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Home»Articoli»Recensioni»Blue Prince, la recensione: un capolavoro non per tutti

Blue Prince, la recensione: un capolavoro non per tutti

La recensione di Blue Prince, puzzle roguelite senza precedenti che ha già scosso il 2025. È un serio candidato al GOTY?
Francesco SantinBy Francesco Santin22 Aprile 2025
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Illustrazione di un bambino che esplora una villa, immagine principale di Blue Prince
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I fulmini a ciel sereno nel mondo del gaming sono diventati insoliti nell’era dell’Internet. Tra leak, teaser e comunicazione incessante, l’urgenza di spingere titoli sui social per riscuotere successo sul mercato riguarda tutti. Qualche eccezione c’è, come hanno dimostrato Hi-Fi Rush e il suo shadowdrop e, più recentemente, Blue Prince. Nessun lancio improvviso per il titolo di debutto di Dogubomb, bensì una pubblicità data dalle prime recensioni della stampa.

Nessuna penna in Italia è giunta assieme ai portali esteri in una pioggia di 9 e 10. L’altissima media di Metacritic e i giudizi della critica hanno dato inizio a questo terremoto. Una forza magnetica che ha dunque attratto giocatori, creator e chi più ne ha, più ne metta. Un po’ come capitato con Vampire Survivors.

Questa volta, però, ci si trova davanti a un genere che non tutti sanno apprezzare. Un puzzle game roguelite? Come si combinano le rispettive dinamiche? Cos’ha Blue Prince che riesce a smuovere così tanto il mercato, tanto da debuttare come potenziale candidato al GOTY 2025? Cerchiamo di capirlo nella recensione di Blue Prince.

La storia di Blue Prince

Fotografia di una donna e lettera in primo piano, con una lente di ingrandimento che ingrandisce alcune parole

Anticipazione immediata: non c’è la lingua italiana e, anzi, l’inglese è effettivamente l’unica lingua con cui è possibile giocare a Blue Prince. Tra la narrazione e gli enigmi si creano giochi di parole utili sia alla comprensione della storia, sia ai rompicapi, rendendo pressoché impossibile il corretto adattamento in altri idiomi in quanto snaturerebbe l’intera opera.

Detto ciò, veniamo alla storia di Blue Prince. Tutto ha inizio dalla morte del barone Herbert S. Sinclair e dalla lettura del suo testamento. Esso determina la spartizione dell’eredità, consegnando la villa di Mount Holly nelle mani del giovane nipote Simon P. Jones. C’è solo una condizione specifica da rispettare: per ereditarla a tutti gli effetti dovrà raggiungere la misteriosa stanza 46, in un edificio noto per avere 45 stanze la cui presenza e posizione cambia ogni giorno.

Nella sua avventura, Simon non può portare oggetti esterni nella villa e viceversa, tantomeno dormire all’interno. Ogni giorno, il ragazzo deve uscire dall’edificio alla sera e rientrare al mattino successivo, ricomponendo la struttura passo dopo passo. Ogni giorno, Simon deve affrontare i segreti della famiglia e scoprire cosa si cela oltre la planimetria 5×9 di Mount Holly. Un cammino tortuoso che richiede tanta calma, pazienza e lucidità.

Una complessità raramente pareggiata

Disegno di una lente di ingrandimento con descrizione in inglese.

Nell’illustrare la narrazione è necessario fermarsi qui per evitare qualsiasi spoiler. Fidatevi di noi, però, quando vi diciamo che sotto questo aspetto Blue Prince potrebbe benissimo fare scuola nel genere. La scrittura è magistrale e, anche dopo 50 ore trascorse sul titolo, potreste avere scalfito solo la superficie. Ogni stanza ha un suo segreto, ma se collegata ad altre stanze permette di risolverne altri ancora, svelando ulteriori enigmi o soluzioni.

Mount Holly è una villa labirintica ricca di dettagli, oggetti e testi che indicano la retta via per capire cosa è successo all’intera famiglia di Simon. A determinare la sequenza di aiuti e rompicapi dovrebbe essere la struttura stessa ma, dato che a crearla è lo stesso giocatore, l’ordine di comprensione della storia e degli enigmi viene costruito sempre diversamente da ciascuno di noi.

Sono le interazioni tra Blue Prince e il giocatore a definire una complessità raramente pareggiata ed eccezionale, che impone l’uso di quaderno e penna o di documenti digitali e screenshot per tenere conto di ogni elemento che potrebbe servire nella risoluzione di un problema. Infine, il titolo si rivela unico anche se non ai livelli di capolavori come The Witness o Return of the Obra Dinn. La potenziale lunghezza stimata potrebbe tuttavia fungere da fattore d’allontanamento.

Il gameplay: un susseguirsi di dubbi e problemi

Schermata di Blue Prince con selezione di una tra tre stanze che compongono una villa

Il gameplay è totalmente incentrato sull’esplorazione della villa e delle aree circostanti, ovvero sulla selezione delle stanze di Mount Holly. Tra motivi, composizioni di queste ultime e codici visivi, il giocatore viene sbattuto in un flipper di indizi proposti senza nemmeno un tutorial esaustivo. Deve essere il giocatore stesso, attraverso un approccio trial and error iniziale, a capire come muoversi e che scelte effettuare per raggiungere prima la stanza 46, poi una miriade di altri obiettivi.

La gestione dell’elemento casuale crea un susseguirsi di dubbi e problemi. Ogni giorno ci si trova costretti a scegliere, in base all’ordine di apertura di porte e stanze, cosa farsene di certi indizi sulla base dell’RNG. È proprio così che il gioco prende slancio e sprona a completare una run dopo l’altra pur di risolvere certi enigmi e connettere tutti i pezzi narrativi.

