Il panorama dei looter shooter torna a vibrare con Borderlands 4, quarto capitolo della celebre saga ideata da Gearbox, con un’esperienza che non lascia spazio alla neutralità. Dopo anni di attesa (e senza dimenticare le divisive reazioni suscitate dal precedente capitolo) questo nuovo episodio punta tutto su quello che la serie sa fare meglio: sparatorie adrenalitiche, follia a KM 0 e un oceano di “roba” da raccogliere. Il gioco è caratterizzato da uno squilibrio di base, che vede eccellenze e criticità influire sull’esperienza generale. Da un lato troviamo meccaniche di combattimento interessanti e un gameplay che raggiunge vette di eccellenza mai toccate prima dalla serie. Dall’altro emerge una narrazione che fatica a tenere il passo e alcuni problemi tecnici discutibili.
Il quadro che emerge è quello di un titolo tecnicamente solido ma narrativamente traballante, capace di regalare momenti di puro divertimento ma anche di frustrazione. La promessa è quella di un’avventura che spinge al massimo la formula Borderlands, con un sistema di loot più profondo e meccaniche di combattimento che promettono di tenere incollati allo schermo per centinaia di ore. Ma la realtà presenta alcune crepe che potrebbero scoraggiare i giocatori meno pazienti.
Un racconto che perde la bussola
Il comparto narrativo di Borderlands 4 rappresenta probabilmente l’aspetto più controverso dell’intera produzione. Dopo il successo di Borderlands 2 e le critiche mosse al terzo capitolo, le aspettative erano altissime per un ritorno alle origini della scrittura irriverente e coinvolgente che aveva reso celebre la serie. Ambientato anni dopo gli eventi del capitolo precedente, il gioco ci trasporta su un nuovo pianeta chiamato Kairos dove una misteriosa organizzazione ha preso il controllo delle risorse più preziose. I giocatori vestono i panni di quattro nuovi Cacciacripta chiamati a liberare il mondo da questa minaccia crescente. La premessa è solida e promette sviluppi interessanti, ma l’esecuzione lascia molto a desiderare.
Il problema principale risiede nel pacing narrativo che risulta incredibilmente irregolare. La storia parte con grande slancio, presentando antagonisti carismatici e situazioni intricate, ma si perde rapidamente in sottotrame confuse e dialoghi che tentano di essere divertenti ma cadono spesso nel banale. L’umorismo caratteristico della serie è palpabile, ma appare forzato e privo di quella spontaneità che aveva reso memorabili personaggi come Handsome Jack, giusto per intenderci.
I nuovi protagonisti mostrano personalità distinte ma mancano di quella profondità che ci aspetteremmo da personaggi destinati ad ereditare un franchise così importante (salvando solo l’inossidabile Claptrap). Ognuno dei quattro Cacciacripta possiede un background interessante (sulla carta), anche se non viene esplorato a dovere. Il villain principale del gioco – il Cronocustode – si presenta con tutte le credenziali per diventare memorabile ma anche lui viene sviluppato in modo superficiale. Le sue motivazioni rimangono vaghe per gran parte dell’avventura e quando finalmente vengono rivelate risultano un po’ scontate. Volendo procedere per paragoni, manca quella complessità psicologica che aveva reso Handsome Jack un antagonista efficace, odiato e amato dai fan della serie. Le missioni secondarie rappresentano una nota positiva nel panorama narrativo generale. Molte di esse riescono a catturare quello spirito bizzarro e imprevedibile che ha sempre caratterizzato l’universo di Borderlands. Troviamo situazioni assurde e personaggi eccentrici che regalano momenti di autentico divertimento, dimostrando che quando Gearbox decide di osare le idee non mancano mai.
Il worldbuilding del pianeta Kairos risulta convincente e ricco di dettagli interessanti. Gli sviluppatori hanno creato un mondo vivo e credibile con diverse zone climatiche e culturali che offrono varietà visiva e narrativa. Peccato che questo universo così curato non venga sfruttato a dovere dalla trama principale che sembra avere troppa fretta di arrivare alla conclusione, senza prendersi il tempo necessario per esplorare le potenzialità del mondo di gioco.
Il gameplay, l’anima pulsante di Borderlands 4
Se il comparto narrativo non ci ha convinto del tutto, il gameplay di Borderlands 4 rappresenta senza dubbio il vero punto di forza dell’intera produzione. Il sistema di combattimento è stato completamente rivisto rispetto al capitolo precedente, con meccaniche più fluide e responsive che trasformano ogni scontro in un festival di esplosioni e proiettili. Le armi hanno un feeling incredibilmente soddisfacente e ogni colpo sembra avere il giusto peso e impatto. I fucili a pompa spaccano letteralmente in due i nemici (nel senso letterale del termine), i fucili di precisione perforano con stile chirurgico e le armi automatiche creano tempeste di piombo che spazzano via orde di avversari.
