Con Death Stranding 2: On The Beach, Hideo Kojima promette un’esperienza più dinamica e orientata all’azione rispetto al primo capitolo. Proprio in tal senso, sorprendentemente il celebre game designer ammette che il gioco ha anche un sapore familiare per i fan di Metal Gear Solid 5. In un’intervista esclusiva al magazine Edge, Kojima ha infatti riflettuto su come il nuovo titolo richiami alcune sensazioni chiave del suo capolavoro del 2015. Tra strutture di gioco, atmosfere e libertà d’approccio, il sequel sembra fondere innovazione e memoria. Scopriamo in che modo.
GamesRadar ha riportato che Kojima ha confermato personalmente che Death Stranding 2 gli ha ricordato Metal Gear Solid 5 già dalle prime fasi di gioco. In particolare, ha paragonato la sensazione di tornare alla nave-base DHV Magellan al ritorno nella Mother Base di MGSV, evidenziando quel senso di “casa” e continuità operativa tipico delle sue opere precedenti. Anche le sfide VR presenti all’interno delle basi di Death Stranding 2 richiamano fortemente le VR Missions della saga Metal Gear, sia per struttura sia per atmosfera.
Come abbiamo scoperto grazie alle anteprime pubblicate nei giorni scorsi, dal punto di vista del gameplay, il cambiamento più evidente rispetto al primo Death Stranding è la maggiore enfasi sul combattimento. Kojima ha spiegato che il primo gioco serviva ad abituare i giocatori a un’esperienza originale, incentrata sulle consegne e sull’esplorazione, ma per il sequel ha voluto ampliare le possibilità: chi vuole combattere potrà farlo con maggiore libertà. Questa evoluzione ricalca un approccio già visto nella saga di Metal Gear, dove il secondo capitolo rese più facile l’uso delle armi rispetto al primo, mantenendo comunque la possibilità di affrontare le missioni in modo stealth.
Curiosamente, durante lo sviluppo, il team di Death Stranding 2 si è domandato se il gioco stesse diventando “troppo simile” a Metal Gear. Kojima stesso ha però rassicurato: non c’è obbligo di giocare in modalità furtiva, e anzi lui stesso non utilizza lo stealth come approccio principale. Questo indica un design più flessibile e accessibile, che lascia spazio all’espressione individuale del giocatore.
Infine, l’ispirazione cinematografica rimane un pilastro. Kojima ha descritto Death Stranding 2: On The Beach come il suo “Aliens”, in riferimento al film di James Cameron che trasformò un horror claustrofobico in un’epopea d’azione: una dichiarazione d’intenti che rafforza l’idea di un seguito più ricco, ampio e variegato.
Sempre riguardo alla trama, secondo Norman Reedus sarà più chiara rispetto a quella del primo capitolo.