L’arrivo sul mercato di Daymare: 1998, tre anni or sono, segnò una importante evoluzione nel panorama indie italliano. Per la prima volta, infatti, una software house nostrana, riuscì nell’ardua impresa di piazzare, mossa da ammirazione e referenzialità verso Resident Evil 2, un titolo italiano nei maggiori mercati mondiali, riscuotendo inoltre un successo meritatissimo. Daymare: 1998, al netto infatti di una natura acerba, tipica di tutte le opere prime, spostava in alto l’asticella del livello produttivo, presentandoci un prodotto si difettato ed embrionale, ma dal chiaro timbro e dotato, inoltre, di personalità da vendere.
Tre anni dopo, cavalcando l’onda del successo, ecco giungere su tutte le piattaforme di gioco disponibili, Daymare: 1994 Sandcastle, prequel del capostipite della serie. Saranno dunque riusciti gli italianissimi ragazzi di Invader Studios a far tesoro della esperienza accumulata in questi tre anni dal lancio di Daymare: 1998, o ci troviamo di fronte al più classico dei “more of the same”? Scopriamolo insieme nella nostra recensione di Daymare: 1994 Sandcastle.
Quattro anni prima: guai ancora peggiori
Come si può facilmente evincere, già dal titolo, questo secondo capitolo del franchise made in Invader Studios rappresenta, a tutti gli effetti, un prequel di quanto visto nel primo episodio della serie. Se, infatti, in Daymare: 1998 avevamo vissuto le vicende inerenti la fuga di una sostanza chimica, capace di mutare in mostri chiunque ne entrasse in contatto, mediante i punti di vista di tre differenti protagonisti, qui la vicenda, pur narrata unilateralmente, si fa ancor più complicata.
Un incidente all’interno di un complesso militare situato nell’Area 51 ha portato alla attivazione delle misure di sicurezza e all’isolamento forzoso, per ragioni di sicurezza, della base rispetto al mondo esterno. Notizia di questo evento è però giunta alla stampa e la eco mediatica di questo evento sta rappresentando una forte fonte di imbarazzo per il mondo politico tutto.
Nei panni di Dalila Reyes, agente speciale delle forze H.A.D.E.S. (Hexacore Advanced Division for Extraction and Search), saremo inviati, come parte di una missione supersegreta, composta di tre persone, per infiltrarci all’interno della sopraccitata base militare e mettere in atto un protocollo di estrazione atto al recupero di una fantomatica valigetta, il cui possesso potrebbe porre fine a quello che sta prendendo le dimensioni di un grandissimo scandalo interno.
Nemmeno a dirlo, la peregrinazione nella base militare sarà tutt’altro che una passeggiata di salute e le cose, all’interno dell’Area 51, prenderanno ben presto i connotati di uno scontro tra fazioni per l’ottenimento della tanto contesa valigetta. Il tutto, ovviamente, sullo sfondo di una base infestata da creature apparentemente generatesi per via di una incredibile forza elettromagnetica.
Complotti, lotte intestine tra agenzie segrete e sovrannaturale fanno da cornice ad una storia finemente narrata che riesce a mantenere sempre in tensione, grazie anche a colpi di scena e jumpscares sapientemente dosati.
Un netto passo in avanti
Il progetto Daymare: 1998, pubblicato nell’anno 2020, nato dopo l’interruzione dello sviluppo, da parte di Invader Studios, di Resident Evil 2: Remake, poi sviluppato internamente da Capcom rappresentò, di fatto, la partenza (con il botto) della software house italiana nell’ambito dei survival horror.
Al netto dell’impatto emotivo, dato dal debutto di una software house nostrana, accanto ai grandi del settore, è innegabile notare quanto Daymare: 1998 avesse dei problemi abbastanza marcati, che andavano a minare la base stessa della fruibilità del titolo. Nulla di inatteso, sia chiaro, trattandosi di una opera prima: fatto sta che i ragazzi di Invader Studios han fatto tesoro delle critiche mosse (più o meno) giustamente al loro primogenito, realizzando un secondo capitolo “boostato” rispetto al diretto predecessore.
Daymare: 1994 Sandcastle attinge a piene mani dal suo progenitore, migliorandolo (quasi) in ogni suo aspetto e presentandosi al pubblico che conta con una impostazione di gameplay, per quanto sempre schematica e lineare, più “ragionata” rispetto al capostipite della serie. Dove nel primo capitolo assistevamo a sistematici attacchi da parte di nemici dotati di una IA non propriamente brillante, da abbattere a suon di proiettili, in questo secondo capitolo necessiteremo di approcciare i combattimenti in modo “intelligente”.
Diversificare gameplay e combattimento: fatto!
