È difficile criticare un gioco per aver tentato di dare del suo meglio in un ambito già ampiamente esplorato come quello dei giochi d’avventura in 3D vecchio stile. Broken Pieces è un gioco thriller che prende una buona quantità di spunti da titoli più vecchi, prima vera impresa dello sviluppatore francese Elseware Experience, al momento disponibile per PC e prossimamente per le console Xbox e PlayStation. Curiosi di sapere com’è andata? Seguiteci in questa recensione!
Broken Pieces: un thriller dai molti enigmi…
Broken Pieces ci mette nei panni di Elise, una donna trasferitasi nella cittadina francese di Saint-Exil con il neomarito Pierre, desiderosa di lasciarsi alle spalle le grandi città francesi per godersi la tranquillità dell’area costiera. Strani avvenimenti irrompono però nella quiete: da un giorno all’altro Elise si ritrova sola, unica sopravvissuta nella cittadina. Pierre e gli altri sono scomparsi nel nulla, mentre strani fenomeni atmosferici iniziano a verificarsi regolarmente – complici le forze misteriose che muovono una setta nei vicoli della cittadina. E’ quindi compito di Elise cercare di ritrovare i suoi concittadini ed il marito, affrontando qualsiasi minaccia con giusto una pistola e molti, molti enigmi da risolvere.
Un gameplay dal retrogusto old school
Broken Pieces è un’avventura 3D “ammodernata” che trae ispirazione da giochi classici come Resident Evil e Silent Hill, con controlli tank, una telecamera fissa a cui è stata implementata una ulteriore telecamera secondaria ed una visuale in prima persona per poter gestire meglio gli enigmi. La città in cui è ambientato, la francese Saint-Exile, è piuttosto grande e interconnessa, visitabile aprendo le aree poco a poco ed usando la casa di Elise come HUB centrale da cui partire ogni volta per l’esplorazione. La narrativa del gioco è raccontata principalmente attraverso cassette audio recuperabili in gioco, ascoltabili mentre si cammina per la città. Di per sè quest’idea già applicata da altri prodotti non sarebbe malvagia, se venisse implementata ad altri elementi. Purtroppo questo non avviene e la narrazione soffre di chiarezza – ci si ritrova improvvisamente catapultati in un ambiente estraneo, quasi senza indicazioni e con nessun’altro personaggio con cui interagire.
Elise inoltre non può correre, solo camminare velocemente, e la quantità di strada da fare per risolvere molti degli enigmi del gioco è elevata: si passa troppo tempo a guardare la protagonista fare jogging sperando di arrivare a destinazione, portando avanti ed indietro pezzi di puzzle dal deposito. Anche questo non sarebbe un problema di per sè, se non fosse che Broken Pieces ha un sistema di calcolo del tempo in gioco molto particolare: Elise ha in dotazione un orologio che le indica ore e minuti. Viaggiare verso le varie destinazioni consuma una determinata quantità di tempo, generalmente due ore, dopodichè cala la sera. Dalle 20:00 e per tutta la notte, gli incontri coi nemici diventano più frequenti: bisogna quindi gestire accuratamente il tempo, tornando a casa di Elise per dormire. Questo sistema in più occasioni interrompe qualsiasi forma di progresso o ritmo, costringendo il giocatore ad arrancare verso l’HUB di gioco per poi tornare a qualsiasi cosa stesse facendo con un distacco enorme.
Ci sono scorciatoie sparse per il villaggio che vengono in soccorso quando si cerca di spostarsi velocemente, ma usarne una richiede comunque almeno un’ora – il chè risulta irrilevante in situazioni normali, ma enormemente snervante quando non si ha la sicurezza sul dove andare e cosa fare di preciso. Il problema viene fortunatamente tamponato dalla presenza di una check-list con i vari obiettivi e di un diario che si aggiornano automaticamente in base alle informazioni raccolte, appuntando combinazioni, nomi importanti, fenomeni rilevanti e tutto ciò che generalmente ci serve di tenere a mente.