Il loot system rappresenta l’evoluzione naturale di quello che abbiamo imparato ad amare nei capitoli precedenti. Le armi leggendarie non sono più semplici upgrade statistici ma possiedono effetti unici che cambiano radicalmente l’approccio al combattimento. Una pistola può sparare proiettili che si moltiplicano a contatto con i nemici, mentre un fucile da caccia può creare mini buchi neri che risucchiano tutto quello che si trova nei paraggi.
La varietà nelle armi disponibili è impressionante e ogni sessione di gioco riserva sempre qualche sorpresa in termini di equipaggiamento. Il sistema di rarità è stato raffinato introducendo nuove categorie di armi che si posizionano tra il leggendario e il comune, offrendo una progressione più graduale e soddisfacente.
Le abilità di classe dei quattro Cacciacripta rappresentano il cuore dell’esperienza di gioco. Ogni classe offre tre alberi delle abilità completamente diversi che permettono build estremamente variegate. È possibile specializzarsi in un ruolo specifico o creare ibridi che combinano elementi di supporto, danno e sopravvivenza. La profondità del sistema di personalizzazione è notevole e incoraggia la sperimentazione continua.
Il level design delle mappe si presenta vario e ben strutturato. Ogni zona offre un mix equilibrato tra combattimenti a distanza e scontri ravvicinati, con elementi ambientali che possono essere sfruttati tatticamente. Le arene di combattimento sono progettate per favorire movimento e creatività, con piattaforme multiple e nascondigli che permettono approcci diversificati. Le boss fight rappresentano alcuni dei momenti più spettacolari dell’intera esperienza. Ogni scontro principale richiede strategie specifiche e padronanza delle meccaniche di gioco. Non si tratta semplicemente di fare danni ma di comprendere i pattern dei nemici e sfruttare l’ambiente a proprio vantaggio. Il sistema di crafting è stato semplificato rispetto al capitolo precedente ma risulta più immediato e utile. È possibile modificare le armi esistenti aggiungendo accessori che ne cambiano il comportamento o potenziare quelle preferite per mantenerle competitive anche ai livelli più alti.
La modalità cooperativa brilla particolarmente in questo capitolo. Giocare in squadra amplifica ogni aspetto positivo del gameplay creando momenti di puro caos controllato dove le abilità di ogni classe si combinano in modi spettacolari. Le sinergie tra i diversi Cacciacripta sono ben progettate e incoraggiano la collaborazione strategica. Il sistema di sfide e obiettivi opzionali offre motivazioni aggiuntive per continuare a giocare anche dopo aver completato la campagna principale. Ogni zona nasconde segreti da scoprire e sfide da superare che ricompensano con equipaggiamento esclusivo e punti esperienza bonus.
Arte, Grafica e Audio: Un Mondo che Pulsa di Vita
Dal punto di vista artistico Borderlands 4 rappresenta l’apice tecnico della serie mantenendo il caratteristico stile cell shading che ha reso iconico il franchise. La direzione artistica conferma la maturità raggiunta dal team di sviluppo nella creazione di mondi visivamente distintivi e memorabili. Il pianeta Kairos si presenta come un caleidoscopio di ambienti diversificati che spaziano dalle metropoli futuristiche alle lande desolate post-apocalittiche. Ogni zona possiede una propria identità visiva forte, con palette cromatiche studiate che comunicano immediatamente l’atmosfera del luogo.
La modellazione dei personaggi ha raggiunto livelli di dettaglio impressionanti, mantenendo il design esagerato e caricaturale che caratterizza l’universo Borderlands. Le animazioni facciali sono espressive e convincenti, capaci di trasmettere emozioni anche attraverso il filtro stilizzato dell’estetica cartoon-realistica della serie. Gli effetti particellari durante i combattimenti creano uno spettacolo visivo mozzafiato. Ogni esplosione genera cascate di detriti e scintille mentre i proiettili tracciano scie luminose attraverso gli ambienti. Le abilità speciali dei Cacciacripta si accompagnano a effetti pirotecnici che rendono ogni scontro un festival per gli occhi senza mai compromettere la leggibilità dell’azione.
Il design delle armi merita una menzione particolare per la varietà e creatività mostrate. Ogni categoria presenta modelli distintivi che riflettono la personalità del produttore immaginario, dai fucili industriali massicci alle pistole eleganti e futuristiche. Le armi leggendarie possiedono design unici che le rendono immediatamente riconoscibili anche a distanza. Tuttavia il comparto tecnico presenta alcune criticità, con dei cali di framerate durante i combattimenti più intensi che possono risultare fastidiosi.
Ogni arma ha un suono caratteristico che ne comunica immediatamente potenza e tipologia. Il ringhio grave di un fucile a pompa, il sibilo acuto di un fucile di precisione e il martellamento frenetico delle mitragliatrici creano una sinfonia della distruzione incredibilmente convincente. Il doppiaggio in inglese presenta interpretazioni di qualità elevata che riescono a dare personalità ai personaggi nonostante i limiti della sceneggiatura.
