All’insegna del “Chi si ferma è perduto” inauguriamo il nostro ritorno sui campi di battaglia in compagnia di Call of Duty: Black Ops 6. La sessione di closed beta che, come di consueto, anticipa di una settimana quella open, ci ha permesso di toccare con mano quelle che sono le novità di rilievo, alcune delle quali urlate a gran voce dalla community. Tra queste troviamo l’introduzione dell’Omnimovement, ossia la capacità di muoversi con più agilità in ogni situazione, dalla semplice transizione da scatto a fuoco sino alle manovre evasive et similia. Il “netto” della nostra esperienza non si è fermato solo a questo, grazie ad alcune migliorie che hanno influenzato il gameplay a vario titolo. Vi lasciamo, dunque, al resoconto della nostra prova in anteprima della closed beta Call of Duty: Black Ops 6, dedicata alla modalità multigiocatore.
Il gameplay: Chi si ferma è perduto
Quanto tempo è passato dall’uscita di Call of Duty: Modern Warfare 3? Scarso un annetto, visto che il gioco arrivò sugli scaffali nel novembre scorso, apportando delle migliorie che ruotavano attorno alla costruzione dell’arma e alla possibilità di offrire un numero di varianti tale da creare una sorta di “ricambio” nella rotazione dell’arsenale. Questo voleva la community, o almeno una parte di essa. Vi era un’altra, sempre bella attiva, che chiedeva a gran voce agli sviluppatori una bella scossa alle dinamiche di movimento, secondo loro troppo statiche (e quindi superate rispetto agli attuali ritmi di gioco).
Ebbene, quella parte attiva dei giocatori è finalmente stata ascoltata. La rivoluzione del movimento inizia da Call of Duty: Black Ops 6. Gli storici sviluppatori l’hanno ribatezzata come Omnimovement (Movimento Assoluto, in italiano). Per nostra fortuna, nel corso di questa sessione di closed beta abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano questa nuova e promettente feature. Prima, però, di scendere sul campo (ed evitare delle figuracce), siamo ritornati su banchi di scuola grazie ad un tutorial in stile training-on-the-job.
Non ci è voluto molto a capire in che direzione, gli sviluppatori, hanno direzionato il gameplay. Tutto ruota attorno al fatto che siamo obbligati a non stare mai fermi. Le combo – inteso come concatenazione di più movimenti – aiutano ad abbattere sensibilmente il TTK (Time To Kill). E paradossalmente (e mica tanto), più queste si presentano complesse e spettacolari e più la nostra arma diventa dannatamente micidiale.
Tra le nuove mosse inserite in Call of Duty: Black Ops 6 troviamo il tuffo con avvitamento a 180 gradi, la rotazione a 360 gradi (da sdraiati) e lo scatto tattico laterale e arretrato (il tutto di continuo e senza la necessità di rinnovare l’attivazione). Attenzione, non tutto è oro quello che luccica. Questo sistema avanzato di combo scricchiola in alcune sequenze dove l’input lag sembra più alto del previsto, come nel caso del puntamento con il mirino a seguito di una scivolata che termina con un salto (un vero e proprio must quando si gioca in competitivo). Nulla che gli sviluppatori non possano sistemare prima dell’uscita, ad oggi fissata per il prossimo 25 ottobre.
Le mappe e le modalità di gioco
Nel corso di questo primo weekend di beta gli sviluppatori hanno mostrato solo 4 delle 16 mappe presenti nella versione finale di Call of Duty: Black Ops 6, ossia Skyline, Rewind, Scud e Derelict. Profondamente diverse tra loro sotto il profilo estetico, dannatamente simili quanto a dimensioni. Il comune denominatore e quello di circoscrivere il livello di sfida a degli spazi “obbligati”, obbligando i giocatori a muoversi in continuazione. In questo gioco di parole si cela la formula magica di questa nuova edizione che, seppur ancora in uno stato di pre-lancio, si è già presentata in forma smagliante.
