Il mondo dei giochi Real-Time Strategy nel corso degli ultimi 5 anni ha visto una serie di titoli con meccaniche riprese da RTS, Tower Defence e Base Building uscire sul mercato, creando una sfumatura molto popolare degli strategici sempre più apprezzata dal pubblico. Nel 2019 fu la volta di They Are Billions, un titolo piuttosto hardcore che ha immediatamente conquistato i veterani del genere e stabilito una nuova “nicchia”. Più recentemente è arrivato Cataclismo in accesso anticipato: disponibile da luglio 2024, anch’esso è riuscito a catturare l’attenzione di migliaia di amanti degli strategici. Nel mezzo, invece, c’è stato Diplomacy is not an Option.
Lanciato in Early Access nel febbraio 2022, ora si appresta finalmente a raggiungere la versione 1.0. Negli anni si è arricchito di contenuti e modalità di gioco, raggiungendo una forma definitiva soddisfacente, ma ancora con qualche problema fondamentale. Scopriamo i suoi punti di forza e le sue debolezze nella recensione di Diplomacy is not an Option.
Diplomacy is not an Option è derivativo
In Diplomacy is not an Option la storia si avvia mostrandoci un feudatario ricco e profondamente annoiato, impegnato a trascorrere le giornate concedendo denaro alla regina, bevendo fiaschi nella sala del trono e mangiando a più non posso. Una noia mortale che però ha vita breve: i contadini del suo regno, difatti, si sono uniti per sferrare attacchi incessanti verso il suo castello. La diplomazia tra le due parti non è più un’opzione, il dialogo è fallito. Inizia, pertanto, la battaglia tra i ribelli e l’esercito. Il giocatore ha quindi l’arduo compito di difendere proprio la fortezza chiedendo ai cittadini di raccogliere risorse come legno e pietra, entrare nell’esercito e riuscire a debellare questa minaccia.
Si tratta di una delle diverse campagne a disposizione nella versione 1.0. Con il lancio definitivo giunge anche l’arco narrativo dei ribelli stessi, assieme a quello dei Non Morti e della tribù Sarranga. Si parla di oltre 30 ore di gioco per una singola run, e di oltre 70 ore per completare del tutto le storie percorrendo ciascuna, differente scelta disponibile fino a giungere ai vari finali disponibili.
Sul fronte narrativo non si tratta di un titolo brillante, ma buono. Questa varietà deriva esclusivamente dalla necessità di aggiungere nuove ambientazioni, nemici inediti e battaglie sempre più sanguinolente. È una mossa chiaramente apprezzata e il risultato finale è comunque lodevole, in quanto dà punti di vista diversi in un mondo sul quale, in fondo, il team di sviluppo Door 407 ci ha messo il cuore. Un cuore che mostra tutto l’amore per altri capisaldi del genere, attingendo da Age of Empires, Stronghold e forse anche dallo stesso They Are Billions con l’intento di proporre un pacchetto ludico fortemente derivativo, ma unico a suo modo.
Il titolo, al netto delle campagne, offre anche una modalità Sfida per affrontare scenari precostruiti. Chi preferisce la massima libertà può divertirsi con la modalità Sandbox, accedendo a una serie di mappe e impostando condizioni di gioco differenti, rendendo più semplice o più difficile qualsiasi scenario. Infine, la modalità Infinita è pensata per chi vuole ondate continue, sempre più toste da sconfiggere. I contenuti, rispetto all’Accesso Anticipato, non mancano affatto.
Il gameplay: il gioco non perdona
Il gameplay non ha chiari spunti originali e le partite hanno un loop evidente. In primis si devono raccogliere risorse per costruire caserme, mura e torri per difendere il maniero del Re. La popolazione, una volta costruiti gli edifici lavorativi, si occupano autonomamente delle loro mansioni. L’esercito, invece, è impegnato a esplorare la mappa per raccogliere risorse più distanti e rare, come oro e gemme, con cui accedere anche a poteri magici per sopravvivere con meno difficoltà alle cariche del nemico.
Queste ultime avvengono ciclicamente dopo alcuni giorni e impegnano intensamente il giocatore, specie chi si approccia per la prima volta a Diplomacy is not an Option e lo sottovaluta. Le ondate crescono esponenzialmente e bisogna essere pronti al peggio ogni singola volta. Non bisogna affatto rilassarsi; anzi, si deve costruire una catena di montaggio ben funzionante raccogliendo pietra, grano, legna e altro cibo. Nel frattempo, è doveroso ricercare nuove tecnologie per potenziare edifici, truppe, lavoratori e strutture difensive.
