Il buon Alberto ha già avuto modo di giocare a Death’s Door e recensirlo in concomitanza con la sua uscita su PC e piattaforme Xbox, ma in occasione della sua uscita su PlayStation (sia 4 che 5) mi sono trovato a provare il gioco di Acid Nerve e Devolver Digital. Ho quindi pensato di dare una seconda opinione sul nuovo titolo degli sviluppatori dell’ottimo Titan Souls, sapendo che dal punto di vista tecnico non avrei riscontrato grosse differenze fra la console next-gen targata Microsoft e quella Sony data la natura indie del titolo. In ogni caso, è stata un’ottima occasione per scoprire quello che si preannunciava come uno dei migliori indie del 2021, tanto da meritarsi anche una nomination ai The Game Awards.
La Morte regina senza scettro e corona
L’elemento della morte è una costante all’interno dei videogiochi, che però si declina in maniera differente a seconda di ciò che abbiamo di fronte a noi: nella maggior parte dei giochi la morte sopraggiunge a seguito di uno scontro fra il giocatore ed i suoi avversari e nel caso questa coinvolga il protagonista sopraggiungerà il game over, in altri casi la morte è lo starting point stesso del videogioco ed il deceduto assume nuova forma per scoprire chi sia il responsabile della propria scomparsa (come avviene nell’ottimo Ghost Trick o nel meno riuscito Murdered: Soul Suspect), in altre situazioni ancora la morte non è definitiva ma riporta il protagonista ad un preciso punto della linea temporale pur lasciando traccia di quanto compiuto nel mondo di gioco o ricordi legati alla propria disfatta nella coscienza del protagonista come abbiamo visto in due titoli recenti quali Deathloop e Returnal.
Death’s Door ci metterà nei panni della Morte come manifestazione corporea, la Signora con la falce dell’immaginario Medievale resistita fino ai giorni nostri che tutt’ora è una delle rappresentazioni più note ed usate. Death’s Door decide di non adottare la figura dello scheletro col manto nero e la falce, ma quella di un piccolo corvo nero (altro animale spesso associato alla morte) intento a coprire il lavoro di “reaper” e raccogliere anime per conto del “Reaping Commission Headquarters”, un grigio e tetro ufficio nel quale lavorano altri corvi burocrati situato nell’Aldilà. Il fatto che io stia usando nomenclature e termini inglesi per parlare del gioco di Acid Nerve non è casuale: Death’s Door non è disponibile in lingua italiana e, sebbene il gioco sia abbastanza fruibile anche senza la localizzazione in lingua nostrana, non posso non segnalare questo aspetto in fase di recensione. Sta di fatto che mentre il nostro Mietitore è impegnato nel recupero di una nuova anima, essa gli viene sottratta da una figura sconosciuta e partirà quindi un rocambolesco inseguimento per cercare di recuperare le anime perse che si svilupperà con conseguenze inaspettate. Parlando di morte e mettendoci nei panni della morte stessa, la narrativa di Death’s Door non poteva che essere contornata da un umorismo tutto suo: gli improbabili personaggi che incontreremo sulla nostra via parlano di temi non leggeri, come il tormento, l’impossibilità di raggiungere il riposo eterno, la sofferenza, ma lo humor con il quale questi temi vengono messi in scena fanno assumere al gioco una connotazione quasi comica che però riesce ad essere serio nei momenti opportuni.
