Minecraft, Terraria e Valheim sono tutti survival sandbox divenuti iconici negli anni. Il loro “segreto” sta nella estetica semplice, caratteristica, e un gameplay immortale. Il capolavoro firmato Mojang è ovviamente la prima influenza per molti altri titoli del genere, anche particolarmente recenti. Qualcuno però cerca di proporre avventure ibride, capaci di farsi notare e distinguersi mantenendo una certa distanza dalla vasta mole di videogiochi ispirati. Un esempio è Core Keeper.
Il debutto del sandbox firmato Pugstorm è avvenuto nel marzo 2022 e da allora ha sempre attirato migliaia di giocatori mensilmente, tenendoli saldi update dopo update. La fase di accesso anticipato è durata non poco, ma a fine ottobre il lancio della versione 1.0 è finalmente avvenuto su PC. Più recentemente, invece, è giunta anche la edizione definitiva per console. Cosa offre oggi questo peculiare progetto? Scopritelo nella recensione di Core Keeper.
Un “sottomondo” realizzato magistralmente
Come per i titoli citati in apertura, Core Keeper non offre una storia vera e propria. Il nostro personaggio (o i nostri, nel caso di una partita multigiocatore) è un minatore costretto a sopravvivere in un ambiente ostile nel sottosuolo. Ci si ritrova bloccati in una caverna scarsamente illuminata, contenente un nucleo legato a misteriose tecnologie antiche. Un mistero da risolvere che potrebbe farci tornare sulla superficie. Cosa serve per risvegliare questo nucleo? Cosa implica riattivarlo? Affinché si possano trovare delle risposte, è necessario scavare tra muri di terra e pietra, navigare per vasti specchi d’acqua e persino correre sopra aridi deserti.
È un mondo sotto il mondo, generato proceduralmente e pieno di creature da scoprire. In Core Keeper ogni angolo esplorabile è come se richiamasse direttamente il giocatore. “Stai attento”, ci dice. O ci invita a recarci in angoli oscuri, avvicinarci a bestie che magari, in fondo, nemmeno ci vogliono male. E si scava, e si esplora, e si scopre che questo “sottomondo” è davvero affascinante.
Core Keeper è una trappola a causa della sua bellezza, proprio come Minecraft. Tra ambienti bizzarri e pericolose sorprese, si tratta di un sandbox confezionato magistralmente. È colorato, ricco e a volte ambiguo. Smarrirsi al suo interno è facile e bellissimo, soprattutto in compagnia.
Il gameplay: molto farming, molto crafting
In più persone anche il gameplay quasi assume connotati differenti. Tutto inizia con del sano mining e crafting. Prima si scava la terra e si segue una direzione specifica alla ricerca di nuove località e risorse. Una volta trovate, inizia la costruzione del proprio luogo sicuro, della propria casa. Si corre a caccia di rame e pietra, si creano strumenti e armi più resistenti, e si mantiene questo loop rilassante, decisamente tipico di un survival.
Core Keeper porta però altre meccaniche più complesse nella semplice dimensione del mining & crafting. Procedendo con il gioco è possibile creare marchingegni più elaborati in grado di automatizzare l’intero processo citato. Un generatore può alimentare grossi trapani 24 ore su 24, i quali estrapolano risorse e possono consegnarle a bracci robotici e nastri trasportatori, che possono infine guidare le preziose pepite alla nostra base. Un’automazione certamente non ai livelli di Factorio, ma pur sempre apprezzata.
Chi preferisce il farming può dedicarsi alla coltivazione di piante, cucinare succulenti pasti per nutrire la propria squadra di minatori, pescare e accudire docili creature. Si tratta di un insieme di attività elementari e non tediose. Tra mining, farming e crafting si nota però un problema: la gestione dell’inventario. Sin dalle prime battute si nota come l’accumulo di risorse avvenga molto rapidamente, prima per ragioni di esplorazione e di scoperta delle meccaniche, poi nel mid-late game per necessità di determinati oggetti.
Oggetti che servono anche per il combattimento, componente di Core Keeper che non brilla ma riesce comunque a soddisfare per la sua varietà. Nelle prime fasi risulta forse grezzo ma, sbloccando armi magiche stravaganti e singolari, il tutto diventa piuttosto divertente. Si trovano piccoli funghi incattiviti e goblin, ma anche – e soprattutto – Titani. Queste creature sono veri e propri boss, a dir poco ardui da sfidare. In co-op la pratica si chiude più facilmente, chiaramente, ma è sempre e comunque necessario organizzare una strategia efficace. Una volta sconfitti garantiscono l’accesso a fasi successive della “storia” grazie a oggetti essenziali, artefatti necessari per sopravvivere ad ambienti sempre più ostili.
Core Keeper emerge da questo incrocio di elementi come un titolo bilanciato, che sa rilassare ma anche dare pepe a decine, se non centinaia, di ore di gioco. È davvero difficile anche pensare per un attimo di uscire insoddisfatti da una esperienza così ricca.
Core Keeper è una delizia
Il gameplay è quindi promosso a pieni voti, e il comparto grafico? Alla stessa maniera, non possiamo non abbatterlo con critiche campate per aria. La pixel art è caratteristica e bellissima da vedere, grazie anche ai dettagli più minuscoli e alle fluide animazioni realizzate dal team di Pugstorm. In particolar modo, i mostri e mob con cui ci si scontra non sono articolati al punto da essere incomprensibili. Al contrario, si resta di stucco appena si vede la cura con cui sono stati disegnati e animati.
Se giocato su Steam Deck OLED, poi, dobbiamo ammettere che assume connotati ancora più puliti e colori più brillanti. Core Keeper assorbe il giocatore, blocca il suo sguardo in un gameplay loop soddisfacente e ammalia l’occhio. È fluido e non crolla un istante, che si tratti del PC-Console firmato Valve o del nostro computer usato per test, con build composta da CPU AMD Ryzen 5 5600X, scheda video NVIDIA GeForce RTX 3070 e 16 GB di RAM.
Anche la colonna sonora di Jonathan Geer (noto anche per Owlboy e la serie Cook, Serve, Delicious!) si contraddistingue. È una composizione variegata, che alterna perfettamente momenti di relax ad attimi di avventura e scoperta, con un sottofondo orchestrale eccellente.
La recensione in breve
Core Keeper è semplicemente meraviglioso. L’approccio all’early access si è rivelato azzeccato e il risultato finale è un ottimo survival, un gioiello di sandbox che si rivela ancora migliore se giocato in co-op. Il design dei mostri è notevole, come anche del mondo di gioco. Crafting e farming sanno essere attività intense, ma anche rilassanti. Il combattimento non splende, ma è caratteristico e divertente. Graficamente, poi, Core Keeper è un bijou. Se giocato su Steam Deck o altri PC-Console, ha ancora più valore.
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Voto Game-Experience