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Home»Articoli»Recensioni»Devil May Cry (serie animata), la recensione: un Road Trip verso l’Inferno

Devil May Cry (serie animata), la recensione: un Road Trip verso l’Inferno

Dante torna in azione fuori dal videogioco, in una serie animata targata Netflix che promette di lasciare il segno.
Dino CioceBy Dino Cioce3 Aprile 2025Updated:3 Aprile 2025
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Un primo piano di Dante
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C’eravamo lasciati con un arrivederci ma non ci aspettavamo di tornare con i pop corn. E invece il ritorno di Dante si celebra sul piccolo schermo in formato serie TV targata Netflix, con quella che ha tutta l’impressione di diventare un nuovo punto di inizio del franchise. La saga di Devil May Cry dunque ritorna con un’avventura inedita, che prende in prestito alcuni dei personaggi più significativi dai videogiochi e dal manga ispirati all’omonima saga, proiettando la narrazione verso un nuovo orizzonte del tutto inedito.

C’entra ancora l’eterna disputa tra i Regni, viene tirato in ballo nuovamente Sparda ma questa volta scende in campo niente popo di meno che l’America in persona, con dei velati messaggi di polemica rispetto al momento e al suo ruolo nello scenario internazionale. Politica a parte, il mood generale della serie è fantastico e il livello artistico è indiscutibile. Soundtrack da urlo e ad alto contenuto Rock, un dettaglio delle animazioni da plausi e un ritmo che resta frenetico per quasi tutta la serie. Arriva, però, un momento dove la serie tira un freno a mano e la narrazione finisce per riesentirne. Premesse a parte, vi lasciamo alla nostra recensione della serie Devil May Cry, disponibile su Netflix a partire dal 3 aprile.

L’Inferno può attendere…o quasi

Il demoniaco White Rabbit

Una storia che parla di inferno e demoni, intrecciata con la politica ed un po’ d’attualità “spicciola”. E perché no, c’entra pure una sorta di Guerra Santa condotta dall’America per mano del suo Vice-Presidente, un fanatico religioso intenzionato a tutti i costi a fare luce sulla storia di Sparda. Quest’ultimo sembra essere stato il protagonista indiscusso dell’ultimo conflitto combattuto nel Regno degli Inferi, il cui esito ha lasciato una cicatrice profonda tale da alimentare un rancore che è riuscito ad oltrepassare la soglia dell’Inferno.

Il Team dei cattivi è capitanato da un mezzo demone-coniglio antropomorfo (White Rabbit), che decide di portare l’Inferno sulla Terra a suon di devastazioni di ogni genere e tipo. Si frappone, dinnanzi al suo cammino, la Darkom, un’organizzazione paramilitare che risponde direttamente agli ordini del Vice-Presidente in persona, tra cui spicca la talentuosa Mary Arkham. Senza volerlo, il povero cacciatore di demoni Dante finisce nel loro mirino, ma i motivi dietro tutto questo non sono chiari al giovane protagonista. Con il tempo, alcuni interrogativi rimasti inevasi per anni iniziano a trovare risposta, e l’audace cacciatore di demoni scopre una parte di sé che non vuole accettare. Il destino di Dante dovrà compiersi, nelle 8 puntate che compongono la serie scopriremo in che modo avverrà.

Dante e le sue inseparabili pistole in azione

Il visionario Adi Shankar ci mette ancora una volta la sua firma, dopo la sua performance apprezzata nella serie animata ispirata a Castlevania. Questa volta il confronto era bello tosto, con un franchise che ha celebrato i suoi 20 anni di successi e un’azienda che ne detiene il marchio che risponde al nome di Capcom (non che Konami fosse da meno, sia ben chiaro). Per Dante & Co. non è, però, la prima volta sul piccolo schermo, anche se il tentativo avvenuto nel 2007 non ebbe il successo sperato. Troppo ancorato al videogioco e troppo marcato nel suo voler essere sexual-cruel (il vedo-non vedo “femminile” era il suo marchio di fabbrica).

Questa nuova uscita sul campo del franchise è figlio di una volontà ben precisa, ovvero il non voler essere troppo ancorato alla sfera videoluduca e alla lore del dietro ad essa. La rispetta e ne prende quelli che sono gli assett portanti, ma poi ci mette tanto “del suo”, costruendo una storia credibile e che proietta la narrazione verso un nuovo orizzonte, tanto credibile quanto assolutamente “folle”.