L’audio spaziale è implementato con cura permettendo di localizzare nemici e alleati attraverso il suono. Durante i combattimenti in cooperativa è possibile distinguere le diverse armi utilizzate dai compagni di squadra semplicemente ascoltando, un dettaglio che dimostra l’attenzione riposta in questo aspetto della produzione. Gli ambienti sonori contribuiscono significativamente all’immersione con rumori di fondo che danno vita ai diversi ecosistemi di Kairos. Il vento che soffia tra le rovine, i macchinari industriali che ronzano nelle fabbriche abbandonate e i versi delle creature aliene che popolano le zone selvagge creano un ecosistema sonoro ricco e stratificato.
L’evoluzione della serie, tra progressi e passi Indietro
Analizzando Borderlands 4 nel contesto dell’evoluzione della serie emergono riflessioni interessanti su come il franchise sia cambiato nel corso degli anni e su quale direzione stia prendendo per il futuro. Il primo Borderlands del 2009 aveva rivoluzionato il panorama gaming, introducendo il concetto di looter shooter in un mondo aperto. La combinazione tra meccaniche RPG e sparatorie frenetiche aveva creato un genere completamente nuovo che molti hanno tentato di imitare senza mai raggiungere gli stessi risultati.
Borderlands 2 del 2012 aveva rappresentato il picco creativo della serie. Ogni aspetto del gioco originale era stato raffinato e migliorato: la storia più coinvolgente, i personaggi più carismatici, il gameplay più equilibrato e il loot system più profondo. Handsome Jack rimane tuttora uno dei villain più amati della storia dei videogiochi e la qualità generale della produzione aveva stabilito standard molto elevati per i capitoli successivi. Il Pre-Sequel del 2014 aveva, però, mostrato i primi segni di stanchezza creativa. Pur mantenendo la qualità tecnica del predecessore, il gioco sembrava più un’espansione che un vero sequel, con idee interessanti ma non rivoluzionarie. L’ambientazione lunare aveva portato novità nelle meccaniche di movimento ma la narrazione e i personaggi non avevano raggiunto le vette del capitolo precedente.
Borderlands 3 del 2019 aveva diviso profondamente la fanbase. Dal punto di vista tecnico rappresentava un salto generazionale notevole, con visual migliorati e meccaniche di gameplay raffinate. Tuttavia la storia era stata ampiamente criticata per la banalità della trama e l’irritante caratterizzazione degli antagonisti principali. Il gioco aveva dimostrato che la formula Borderlands poteva ancora funzionare ma necessitava di una direzione narrativa più ispirata.
Borderlands 4 si inserisce in questo percorso evolutivo come un tentativo di correzione delle criticità del capitolo precedente pur mantenendo i punti di forza tecnici raggiunti. Il risultato è un prodotto che eccelle negli aspetti ludici ma fatica ancora a ritrovare la magia narrativa dei primi capitoli.
Dal punto di vista del gameplay la progressione è evidente e positiva. Ogni meccanica è stata raffinata e bilanciata meglio rispetto ai predecessori. Il sistema di loot è più profondo, le abilità di classe più variegate e il combattimento più soddisfacente che mai. In questo senso Borderlands 4 rappresenta davvero l’apice tecnico della serie. Tuttavia permangono i problemi narrativi che avevano afflitto il terzo capitolo. La scrittura appare ancora incerta sulla direzione da prendere, oscillando tra il tentativo di ritornare alle origini e la voglia di innovare. Il risultato è una storia che non riesce a soddisfare né i nostalgici dei primi capitoli né chi cercava una evoluzione più marcata della formula.
L’aspetto più preoccupante riguarda la mancanza di vere innovazioni rivoluzionarie. Borderlands 4 si presenta come un perfezionamento della formula esistente piuttosto che come un passo avanti significativo. In un panorama gaming sempre più competitivo, dove generi come il battle royale e i live service dominano le classifiche, la serie rischia di apparire datata nonostante la qualità tecnica. La gestione del franchise da parte di Gearbox mostra segni di maturità ma anche di eccessiva prudenza. Gli sviluppatori sembrano terrorizzati dall’idea di stravolgere una formula di successo ma questa filosofia conservativa potrebbe limitare il potenziale di crescita della serie nel lungo termine.
Il supporto post-lancio promette di essere consistente con DLC e aggiornamenti gratuiti pianificati per i prossimi anni. Questo approccio riflette le tendenze moderne dell’industria dove i giochi continuano a evolversi molto tempo dopo il rilascio iniziale. Resta da vedere se Gearbox riuscirà a utilizzare questo tempo aggiuntivo per correggere le criticità emerse al lancio.
VERSIONE TESTATA: PS5
La recensione in breve
Gearbox non osa e l'esperienza ne risente. Lo storico sviluppatore adotta un approccio conservativo per questa quarta uscita del celebre franchise, con una conseguente (ed ennesima) battuta di arresto sul fronte narrativo e della caratterizzazione dei personaggi. Bene il gameplay e molto bene la dimensione artistica, celebrando un nuovo orizzonte di eccellenza.
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Voto Game-Experience