccio che viene sempre riproposto nel corso dei vari livelli (recuperare le lettere che formano la parola K-O-N-G, trovare i pezzi di puzzle nascosti nei punti più impensabili del livello, raccogliere i palloncini e non andare oltre il tempo massimo consentito), vi sono delle “sfide nelle sfide” che non vengono avvertite come tali nelle fasi iniziali del gioco, magari perché obnubilati da quel misticismo generato dal vortice della nostalgia. Consentiteci un francesismo, solo a mero scopo scientifico: il livello di “bastardaggine” dei vari livelli resta – sempre e comunque – indubbio.
Quasi come a volersi scrollare di dosso la sua natura arcade, insita nel genere di appartenenza, la fisica legata ai movimenti del gorilla è un qualcosa di cui tener conto in ottica gameplay. Rispetto a quel primo ritorno sulla scena avvenuto nel 2010, si ha quella netta sensazione di non poter controllare perfettamente DK, quasi a voler enfatizzare un livello di realismo insito nella prorompenza dell’animale. Si tratta solo di una falsa prima impressione, che scompare man mano che si prende dimestichezza con la nuova versione del primate incravattato.
L’avventura può giungere tranquillamente a conclusione nel giro di una decina d’ore, mettendo in conto che si lascia inesplorati un buon numero di segreti. Se, invece, si decide di abbracciare la fede del “Completismo”, beh, a quel punto il numero d’ore riferito pocanzi tende a lievitare. Per quanto la posizione delle varie lettere e pezzi di puzzle sia sempre la stessa, trovare gli antri nascosti nella composizione del livello non sarà cosa facile. Le famose “sfide nelle sfide”.
La recensione in breve
Il ritorno sulla scena è aderente alla formula classica, forte del potenziale della portatile di casa Nintendo. Il gioco si presenta rinnovato sotto il profilo artistico, con delle animazioni e un design dei personaggi più definito e dettagliato. Aspetto che riguarda anche il level design, ispirato in ogni suo aspetto. Anche il gameplay si presenta sotto il segno dell'innovazione, con i movimenti del gorilla che sembrano sottostare alle dure leggi della fisica. Sul fronte contenuti, da segnalare la presenza dei famosi otto livelli aggiuntivi realizzati appositamente per la versione 3DS.
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Voto Game-Experience