Il metodo di presentazione delle varie meccaniche e degli enigmi resta sempre in qualche modo ordinato, sorprendentemente. Pur dipendendo dalla casualità e risultando diverso per ogni giocatore, riesce a dimostrare armonia e logicità. Un traguardo sensazionale per il piccolo team guidato da Tonda Ros, considerata la possenza del titolo.

Come Blue Prince bilancia enigmi e casualità

Disegno panoramico degli interni di una cappella, con altare e mosaici

Quando abbiamo detto che la lunghezza potrebbe portare all’allontanamento del giocatore, c’è un motivo. Il bilanciamento tra enigmi e casualità assume la forma di una curva gaussiana. Inizialmente la casualità si rivela la componente preponderante e che determina l’andamento dell’esperienza. Nella formula di gioco è certamente l’aspetto chiave nelle prime fasi, perfetto per introdurre chi non ama i puzzle game al genere.

Dopodiché, nella fase intermedia si fa sentire il sapiente bilanciamento con la quantità e difficoltà degli enigmi. La ricomposizione della storia viene trainata da questi ultimi e dalla scoperta di nuove stanze e di indizi ulteriori. La mole di informazioni aumenta a dismisura, in un crescendo che rende la natura puzzle-roguelite incredibilmente gustosa.

Da questo punto in poi, però, la casualità inizia a diventare un peso per il raggiungimento di certi obiettivi. Se da un lato stimola a giocare di più a Blue Prince guidando il giocatore alla scoperta di altri enigmi impensabili, dall’altro si trasforma in un componente molto problematico che può causare molta frustrazione prima di portare alla soddisfazione suprema.

Per queste ragioni, che si possono comprendere solo nel corso dell’esperienza, crediamo che gli aspetti roguelite siano un forte pro e un leggero contro del gioco. Senza di essi, enigmi e storia rischierebbero di essere troppo lineari e poco stimolanti. Nella loro forma finale, invece, possono essere visti come meccaniche che incrementano la complessità fuori misura.

Un eccesso meraviglioso

Corridoio maestoso con architettura classica e statue in Blue Prince

Soffermandosi sugli enigmi, dobbiamo ammettere che il team di Dogubomb si è decisamente lasciato andare. Blue Prince ha un numero spaventoso di dettagli che possono costituire indizi effettivi o ingannare il giocatore. Vanno però raccolti tutti al fine di comprenderne l’eventuale utilizzo e riuscire a individuare e collezionare tutti i pezzi del puzzle. Solo così si capisce come proseguire, evitando di finire in un vicolo cieco dopo l’altro.

In questo eccesso quantitativo viene mantenuto il suddetto bilanciamento, almeno fino alle fasi finali del gioco. In quegli attimi Blue Prince fa del suo meglio per scuotere il giocatore, confonderlo e rendere ogni run una preghiera, nella speranza che l’RNG per una volta sorrida, favorendo la giusta strutturazione della villa a seconda delle proprie esigenze di trama.

L’evidente dedizione di Dogubomb eleva Blue Prince nell’olimpo del genere. Ora dopo ora si assiste a una masterclass che, in un’era di gaming veloce, invita a essere lenti e a riflettere su qualsiasi oggetto presente nelle stanze e parola scritta tra mappe, lettere e note. Forse è anche un debutto eccessivamente grandioso per il mercato videoludico moderno, ma necessario.

La delicatezza estetica

Monitor verdi delle telecamere di sicurezza di Blue Prince

Come se non bastasse, il pacchetto ludico viene accompagnato da una dimensione estetica delicata e perfetta per il genere. Nessuna grafica pompata, solo una coerente proposta di stanze e indizi ben disegnati. Ciò garantisce anche una buona elasticità nelle performance. Blue Prince, difatti, funziona senza problemi su sistemi anche un po’ più datati e Steam Deck.

In portabilità forse il gioco diventa leggermente più tedioso per i movimenti, ma con schermo OLED è una vera gioia per gli occhi. Le performance dell’handheld di casa Valve potrebbero rivelare dei problemi più evidenti in rari casi dove i cali di frame sono presenti anche su PC. Tendenzialmente, però, resta un’opera facilmente godibile sia su computer, sia su console PlayStation 5 ed Xbox Series X|S.

Il comparto sonoro è altrettanto notevole. Le musiche accompagnano la scoperta di stanze, ambienti e determinate cutscene sempre in un modo tanto rivelatorio quanto coerente. C’è una certa brillantezza nel modo in cui i suoni seguono gli enigmi e le aree della villa. Analogamente, il doppiaggio è ottimo e rende la narrazione fluida, misteriosa e avvolgente. Ancora una volta, la mancanza dell’italiano bloccherà molti giocatori ma, a nostro avviso, ci sono molte ragioni valide – commerciali e non – dietro questa scelta.

La recensione in breve

9.3 Maestoso

Blue Prince è un capolavoro, è inutile girarci attorno, ma è anche un capolavoro per pochi. Combina meravigliosamente i puzzle con il cuore roguelite, illustrando una storia complessa da rivelare nella sua interezza. Il bilanciamento della casualità potrebbe non essere gradito a tutti, ma è l’unico (forse) difetto che si potrebbe individuare. Un videogioco così artisticamente, ludicamente e narrativamente piacevole e intrigante raramente si è visto. Chi vorrà scoprire ogni aspetto di Blue Prince avrà parecchio filo da torcere, ma ne resterà indubbiamente meravigliato.

  • Voto Game-Experience 9.3
  • User Ratings (1 Votes) 9.5
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