La diversificazione delle creature, alcune abbattibili normalmente, altre solo dopo essere state “neutralizzate” mediante un criogenizzatore, ci imporrà di pensare a quali mosse effettuare (e quali nemici abbattere, in modo prioritario) per portare a casa la pelle. Il criogenizzatore, inoltre, sarà parte fondamentale dell’interazione ambientale, grazie alla possibilità di spegnere incendi o di raffreddare parti metalliche di ingranaggi, altrimenti inutilizzabili.
Spesso e volentieri ci troveremo a dover interagire, infatti, con parti del mondo di gioco al fine di sbloccare l’accesso a sezioni di mappa altrimenti precluse. Il criogenizzatore, come si può ben evincere, rischierebbe di render tutto troppo semplice, per via della sua enorme duttilità di uso. Dovremo però tener d’occhio la carica dello stesso, e decidere le nostre azioni anche in funzione della stessa. Una volta esaurito potremo attendere un determinato lasso di tempo per farlo ricaricare o utilizzare, se in nostro possesso, delle ricariche istantanee, utilissime per fronteggiare le orde di nemici che, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, ci troveremo ad affrontare.
Il combat system è stato aggiornato ed adeguato alla presenza di questa potentissima arma: le creature nemiche, animate da impulsi elettromagnetici, una volta uccise, rilasceranno una sfera di energia che, se non debitamente neutralizzata (sempre mediante l’immancabile criogenizzatore), andrà a rianimare altri cadaveri presenti nelle vicinanze. Unico rimasuglio, in negativo, derivante da Daymare: 1998 è la legnosità nel movimento della nostra protagonista, che risulta, a volte, impacciatra ed eccessivamente lenta per l’azione proposta.
Ulteriore variazione sul tema, la possibilità di utilizzare uno scanner per identificare oggetti sensibili all’interno dell’area di gioco e per estrapolare dagli stessi informazioni vitali per la prosecuzione del playthrough. L’accesso a queste informazioni ci permetterà, inoltre, di sbloccare armadietti o location segrete, puramente opzionali ma, comunque, funzionali al nostro incedere nelle dinamiche narrative predisposte dai ragazzi di Invader Studios.
Do the evolution
Il rilascio di Daymare: 1994 Sandcastle è stato preceduto, qualche mese fa, dal rilascio di una versione dimostrativa che ci aveva lasciato abbastanza perplessi per la raffazzonatezza del livello realizzativo. Seguita a breve dall’annuncio di un rinvio, volto a spostare a fine agosto l’uscita, più di qualche perplessità sul livello di questo titolo si era fatta strada nella nostra testa.
Tocca affermare, però, che la versione definitiva in nostro possesso è, fortunatamente, molto differente da quella esaminata lo scorso Maggio, evidentemente pubblicata per saggiare la risposta alle nuove dinamiche di gioco, tralasciando altri particolari dell’esperienza finale. Dismesse le sopraccitate perplessità, ci siamo trovati di fronte ad un gioco solido, certo non privo di sbavature, ma con un comparto grafico di tutto rispetto.
Si nota, ovviamente, la natura “NON-AAA” del titolo, ma, almeno in questa iterazione, la conta poligonale rende i personaggi più credibili. Assistiamo, inoltre, ad effetti di luce debitamente dosati, il cui utilizzo permette di mantenere, unitamente ad una gestione sonora ad hoc, alto il livello di tensione, regalando jumpscare e genuini attimi di agitazione.
Italiani, ma non troppo
Unica GIGANTESCA pecca, è l’assoluta mancanza della localizzazione in italiano. Pur comprendendo la natura della scelta, volta a favorire l’ingresso del prodotto, localizzato in inglese e sottotitolato in molte lingue, in mercati internazionali sicuramente più ghiotti ed estesi di quello italiano, l’assenza della localizzazione italiana lascia davvero l’amaro in bocca.
Ci lamentiamo spesso e volentieri delle controverse scelte di publisher e software house ben più blasonate di ignorare il nostro mercato, ma come possiamo pretendere maggiore attenzione se i primi a snobbarlo sono gli stessi programmatori che dovrebbero alimentare e far crescere questo mercato?
Al netto di questa osservazione, Daymare: 1994 Sandcastle, da noi analizzato nella versione PC, si viene a configurare come un prodotto di qualità, assolutamente fruibile e divertente, che potrebbe rappresentare il definitivo trampolino di lancio di Invader Studios nel mondo del gaming che conta. Ad Maiora.
Versione testata: PC
La recensione in breve
Daymare: 1994 Sandcastle migliora sotto tutti gli aspetti il suo diretto predecessore.
Una avventura finemente narrata, capace di farci vivere ore di sano terrore, in pieno divertimento.
Un sistema di controllo un filo legnoso, e a volte non debitamente responsivo, non va però ad inficiare l'esperienza di gameplay, che sarebbe però stata sublimata dalla presenza della localizzazione in italiano, colpevolmente mancante.
Consigliato a tutti gli amanti dei survival horror in astinenza da Resident Evil.
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Voto Game-Experience