Devolver Digital colpisce ancora. Quando si tratta di dare luce a piccole produzioni caratteristiche e promettenti, l’editore texano è sempre in prima fila e sinonimo di affidabilità. Sin dai tempi di Hotline Miami, Gods Will Be Watching e Titan Souls, il publisher americano ha saputo esaminare il mondo indipendente con lo sguardo giusto, e ancora oggi continua a dimostrarlo. L’ultima gemma rilasciata sotto il loro nome? Children of the Sun, ennesima sorpresa che si unisce al già incredibile portfolio.
Ve lo diciamo subito: René Rother, singolo sviluppatore dietro questo progetto dalla enigmatica e grezza presentazione, è riuscito a dimostrare le sue abilità e intriganti visioni. Con il suo stile stravagante, questo puzzle shooter irrompe su Steam e si rivela un successo. Vi spieghiamo i motivi nella recensione di Children of the Sun.
Children of the Sun: puzzle fatali per mano di un proiettile
È il sibilo assordante del proiettile il fulcro di Children of the Sun, un puzzle shooter che ci fa vestire i panni di una ragazza anonima, cacciatrice nell’ombra assetata di vendetta, figlia in una famiglia rovinata dal Culto del Sole. Il gioco è una vera e propria caccia all’uomo e distruzione di una setta, un viaggio mortale nell’oscurità. Ogni sinistra congregazione di membri di questo ordine è l’occasione perfetta per determinare la sua fine, eliminando ogni fedele fino a giungere al leader. Tutto ciò che basta è una pallottola, da controllare unendo i puntini delle teste altrui.
Cruento, oscuro e magico per certi aspetti, il gioco si fa sentire nella sua narrazione muta, accompagnata solo da toni assordanti e a volte cozzanti tra loro. Suoni improvvisi accompagnati da altrettante istantanee, sufficienti a costruire un immaginario enigmatico e imperfetto. Le scene rimangono impresse all’occhio e potrebbero persino ipnotizzare nella loro follia. Peccato però per lo scarso approfondimento di questa storia, che ci chiede di regolare i conti senza tuttavia espandere un contesto intrigante, cupo e magnetico.
Il vero focus resta quindi il gameplay, la sequenza di rompicapi sparata nella nostra mente un livello dopo l’altro. Ma non si tratta solamente di una serie di rebus sanguinosi: è uno spettacolo che crea una sete di gloria nel piccolo ma stuzzicante aspetto competitivo di Children of the Sun, una classifica globale dei migliori killer, nemici nell’ombra del Culto del Sole.
Il gameplay: non troppo complesso…
Se la trama risulta quindi sottotono, nonostante l’indiscutibile charme della sua presentazione, l’esperienza ludica è fantastica. La speciale abilità della nostra, cara amica vendicativa consiste nel controllare la traiettoria dei proiettili dopo avere colpito ogni membro del culto. Con un solo colpo si possono eliminare otto bersagli, scegliendo anche per i percorsi più disparati.
Inizialmente si può spostare la ragazza in un’area molto limitata, scegliendo il punto da cui sondare il terreno, marcare i bersagli e pianificare così la propria strategia. Scelta la prima vittima, iniziano le danze. Una corsa contro il tempo, che controlliamo mediante il proiettile appena uscito dalla canna del fucile. Mentre lo si segue si può anche pensare alla vittima successiva osservando i paraggi, accelerare il tempo, guidare la danza stessa.
Dopo qualche scenario introduttivo si sbloccano altri trucchetti, tra cui la possibilità di cambiare totalmente la direzione del proiettile o aumentare la sua velocità per sfondare le corazze più dure. Difatti, ci sono poche versioni di cultisti: i semplici fedeli, quelli dotati di scudi antisommossa e pseudo-maghi capaci di generare un campo di forza anti-proiettile.
A variare molto sono gli scenari, resi complessi da luoghi apparentemente impossibili da raggiungere, sgherri nascosti, treni in movimento e altro ancora. Il design dei livelli è ben pensato e richiede l’applicazione di una strategia pressoché perfetta, specie se si intende raggiungere il punteggio massimo.
…ma anche sadico e competitivo
L’inserimento di una classifica globale per giudicare le performance degli assassini migliori di Children of the Sun è stato l’asso nella manica di René Rother. Per garantire maggiore rigiocabilità, in un gioco che può durare dalle 6 alle 8 ore se vissuto con un approccio trial and error fino alla prima conclusione di ogni livello, lo sviluppatore ha puntato sulla competitività.
Una volta capite le basi del gameplay si guarderà ai punteggi singoli delle proprie gesta. Un headshot dà ovviamente più punti di un colpo al petto. L’esplosione di un’automobile dà punti bonus, idem un’uccisione multipla. Più tempo si impiega e più cambi di traiettoria servono al fine di terminare la strage, più punti si perdono. Non mancano infine obiettivi secondari, piccoli enigmi da risolvere dentro il rompicapo. In altre parole, trionfa chi è più attento e sadico.
Bisogna essere dinamici e sforzarsi a ideare la strategia perfetta. Per fortuna questo ciclo non è ripetitivo, anzi. La sua lunghezza non esagerata permette di dedicare in seguito tempo allo studio della sequenza ideale per il punteggio massimo, garantendo potenzialmente il doppio delle ore – e del divertimento – di base offerte da Children of the Sun. Definirlo “una droga” è eccessivo poiché a un certo punto non ha più nulla da offrire. Eppure, resta stimolante nella sua schiettezza.
Un’autentica, ruvida gemma da premiare
L’estetica per certi aspetti analog horror è comunque il primo punto di forza di Children of the Sun, che stecchisce il giocatore nel suo carattere crudo e psichedelico. L’ispirazione alla pletora di titoli orrorifici dai poligoni marcati presenti su Itch.io è evidente. Del resto, lo stesso sviluppatore tedesco si è affidato a tale piattaforma per diffondere i suoi primi progetti. La macabra e coraggiosa visione di Rother è notevole. Un fever dream in tutto e per tutto, una follia audiovisiva che, nei suoi piccoli particolari, si dimostra perfetto nella sua imperfezione.
Dotati di un computer con AMD Ryzen 5 5600X, NVIDIA GeForce RTX 3070, SSD NVMe e 16 GB di RAM non abbiamo notato alcun intoppo. Leggero e tecnicamente ottimo, si è dimostrato perfettamente giocabile anche su Steam Deck mantenendosi tra i 45 e i 60 FPS. L’ideale rimane l’uso di tastiera e mouse, specialmente se si è a caccia del miglior punteggio possibile. Ciononostante, i trackpad della console Valve si sono rivelati piacevoli e pratici.
VERSIONE TESTATA: PC
La recensione in breve
Children of the Sun è una delle numerose perle firmate Devolver Digital. Sadico, oscuro e complesso al punto giusto, è approcciabile da tutti e non smette di attrarre un attimo. Nonostante il comparto narrativo non sia eccezionale, l’estetica tiene il giocatore incollato allo schermo e i puzzle letali sono meravigliosi da portare a termine cercando il punteggio più alto possibile. Inseguire la morte – o meglio, essere i suoi autisti personali – con un singolo proiettile non è mai stato così stimolante.
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Voto Game-eXperience