In questi giorni sta facendo discutere non poco un nuovo report di Jason Schreier dove il celebre giornalista di Bloomberg rivela alcune importanti novità riguardanti il mondo PlayStation, tra le quali è impossibile non citare la cancellazione dello sviluppo di Days Gone 2. Proprio questa novità in particolare ha scatenato sul web un vero e proprio polverone, con una fetta di utenti imbestialita nei confronti di Sony per aver preso questa scelta.
In quell’occasione Schreier non ha rivelato chissà quali dettagli circa la cancellazione dell’atteso sequel della serie con protagonista Deacon Lee St. John, affermando sostanzialmente che il colosso giapponese aveva deciso di fermare lo sviluppo perché non convinta della bontà del progetto.
In queste ore ecco quindi che il director di Days Gone, John Garvin, è tornato a parlare della situazione nel corso di una nuova intervista, occasione questa utile per svelare alcune importanti informazioni in merito a questa vicenda.
Lo sviluppatore, che ricordiamo ha lasciato il team di sviluppo Bend Studio lo scorso dicembre, non ha confermato o smentito quanto riportato da Jason Schreier riguardo Days Gone 2, ma nonostante questo ha comunque suggerito come tra i motivi della cancellazione del gioco ci sarebbe la media voto del gioco su Metacritic.
Difatti Days Gone ha ottenuto delle ottime vendite, le più alte mai realizzate da un titolo prodotto da Ben Studio, ma il progetto si sarebbe “macchiato” di un 71 scarso sul celebre aggregatore di voti. Questa media voti sarebbe stata mal digerita da Sony, colosso giapponese abituato a ben altre valutazioni da parte della stampa con God of War, The Last of Us: Parte II, Horizon Zero Dawn e persino Death Stranding, titolo che non ha convinto totalmente la stampa specializzata di tutto il mondo ma che comunque ha superato l’80 di media.
Eccovi le dichiarazioni di John Garvin:
“Onestamente al giorni di oggi la media voto di Metacritic è tutto. Se sei il direttore creativo di un franchise e il tuo gioco è intorno al 70, non sarai direttore creativo di quel franchise per molto tempo. Difatti penso fermamente che se tu sia Disney, non possa permetterti di far uscire un film scadente nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, anche se molte persone vanno a vederlo. Confermo che sarebbe stato in mio potere, come in Jeff e nei ragazzi di Bend Studios, quello di realizzare qualcosa adatto ad un pubblico più vasto. Non dico che avremmo dovuto spingere l’acceleratore sul politically correct, diventare woke e soddisfare i SJW. Non dico questo. Dico solo che una compagnia produce prodotti per milioni di persone ed è nostro compito assicurarci che sia redditizio e che ci sia un’audience sufficientemente vasta per far crescere il brand.”