Buona la seconda

Un primo piano di Mary Arkham

Come vi abbiamo anticipato pocanzi, questa nuova serie di Devil May Cry non può considerarsi come antesignana nel comparto animazione del franchise. C’è stato già qualcosa prima del lavoro svolto dallo Studio Mir, anche se sono passati quasi 20 anni da quella ehi fu “prima volta”. Correva l’anno 2007 quando Dante e i dipendenti della sua agenzia “ammazza demoni” si sono ritrovati invischiati in una guerra silente che vedeva il figlio di Sparda come punto di congiunzione tra due regni (e non andiamo oltre, anche perchè vi suggeriamo di recuperarla). 12 episodi realizzati dallo studio d’animazione MadHouse e che temporalmente si collocano tra i fatti di Devil May Cry 1 e 2.

L’aderenza al videogioco era indiscussa, in netta controtendenza rispetto a questa nuova uscita sul campo. E non ci sentiamo nemmeno di definirla come un (completo) punto a sfavore, anche perché il pubblico di riferimento, vedendo le intenzioni dello showrunner, non è solo quello dei giocatori. Il non voler chiudere il contesto lo si vede anche dalle tantissime citazioni alle vicende d’attualità, con l’America che vuole primeggiare – a tutti i costi e senza badare alle conseguenze – nel panorama internazionale, anche se questo vuole significare sconfinare verso l’ultraterreno.

Il Demon Trigger prende il sopravvento

E anche questa volta, l’ignaro Dante ci finisce in mezzo, ma la presa di coscienza rispetto al suo posto nel mondo è ben più coinvolgente rispetto alla prima uscita del 2007. Il cacciatore di demoni si presenta come una scheggia impazzita e sempre sopra le righe. Un giovane che non ama le regole e le autorità e quando si trova al loro cospetto reagisce in maniera “allergica”. C’è chi prova a mettergli un guinzaglio ma senza successo. Al tempo stesso, è solo e senza nessuno con cui condividere qualcosa. Ed è proprio in questa ricerca costante della sua identità che il suo destino finisce per intrecciarsi con il White Rabbit e Mary Arkham.

Dall’esito delle dinamiche di questi 3 protagonisti riusciamo a potervi dire, con qualche piccolo margine di riserva, che la serie ha raggiunto il suo intento, ovvero quello di far vivere un franchise in maniera indipendente rispetto al medium videoludico. Il “margine” di riserva è da individuarsi nella narrazione, che sembra ricevere una battuta d’arresto a ridosso di un punto preciso della serie, quella in cui avviene il plot twist. Ebbene quel crescendo, avvenuto sino a quel momento, si consuma su se stesso, con la parte conclusiva della serie che appare una reiterazione di fatti e vicende non molto concludenti. La nostra personalissima idea è che qualcosa è stato tagliato, magari l’idea iniziale era quella di spalmare il tutto su più episodi. Manco a farci apposta, 12 episodi sarebbero stati l’ideale per questa nuova avventura di Dante.

Mamma che stile

Dante e le sue inseparabili pistole in azione

Una serie che presenta un distinto animo Rock, a partire dalla sigla d’apertura. Ogni puntata inizia sulle note di una versione condensata di Rollin’ dei Limp Bizkit, gli Evanescence ne approfittano per lanciare il loro nuovo singolo “Afterlife” e trovano anche spazio i Papa Roach, i Green Day e i Rage Against The Machine, giusto per citarne alcuni. Diamine, tutti questi top player per una serie animata, ma cosa sta succedendo? Ebbene il Devil May Cry by Adi Shankar apre le porte a quello che potrebbe essere la next gen dell’animazione, quella che non teme il confronto con il mondo del cinema e che guarda “in cagnesco” il fratello maggiore.

Sotto il profilo tecnico, si registra una nuova eccellenza, con una qualità delle animazioni di assoluto rilievo nel panorama di riferimento. Non che all’epoca MadHouse fosse da meno, ma lo Studio Mir lascia ancora una volta la sua firma. Effetti speciali da urlo, livello generale di dettaglio altissimo (anche nelle sequenze ad alto contenuto di azione), ed un character design in grado di enfatizzare i personaggi di spicco della serie. Nell’economia delle diverse puntate ve ne è una, in particolare, che ci è rimasta nel cuore per via della sua capacità di rompere completamente gli schemi narrativi. Spiazzante ed efficace, ma ovviamente non vi diciamo quale è tra le otto presenti (avete ragione, siamo leggermente sadici).

La recensione in breve

8.5 Demoniaca

Frizzante, divertente e un pizzico folle. Un nuovo ritorno di Dante sul piccolo schermo, con un avventura che esce fuori dagli schemi ma sempre nell'ordine di quanto visto sinora nelle varie esperienze videoludiche. Artisticamente indiscutibile. Sul fronte della narrazione qualche riservuccia l'abbiamo avuta, con un crescendo che finisce per interrompersi bruscamente. Consigliatissima per chi incontra Dante per la prima volta, un buon primo approccio verso il franchise.

  • Voto Game-Experience 8.5
  • User Ratings (1 Votes) 8
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