Tra le cose positive c’è invece la possibilità di osservare gli enigmi con la visuale in prima persona: utilissima per trovare indizi indispensabili, concorre a creare dei puzzle molto creativi che vanno usati col particolare potere di Elise, che le permette di passare quando vuole da un’ambientazione estiva ad una invernale. Quest’ultima è una meccanica piuttosto unica che cambia effettivamente il modo in cui la protagonista si muove attraverso un’area specifica – ad esempio le porte vengono bloccate da cumuli di neve, ma gli specchi d’acqua risultano congelati o drenati, e viceversa nel clima estivo.
Il combattimento è probabilmente la cosa peggiore di Broken Pieces. Di tanto in tanto, Elise viene bloccata in un’area, costretta ad affrontare due o tre nemici. C’è un solo tipo di avversario “fantasma” da fronteggiare ed Elise ha in dotazione una pistola con infiniti proiettili ed i materiali vengono automaticamente convertiti in munizioni sempre migliori. Nessun problema fino a qui: semplicemente vanno evitati e si spara finché non muoiono. Si possono schivare i loro colpi con uno scatto, ma purtroppo Elise è lenta. Manca spesso i bersagli che le stanno di fronte a causa di una mira automatica non proprio precisa. All’infuori di questa problematica che genera una certa frustrazione, il combattimento è semplicissimo: quando il braccio di un nemico diventa rosso, bisogna schivare di lato. Quando è giallo, si schiva all’indietro, nel frattempo continuando a sparare. Questo è letteralmente tutto ciò che c’è da fare.
Quando il personaggio viene ferito, può guarire sedendosi su una panchina: la quantità industriale di zone per riposare sparse per i livelli non ci farà mai temere di restare senza cure, ma ad ogni uso bisogna tener conto che questa attività consuma due ore intere nel totale della giornata. Inoltre alcuni obiettivi possono essere completati solo andando a casa la sera, e spesso i nastri per dormire e progredire con la storia possono essere acquisiti solo controllando il registratore accanto al letto di Elise al mattino. Ci sono anche alcune missioni secondarie, che includono un piccolo mini-gioco arcade, alcune sfere che ci trasporteranno in uno strano mondo onirico ed enigmi che premiano il giocatore con dei gettoni specifici spendibili in un museo.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Broken Pieces rappresenta un’evoluzione per l’azienda sviluppatrice, che in passato si è concentrata su software educativi in realtà virtuale, come Artefacts VR, una mostra digitale esposta al Museo di Storia Naturale di Berlino. Broken Pieces utilizza l’Unreal Engine 4 e alterna fondali ben realizzati e ricchi di particolari a modelli meno elaborati e attenti ai dettagli. Le animazioni non sono particolarmente convincenti e risultano un po’ rigide. L’illuminazione è invece molto curata: i raggi di luce ed i riflessi, uniti alla palette cromatica color pastello, accrescono con efficacia il senso di inquietudine che permea la misteriosa Saint-Exile.
Stesso fa l’ottimo comparto sonoro che accresce la tensione attraverso rumori e silenzi ben piazzati, come il sottile infrangersi delle onde del mare sulla spiaggia o il suono dei gabbiani in lontananza. Anche dal punto di vista tecnico non ci sono stati particolari problemi, il framerate si è mantenuto buono per tutto il tempo e non si sono visti particolari bug visivi. In sostanza, il design dei livelli offre un credibile senso del luogo, offrendo una piccola vacanza sulla costa francese. Broken Pieces è completamente doppiato e sottotitolato in italiano e la sua durata si aggira attorno alle sette ore.
La recensione in breve
Se consideriamo che è stato sviluppato da una squadra molto piccola che ha sempre lavorato su VR, Broken Pieces è tutto sommato un buon gioco con un'atmosfera ben riuscita, molto simile per certi aspetti (telecamera e controlli tank) ai vecchi Resident Evil. Gli enigmi risultano lunghi e impegnativi - non troppo - ed il combattimento vagamente frustrante comunque non rovina clamorosamente l'esperienza. Non è un gioco che farà impazzire tutti, ma sicuramente vi offrirà qualche ora di intrattenimento se siete amanti della vecchia scuola.
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Voto Game-Experience