La pandemia del Coronavirus, tutt’ora in corso, è stata fino a oggi una dura prova per tutti, chi più, chi meno, con ben poche eccezioni. Il mondo dei videogiochi ha sofferto in modo fisiologico, con una moltitudine di rinvii e ritardi di produzione.
Un male che, però, sull’altra faccia della medaglia si legge “bene”. Le limitazioni alle libertà hanno portato a una crescita esponenziale nell’uso dei videogiochi, coadiuvato nientemeno che dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che è arrivata a consigliare i videogames come un sano modo d’impiegare il tempo.
Nel solo mese di marzo 2020, il migliore di sempre, il settore ha fatturato oltre 10 miliardi, crescendo di 11 punti rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Il mese ha anche visto il superamento d’un traguardo, e strappare il nastro sulla linea d’arrivo è stato Animal Crossing: New Horizon, divenuto il primo gioco nella storia a vendere oltre 5 milioni di copie in un solo mese.
Da allora molti sono i dati raccolti che provano l’impennata di popolarità dei videogiochi: Microsoft ha visto esplodere gli abbonamenti a Xbox Game Pass, cresciuti del 130% e superando la vetta dei 10 milioni d’untenti abbonati. Twitch, il popolare portale streaming di Amazon, da marzo ad aprile ha goduto d’un balzo superiore al 50% nelle ore di gioco trasmesse, pari a ben un miliardo e mezzo di ore di gioco. Potremmo continuare a elencare i traguardi superati, ma conviene fermarsi qui e proseguire.
Come si evince leggendo il paragrafo sopra, comunque, a guadagnare è sopratutto la vetta del settore, quella composta dai giganti dell’industria, mentre scendendo a valle c’è chi soffre, come gli studi di sviluppo, specie quelli di modeste dimensioni, come la maggioranza delle software house italiane.
Per tutelare loro, a sorpresa, nel Decreto Rilancio fresco di divulgazione, il cui scopo è portare a una decisa ripresa il nostro paese provato dall’emergenza e su cui contano milioni d’italiani, sono presenti alcuni comma dell’articolo 46, quelli da 15 al 21, pensati proprio per aiutare l’industria videoludica.
L’articolo è relativo al sostegno delle startup innovative, e in esso c’è spazio per ben sette comma che si uniscono nel creare il First Playable Fund, mirato a sostenere la produzione di videogiochi fin dalle prime fasi di sviluppo.
Il Ministero dello Sviluppo Economico terrà in cassa 4 milioni di euro per il 2020 destinati a essere elargiti come contributi a fondo perduto con lo scopo di coprire il 50% delle spese. Simili iniziative si sono già viste anche all’estero. In Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Danimarca e Polonia, precisa la nota illustrativa della norma, continuando poi nel dire che i videogiochi sono prodotti complessi che hanno bisogno di professionalità specializzate; infine evidenzia il carattere potenzialmente globale del mercato, e che potrebbero divenire un nuovo filone del made in Italy.
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