Rispetto a uno strategico tipico, combattere contro le ondate inferocite di nemici è molto più frenetico e richiede un controllo attento e continuo di ogni angolo della mappa. Esplorandola si incontrano avamposti nemici che, se distrutti, aumentano anche le possibilità di vittoria indebolendo il loro esercito. La marea di ribelli e mostri, persino a livelli di difficoltà più bassi e teoricamente accessibili, può destabilizzare e rendere confuso l’intero combattimento. Non sempre si capisce chi è in battaglia con chi; ergo, si palesano immediatamente problemi di leggibilità delle guerre. Eppure il massacro non accenna alla minima pausa, fino alla sconfitta definitiva dell’esercito o dell’orda.
La strategia di Diplomacy is not an Option non riguarda, allora, esclusivamente le truppe e catapulte. Al contrario, la natura tower defence è quasi preponderante e richiede al giocatore una cura maniacale nel posare torri e mura, con l’obiettivo di far rimanere in piedi anche un solo soldato. L’IA nemica è sorprendentemente intelligente e sa pure scavalcare l’esercito puntando a obiettivi più importanti. La varietà di creature da sfidare, poi, è inaspettata e determina gli approcci differenti alla creazione e organizzazione delle proprie forze armate.
Strategia unica ma ripetitiva
Il tocco più interessante riguarda la profondità della simulazione. In primis, si nota l’impatto realistico dei proiettili con determinate superfici: ad esempio, le frecce non danneggiano minimamente le strutture in pietra. Le unità reagiscono a seconda del loro campo visivo e ogni punto morto può essere fatale. O ancora, il gioco consiglia caldamente di costruire un cimitero e avere dei becchini al fine di evitare malcontento ed epidemie nella popolazione dopo una battaglia, dato che i cadaveri restano sul terreno. Si creano, in questo modo, dinamiche intriganti che distanziano Diplomacy is not an Option dai suoi antesignani.
Ciononostante, dobbiamo ammettere che sul lungo termine potrebbe stancare. A meno che non si diventi fan accaniti del titolo, esso non ha molto da offrire tecnicamente parlando oltre a un gameplay fondato sulla formula rinse and repeat. Il loop, dopo avere affrontato qualche scenario della campagna, perde smalto e i pochi elementi di unicità smettono di spiccare. Il concept di abbattere un’orda dopo l’altra resta ben compiuto e la sfida non manca mai. Che diventi infine ripetitivo, oltre che derivativo, è indiscutibile. Insomma, è una questione di gusti.
Un’estetica ottima e funzionale
Nell’ottica di rendere più leggera sul sistema questa formula a orde, Door 407 si è affidata alla grafica low-poly. Modelli semplici e poveri di dettagli, con animazioni elementari e realizzati in maniera tale che, pur avendone diverse centinaia su schermo, l’esperienza non venga compromessa da problemi con le performance. Al netto di qualche lieve bug grafico e problemi di localizzazione in italiano – la traduzione è comunque disponibile e generalmente ben fatta -, Diplomacy is not an Option risulta graficamente ottimo nella sua delicatezza. Gli sviluppatori comunicano invece un bug non risolvibile riguardante CPU Intel di 13a e 14a generazione, il quale comporterebbe crash più frequenti del gioco. Nella nostra build con processore AMD, invece, non abbiamo riscontrato alcun problema simile.
Osservare le orde è quasi ipnotizzante, vedendo la mole di creature sfidarsi tra boschi, terre bruciate, mura e torri. Gli effetti di impatti magici e dei massi delle catapulte sui raggruppamenti di soldati sono grandiosi. Senza di essi, le battaglie risultano tuttavia poco dinamiche. Generalmente, invece, il design low-poly risulta una scelta più tecnica che estetica, sebbene resti ad ogni modo squisita. Nel corso dell’esperienza si vedono i suoi alti e bassi tra le fasi più concitate del gameplay e quelle più tranquille.
La recensione in breve
Diplomacy is not an Option è semplice nella presentazione, con la sua eccellente estetica low-poly, semplicità delle animazioni e interfaccia ricca di elementi. L’apparenza non deve però ingannare: distante da questa semplicità è un gameplay articolato che può causare dipendenza (ma anche stancare), derivativo di RTS e Tower Defence iconici ma pensato per offrire una sfida maggiore. Le campagne a disposizione arricchiscono le ore di gioco ma non brillano per narrazione, spostando tutta l’attenzione verso le meccaniche stesse. Buona la varietà di modalità a disposizione, che rendono il titolo rigiocabile all’infinito.
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Voto Game-Experience