Ma nel concreto, come si declina il viaggio del nostro Mietitore piumato? Quello che ci troviamo davanti è un titolo Zelda-like (intendendo i capitoli in 2D con visuale dall’alto) con pochissime sbavature, il che fa capire quanto questo team abbia come fonte di ispirazione le avventure di Link dato che anche Titan Souls presentava diversi rimandi alla serie di Nintendo. Dal punto di vista del gameplay il combat system risulta essere semplice ed asciutto, facile da padroneggiare considerando il numero molto limitato di azioni possibili: un tasto per l’attacco, uno per l’attacco pesante ed uno per il “roll” da usare per schivare gli attacchi nemici. A questi tre tasti vanno aggiunti i due necessari per l’utilizzo di uno dei quattro strumenti disponibili e sbloccabili durante il corso del viaggio, ma a parte questo il gioco non offre altre opzioni di azioni possibili. Ciò che rende il gioco davvero con pochissime sbavature è come questo combat system viene integrato all’interno del mondo di gioco. La nostra ricerca attraverso i mondi di gioco che si nascondono dietro a porte inevitabilmente ci richiederà di affrontare nemici che si lanceranno contro di noi senza esitazione. Il sistema di combattimento predilige molto lo stile aggressivo, il dover far piazza pulita di tutto ciò che si muove e in fretta prima di intraprendere qualsiasi azione. I combattimenti sono sempre molto bilanciati e l’incremento della curva di difficoltà viene comunque mitigata dall’acquisizione di nuovi strumenti utili per l’avventura e da qualche accenno di componente RPG come la possibilità di potenziare delle statistiche portando le anime raccolte dai nemici presso uno dei corvi burocrati del Quartier Generale.
La Morte! La Morte! La Morte in persona!
Ciò che colpisce maggiormente di Death’s Door è l’atmosfera che si percepisce: la nostra prima visita al Reaping Commission Headquarters, un edificio grigio, smorto e spento, ci farà respirare l’aria di monotonia e di dedizione al lavoro che pervade nel palazzo, ma non appena varcheremo la prima porta saremo proiettati in uno scenario molto più colorato sebbene pervaso da un’aria onirica e mistica. I mondi di Death’s Door sono intricati scenari sui quali sono sparpagliati palazzi dalle altezze più disparate e dalle atmosfere decadenti, tutto il gioco evoca un mondo fantastico ma altamente pericoloso, dove ogni nemico non vede l’ora di scampare alla morte sconfiggendo la Morte stessa. Ho apprezzato molto la rappresentazione stilistica dei danni subiti dai nemici, evidenti soprattutto nei boss: non vi è una vera e propria barra dell’energia, ma delle crepe e cicatrici di un rosso magenta che appaiono in maniera sempre più evidente sul corpo del nemico. L’unica cosa che è bene sottolineare è la totale assenza di una mappa di gioco che, considerando il level design intricato e la presenza di un numero elevatissimo di portali e passaggi, potrebbe essere un problema per chi non riesce ad orientarsi facilmente all’interno del gioco. Sublime il lavoro sulle musiche, soprattutto nei pezzi lenti più malinconici ed oscuri che riescono a creare una fantastica atmosfera.
Ultimo ma non ultimo, parliamo dell’aspetto tecnico: la versione PlayStation 5 da me testata non sfigura minimamente rispetto a quella Series X già testata, con i suoi 60 frame al secondo che non calano mai, facendo risultare tutto estremamente fluido e con una risoluzione in 4K. La natura di gioco per niente esoso di risorse ha permesso ad Acid Nerve di sfruttare al meglio l’hardware delle due console next-gen senza dover sacrificare framerate e risoluzione. Se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, manca una totale implementazione delle features del DualSense nonostante il gioco abbia su PlayStation 5 una sua versione dedicata e non si tratti di un titolo PlayStation 4 riprodotto in retrocompatibilità. Fate comnto che comunque con il singolo acquisto avrete l’accesso ad entrambe le versioni del gioco, sia quella per la console della scorsa generazione sia per quella attuale.
La recensione in breve
Al netto di qualche scelta di design che potrebbe far storcere il naso a qualcuno come l'assenza di una mappa, Death's Door dimostra di essere una riuscitissima reinterpretazione degli action adventure nella loro versione più Zelda-like. Le atmosfere di Death's Door, le sue tematiche e le sue meccaniche lo rendono uno degli indie più validi di quest'anno, oltre ad uno dei giochi del 2021 da giocare assolutamente. E adesso che è uscito su tutte le piattaforme, non avete più scuse.
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Voto Game-Experience