Sotto il profilo del level design, le 4 mappe viste non offrono molti spazi per “camperare”, anche se Derelict presenta numerosi angoli morti dove poter diventare un tutt’uno con la natura (non vi diciamo dove, ma un aiutino ve lo abbiamo dato). Rewind sposta il combattimento da un deposito ferroviario abbandonato ad un simil piccolo centro commerciale, suddividendo la mappa di gioco in una zona di scontri a fuoco ed un’altra di aggiramento (utile per prendere i nemici da dietro e stringerli in una morsa). Scud ci fa piombare in piena Guerra del Golfo, in una zona desertica con molte aree aperte e due soli edifici chiusi. La più intensa, a nostro avviso, delle 4 presentate in questa sessione. Da uno scenario di guerra ad uno che trasuda ricchezza. Skyline è una vera e propria battaglia “psicologica”, con corridoi e stanze che nascondono la morte dietro ogni angolo. Consiglio spassionato: scivolate come se non ci fosse un domani, giusto per sorridere di fronte alla morte (e rubare una menzione finale come miglior giocata).
Tra le modalità presentate troviamo Deathmatch a squadre, Dominio, Postazione ed Esecuzione (una specie di Uccisione Confermata). Non che occorrano ulteriori parole per spiegare le regole di questa modalità, le cui dinamiche vengono esponenzialmente amplificate dalle contenute dimensioni della mappa. La nostra preferita resta sempre Deathmatch a squadre per via del selvaggio rush per collezionare quante più kill possibili. Esecuzione ha solleticato il nostro interesse, con un mix di tatticismo e malsana voglia di piombare sull’obiettivo.
Un’armeria semplice ma efficace
Diciamo addio al buon vecchio Gunsmith, quello che ci faceva diventare pazzi con le combinazioni dei castelli tra più tipologie di armi. Il tutto è stato reso oggettivamente ben più semplice di come è stato finora. Le armi, infatti, vanno sbloccate di sana pianta. Procedendo con il classico avanzamento dei livelli, si ha la possibilità di accedere ad un arsenale che diventa progressivamente sempre più consistente, sia in termini numerici che di potenza di fuoco. L’avanzamento in argomento consente, altresì, di sbloccare nuovi componenti dell’arma (in perfetta linea con il passato), che diventano dei bonus/malus direttamente connessi alle meccaniche di gioco. La logica è sempre la stessa: chi gioca tanto a COD viene sempre premiato (ed è sempre più forte). Non entriamo nel merito del season pass in questa sede, che giungerà, con tutta la sua potenza, in occasione del lancio del gioco.
Parlando, invece, più in generale della personalizzazione dell’equipaggiamento, la verà novità di questo COD: Black Ops 6 è da individuarsi nelle Specializzazioni. La svolta ruolistica, vista nelle edizioni passate, prosegue “a bomba”, anche in questa edizione. Le 3 specialità, infatti, rientrano in 3 categorie ben individuate, ovvero Esecutore, Ricognitore e Stratega. In ogni specialità vi sono dei vantaggi che rientrano nelle predette categorie e non siamo obbligati a percorrere la strada del monocategoria. Queste possono anche essere mescolate tra loro per andare incontro alle personali esigenze in termini di gioco e di team. Se la decisione ricade, invece, sulle 3 specialità della medesima categoria si sblocca un bonus “fedeltà”, che regala un vantaggio unico e in linea con le predette spec.
In aggiunta a questi, vi sono le wildcard ossia dei bonus speciali che trascendono le regole imposte dalle categorie combattive ed agiscono direttamente su armi, accessori e specialità extra. Una di queste, giusto per farvi un esempio, è Risposta Eccessiva, quel perk che vi consentiva di equipaggiare due armi d’assalto (e quindi sovvertire la regola dell’arma d’assalto e la pistola). Non la possiamo considerare una vera e propria novità, visto e considerato che nelle passate edizioni queste Wildcard erano considerati come i bonus di specialità. Ultimo, ma non per questo meno importante, è la famosa arma da mischia, il cui potenziale resta inespresso nei momenti iniziali (sobbarcato dalla presenza delle armi titolari). Una volta scoperta la sua esistenza non ne potrete fare più a meno.